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Catanzaro alle Final Four: al fischio finale tutto l’amore di Floriano Noto per la sua città

Catanzaro Noto esultanza

Il Catanzaro batte il Monopoli per 1-0 nella gara di ritorno della seconda fase dei playoff e si qualifica alle final four per la Serie B. Alla squadra di Vivarini basta una rete di Tommaso Biasci al 28′ per avere la meglio sui pugliesi. Partita dai due volti quella del Ceravolo, con un’occasione da gol al 2′ minuto capitata sui piedi di Grandolfo che avrebbe potuto inevitabilmente cambiare le sorti del match. In uno stadio gremito e colorato da bandiere e vessilli giallorossi, il Catanzaro si esalta e sfata un altro tabù davanti ad un festante Floriano Noto. I calabresi infatti, da quando esiste questa modalità dei playoff, non erano mai andati oltre la seconda fase Nazionale. Un punto di partenza raggiunto, ma un grandissimo traguardo ancora da realizzare. Un sogno che come detto, manca a Catanzaro da ben 18 anni. Dalla stagione 2004/2005. Nonostante ciò il popolo giallorosso ha voluto incitare la squadra e oggi il Ceravolo ha visto infrangere il record stagionale di presenze.

Noto, Catanzaro

Noto abbraccia il suo Catanzaro

“Quello stemma sopra il cuore, rappresenta il primo amore”. Al triplice fischio, la curva e lo stadio intero si esaltano, cori, ovazioni, abbracci e urla di gioia di un popolo troppo spesso illuso, ma mai stanco di professare la propria fede. La stessa fede che nel 2018, spinse l’imprenditore Floriano Noto a rilevare la squadra della sua città, il Catanzaro. Un patron sicuramente più tifoso che presidente. Un bambino innamorato dei colori giallorossi che freme e impazzisce nei 90 minuti contro il Monopoli, prima di esplodere al fischio finale in una corsa tra le scalinate interne del Ceravolo per raggiungere il campo e abbracciare i suoi tifosi. Ma soprattutto, per togliersi di dosso i panni da dirigente numero 1 e indossare quelli da tifoso. Pazzo, innamorato pazzo. Abbracci ai suoi giocatori e cori finali sotto la curva, assieme a tutti i propri sostenitori. Braccia alzate al cielo e testa alla prossima, inseguendo un sogno chiamato Serie B. 

A cura di Francesco Marra Cutrupi