La pazienza. La più umile e nobile delle virtù. Da Catone passando per “I racconti di Canterbury” di Chaucer e le opere di Michelangelo fino allo Zibaldone di Leopardi. Un concetto che attraversa tutto lo scibile. Saper aspettare. L’arte di non perdersi d’animo quando i risultati attesi da una nuova esperienza non arrivano nell’immediato. Il pregio dell’autocontrollo. Del non arrendersi. La perseveranza nella coltivazione di sogni e ambizioni. Essere Jonathan Bumbu. Tutto ciò si riassume nel robusto mediano del Cesena. Capace di attendere il suo momento con la serenità di un sognatore. La consapevolezza di non essere solo. Fede e fiducia. L’inizio di un viaggio da un finale non prevedibile. Perché conta solo quello che c’è in mezzo.
“L’attesa è il futuro che si presenta a mani vuote“. Parole di Michelangelo. Ogni singolo individuo con la propria forza d’animo, il coraggio e la perseveranza può plasmare l’avvenire. Tempo e pazienza le variabili determinanti. Come l’artista nella scultura che attraverso la passione, la precisione e la dedizione porta a compimento l’opera così chiunque può coltivare un sogno. Elementi coniugati da Jonathan Bumbu, centrocampista del Cesena che con il gol contro l’Arezzo dimostra l’importanza del saper aspettare. Mai una parola fuori posto e nessuna intenzione di mollare. Guarda, ascolta, si allena, studia e insegue il suo posto. “Détermination, discipline et travaille”. Questi i principi. L’importanza della semplicità. Un ossimoro che racchiude la storia di un viaggio che si materializza giorno per giorno. In quell’Italia cercata, agognata, desiderata e oggi trovata. Un ciclo che si chiude. Da incognita ad alternativa di prim’ordine per lo scacchiere di Toscano. Al suo approdo sulle rive del Savio imperversano i dubbi e le domande. Riesce a integrarsi nell’organico bianconero sfruttando le sue doti principali: l’abnegazione e la capacità di fare gruppo. “Il club è buonissimo e ho visto il giusto feeling con i giocatori“- afferma in occasione della sua presentazione. L’ambiente perfetto per crescere a livello tecnico, tattico e umano. “Pas à pas”. Perché questo è il disegno che il destino ha in serbo per lui. Il “credo” di Bumbu.
Ruolo naturale? Mediano. Di quelli rocciosi, ostici per l’avversario. Il classico muro in mezzo al campo. Questo è il Bumbu delle giovanili del Lille. Lo stesso che prenderà parte alla squadra B nel Championnat National 2. Dove quel disegno inizia a prendere forma. Prima attraverso i suoi occhi. Con i quali può osservare da vicino giocatori che con il “sogno italiano” qualcosa avranno a che fare. Dalle prime parate fra i grandi di Maignan alle sgroppate e i dribbling secchi da fuoriclasse di Leao passando per gli strappi di Ikoné. Sì, perché Bumbu nasce a Mantes-la-Jolie, a metà strada tra Parigi e Rouen, da una famiglia originaria del Congo. Il legame con il pallone è come una scintilla. Naturale e inaspettata. Per le strade del quartiere. Semplicità e spensieratezza. Essere Bumbu. Nella prima esperienza in un club: il LOSC Lilla B, colleziona 22 presenze e 4 gol. Costanza e ostinazione nella ricerca del progresso convincono la società a portarlo al Lilla Primavera. Nel 2019, seppur dalla panchina, sente, per l’unica volta, quell’odore magico che mette i brividi dell’erba degli stadi della Ligue 1. Con la maglia dell’Amiens. Ma il mediano franco-africano sa aspettare. Quel disegno di cui parla lui stesso richiede il suo tempo.
L’importante è non perdersi d’animo. La brama di “plasmare” il futuro è la forza di Jonathan. Pazienza e tenacia gli attrezzi del mestiere. Frenare. Guardarsi indietro. Per accorgersi quando si corre troppo. Come quando decide di ritornare in una formazione Primavera. Quella del Boulogne dove esordisce nel Championnat National. La terza serie francese. L’attesa paga. Il sogno di Bumbu continua ad ampliarsi esperienza dopo esperienza. La prima lontano da casa. In un paese distante da lui, ma che si rivela un crocevia determinante. La Slovenia. É lì che il classe 1999 fa il suo ingresso nel calcio professionistico. La squadra è il Radomlje. Il campionato la Prva Liga; la nostra Serie A. Un torneo nel quale la struttura fisica spesso fa la differenza. 181 centimetri sostenuti da una muscolatura imponente e una forza nelle gambe inusuale come certificato di presentazione. Corsa? Lo scatto nel breve è quel quid pluris che lo rende il classico centrocampista box to box. Incontrista per natura, trequartista per necessità. 18 apparizioni e un bagaglio di crescita in continua espansione.
Colpo dopo colpo. Lenti, ma decisi. Così sta prendendo vita l’opera griffata Bumbu. Fiducia. In sè stessi come negli altri. Darsi dei valori. Dei principi solidi ai quali rivolgersi in qualsiasi istante. Nella gioia di un gol e nell’amarezza di un match in panchina o di un infortunio. Quel “credo” che diventa la sua guida. Quella fede che è martello e scalpello della sua scultura. Che oggi riporta come titolo: Cesena. L’estate 2022 è quella della grande occasione per realizzare il suo desiderio. Per conoscere e vivere quel paese che tanto lo attrae. “L’Italia già da giovane era un traguardo a cui stavo pensando“. Giocare in Italia non è solo l’ambizione del Bumbu ragazzino; è la soddisfazione del suo essere professionista. Per lui si aprono le porte della Lega Pro. La mentalità non cambia. “Per me è molto importante quando il mister mi chiama per giocare”. L’arte di aspettare. Per dare il massimo quando il destino estrae la tua carta: “Quando sono entrato volevo fare la differenza“- afferma post match in Toscana. Uomo di parola. Concreto e mai banale.
Non solo gol e tanta corsa nel manuale del centrocampista dei romagnoli. Anche tanta reattività difensiva. O come piace definirsi al ragazzo: un “recupera palloni“. Spiccata qualità nello spingere l’azione sfruttando la sua forza fisica e la sua rapidità. Anche con la palla al piede. Come insegna quel N’Golo Kanté che, da sempre, è fonte di ispirazione e ammirazione. Un obiettivo da raggiungere. Uno stimolo per crescere. Un incentivo a inseguire le sue ambizioni. Un inserimento in mezzo all’area o un tiro dal limite non fa la differenza. Per Bumbu un gol avrà sempre lo stesso valore. Quello del compimento del suo disegno. L’autore? Un segreto del calciatore. E per ringraziarlo, che sia per un pareggio, una vittoria o anche solo per aver solcato il campo, alzerà le braccia e lo sguardo al cielo recitando sempre la stessa parola: “Merci“. Semplicità, naturalezza e rigore. Questione di fede. La bussola del suo viaggio. Quella che lo porta nella Penisola con nuove speranze, emozioni e aspirazioni. Senza mai dimenticare l’importanza delle origini. Calcio e famiglia. “Ètre Bumbu”. La speranza di poter condividere la vita italiana con chi ha di più caro. “Ora sono con la mia fidanzata, poi mi raggiungeranno altri familiari”. Per adesso la sua nuova famiglia si chiama Cesena. Per la quale spera di essere sempre più determinante. Forse occorrerà temporeggiare, ma non sarà mai un peso. Perché in fondo: “La pazienza è la più eroica delle virtù”. Da Michelangelo a Leopardi fino al calcio di Bumbu: quando l’attesa non fa paura.
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