Crescita personale, legami speciali e responsabilità: Toscano e Cesena, emozioni in eredità
L’allenatore che ha riportato il Cesena in Serie B è pronto a ripartire da Catania.
Rimini, stadio ‘Romeo Neri’. È appena finito il derby di Lega Pro fra i padroni di casa e l’irrefrenabile Cesena di Domenico Toscano che qualche settimana più tardi toccherà con mano il suo obiettivo. Mai dichiarato fino all’ultimo, ma cercato, costruito e ottenuto con merito e netta superiorità rispetto a tutte le antagoniste del suo girone: la Serie B.
Nella curva a lei dedicata, c’è una numerosissima fetta di tifo bianconero. Il Cesena vince la sua ennesima partita di una stagione vicina alla perfezione. Parte la festa in quello spicchio di stadio. Invoca la squadra sotto di esso per tributarle i meritati onori. Cantano, saltano, sventolano sciarpe e bandiere. I giocatori cedono alle richieste, si tolgono maglie e pantaloncini e li lanciano al di là della balaustra che separa gli spalti dal campo. In apparenza nulla di strano dopo una bella vittoria in un derby.
Ad un tratto i cori per De Rose e compagni si fermano. Da quei seggiolini inizia ad alzarsi un’invocazione inedita. Un nome nuovo fra le note. “Mimmo Toscano salta con noi, Mimmo Toscano salta con noi!”. Due anni seduto sulla panchina bianconera; ventiquattro mesi sempre presente a Villa Silvia a pensare, studiare, ragionare, cercare idee per costruire qualcosa di importante. Che fosse vincente per gli uomini prima che per la squadra. La conferma di esserci riuscito racchiusa in un’istantanea. Orgoglio e incredulità che si mescolano; il brillare degli occhi, il tentativo strozzato di applaudire in segno di gratitudine. L’emozione di pochi istanti rievocano le tappe del viaggio.
Cesena osserva, aspetta, spera; sa riconoscere i meriti. Non più Toscano: solo ‘Mimmo’. “In due anni a Cesena quella è stata la prima volta che la gente ha invocato il mio nome” – confessa ai nostri microfoni qualche mese addietro l’allenatore calabrese. Un vortice di sensazioni. Complesse da descrivere per la loro gestazione. Un primo campionato griffato Toscano all’Orogel Stadium concluso al secondo posto, i playoff interrotti dalla lotteria dei calci di rigore contro il Lecco che poi festeggerà una promozione storica. A metà tra la delusione e lo stimolante pensiero del futuro.
Idee e obiettivi, è la Cesena di Toscano
Andarsene senza aver realizzato nulla, senza aver dato tutto quello che avrebbe potuto non è nelle corde di un professionista. Non fa parte del DNA di chi ama ciò che fa. Di chi vive nella costante ricerca del miglioramento. Toscano resta a Cesena; fra punti interrogativi e sogni di gloria di una città che vive di calcio. Che scandisce la settimana nell’attesa di “uscire di casa per andare allo stadio” perché “che bello è quando gioca il Cesena”. Quella maglia, i ragazzi che la indossano e il ‘Manuzzi’ sono parte dell’anima della città.
Un’estate per ragionare su quali tasti toccare. Il Cesena c’è, va solo capito, aggiustato e indirizzato. La decisione di ripartire da una base solida. Lo studio mirato della realtà che lo circonda e il coraggio di azzardare. Qualche volto nuovo che dia sicurezza; da Pisseri a Kargbo perché, in fondo, nessuno meglio dell’allenatore conosce la realtà. La sterminata fiducia nelle certezze; umane, prima che professionali Corazza e De Rose.
Tra campo ed emozioni Toscano riscopre sé stesso
Il Cesena che vincerà il girone B prende forma. Toscano nutre il desiderio di regalare alla città una squadra nella quale quei 10.000 e passa tifosi che ogni domenica siedono sugli spalti dello stadio possano immedesimarsi e riconoscersi nei loro beniamini. L’allenatore percepisce le richieste delle piazze. Terni, Novara, Reggio Calabria e Cesena. 4 volte dalla C alla B e il titolo di allenatore più vincente della Lega Pro: solo contorno. Cesena è più di un’esperienza professionale. La Romagna, la sua gente, il suo modo cordiale e rispettoso di accoglierti; il sorriso sempre acceso nei momenti tragici. “Durante l’alluvione questa città ha dimostrato di essere fantastica. Sentivo l’esigenza di ripagarla con quello che era nelle mie possibilità”. Riflettere su sé stesso, crescere, cambiare prospettive; la Cesena di Toscano.
“Qui regna un sentimento di responsabilità. Responsabilità verso la città. Nei confronti di un tifo incontrato solo in pochi contesti. La responsabilità che ti mette addosso la passione di questa gente rende tutto più semplice” – sempre a LaCasadiC.com. La capacità di calarsi in maniera totale nel contesto in cui si trova. L’aver imboccato la strada giusta. L’essersi dedicato solo e soltanto ai “suoi ragazzi”. Quel gruppo tanto eterogeneo all’anagrafe quanto simile e coeso. La costanza nel supportare ciascuno di loro prendendosi cura di ogni singolo aspetto, tecnico e umano, che potesse garantire un continuo progresso. Cesena, la favola reale di Toscano.
La Romagna rende omaggio a Toscano, Catania freme
I 20 gol di Shpendi, l’esplosione delle qualità di Berti, l’azzardo Pieraccini a fianco dei pilastri Prestia e Silvestri. Francesconi in mezzo al campo. La rete allo scadere di Pierozzi col Pescara come esatto riassunto della magnifica opera plasmata. La piena dimostrazione che tutti siano lì perché lo meritano.
36 vittorie in campionato. Un record di punti che profuma di storia. 80 gol segnati, la miglior difesa della Lega Pro per due stagioni consecutive. Numeri che, letti alla luce di tutto, appaiono quasi asettici. A Cesena, in Romagna conta “il sangue”. Quello che dai, come lo dai e cosa lasci. “Se te ne vai senza aver lasciato qualcosa è come non ci fossi mai stato”– la (am)missione di Toscano. Dare a Cesena quello che le spetta dove Serie B è quasi riduttivo.
L’eredità di Toscano ai piedi della Rocca Malatestiana è il ricordo di un vincente che conosce il rispetto. Apprezza ogni singolo momento, ogni gesto dei tifosi e dei giocatori. Partita dopo partita porta verso di sé una città intera che lo avvolgerà in un abbraccio spontaneo, ma che non sarà un tributo, bensì un sentimento di complicità.
I suoi ragazzi si legano a lui e lui a loro. Ne esce un ecosistema univoco, che viaggia in simbiosi e si alimenta dell’affetto e del desiderio di stare l’uno a fianco all’altro. Cesena rendere omaggio a “Mimmo”. Toscano saluta nel momento più alto. Catania lo attende. “A t’zalut Mimmo!”.