La gradinata, Ciano, Jimenez e la Fiorentina: la storia di Berti, il tifoso che sogna di vincere con il suo Cesena
Disteso sul prato dell’Orogel Stadium, con le mani a coprire gli occhi per nascondere le lacrime più dolci. Quelle della gioia del primo gol tra “i grandi”. E’ questa l’immagine più bella, passionale e tenera che i tifosi del Cesena rivedono quando pensano a Tommaso Berti. Berti, quel “burdel” cresciuto nel triangolo della città che inizia tra gli ulivi e i vigneti di Calisese, continua ai campi da calcio di Martorano e trova il suo vertice in Via del Mare. Lì, dove lo stadio Dino Manuzzi riunisce l’intera città ogni domenica e fa innamorare il giovane centrocampista del bianco e de nero.
Tra casa e oratorio le radici della passione per il calcio di Tommaso Berti
Due giorni, un mese, un anno o cinquanta non cambia. Prima o poi un romagnolo ritornerà sempre nella sua terra. Giovane, mezza età o anziano non fa differenza. L’amore per la propria patria trionferà sempre. Romagna: custode di storia, folclore, tradizioni e culla di nuovi sogni. Sui campi coltivati e, nel caso di specie, sui campi da calcio. E’ il caso di Tommaso Berti, centrocampista classe 2004 del Cesena. Lui, romagnolo nel sangue. Un “burdel” nel vero senso del termine.
Cresciuto a piadina, prosciutto, campagna e pallone. Lì dove l’essenza di questa terra è percepibile nell’aria. Nella piccola frazione di Calisese dove lo spettacolo lo offrono le dolci colline che arricchiscono lo sfondo bucolico di una realtà persa tra ulivi, vigne e tappeti di fragole. Dove all’imbrunire il cielo si colora di rosso e il vociare dei ragazzini che corrono nel campo dietro la chiesa accompagnano il bicchiere di Sangiovese e l’attesa del meritato riposo dei contadini dopo l’afosa giornata estiva tra i campi.
Tra quelle voci c’è anche quella di Tommaso Berti. Sul prato di quell’oratorio arrivano le prime sbucciature alle ginocchia. I primi pianti per le sconfitte, che a qualsiasi età fanno sempre male, e le urla di gioia per i primi gol. Le radici del connubio tra Tommaso e il calcio nascono nel luogo più caro ad ogni romagnolo. Fra le mura di casa. Lì dove tutto ha un valore più grande. Da mamma Maura e babbo Mauro. Due ex calciatori che trasmettono tutta la loro passione al figlio fin dal primo giorno. Così come faranno con il fratello Filippo. Più giovane di tre anni, ma perdutamente innamorato di questo sport e del Cesena. Lui, fresco della vittoria del campionato italiano Under 16 con la maglia bianconera.
Dal settore N della gradinata ammirando i bianconeri “Muri” corre sul prato del Manuzzi anche per il nonno
Cinque minuti di macchina separano Calisese dall’Orogel Stadium. Un percorso che Tommaso affronta diverse volte nell’arco della sua infanzia. Sì, perché la domenica a Cesena ci sono due appuntamenti fissi. Inderogabili. Il piatto di cappelletti dai nonni e la partita del Cesena. Tradizioni e passione. Quando il Cesena gioca in casa al Manuzzi non si può mancare. Ogni estate in coda al botteghino per acquistare l’abbonamento stagionale per quel settore N dei distinti. “Non c’è santo che tenga” direbbero in riva al Savio. In fondo, come recita un coro della Curva Mare tanto caro al giovane calciatore: “C’è tutta la Romagna”. Vuoi mancare? Non se ne parla. Passano le stagioni, Tommaso cresce guardando e ispirandosi ai giocatori bianconeri. Ciano e Jimenez i suoi idoli ai piedi della Rocca Malatestiana. E lui continua a sognare ad occhi aperti. Non smette di crederci.
Inizia a coltivare l’ambizione di poter solcare il prato del Manuzzi. Per ringraziare papà e nonno per avergli trasmesso quella passione che oggi è la sua vita. Loro, i suoi primi tifosi. Per farlo, però, serve allenarsi, crescere ed estrarre sempre il meglio da sé stessi. Fisico, tecnica, mentalità e carisma. E Cesena è l’ambiente perfetto. Il vivaio bianconero lo accoglie da giovanissimo. Quei colori già dipinti nel cuore del tifoso oggi sono stampati sulla sua pelle come delle effigi da difendere e onorare. Dieci anni di Cesena che gli regalano gioie immense. Dai Pulcini alla Prima squadra. Un’intera trafila tra i campi del Romagna Centro. Con quel cavalluccio sul petto.
Una gavetta che trova il suo culmine il 22 agosto del 2021 quando Tommaso si posiziona per la prima volta intorno al cerchio di centrocampo dello stadio Manuzzi. L’esordio in prima squadra è realtà. La Lega Pro anche. E lo scorrere delle istantanee dei pomeriggi domenicali sui seggiolini del settore “N” è incessante nella sua mente. Le gambe tremano, ma non importa. L’emozione del momento è energia positiva. È l’inizio di una nuova esperienza. Di un nuovo viaggio che lo vede protagonista con la maglia del Cesena. Come nella più bella delle favole. Che troverà l’istante più intenso nelle lacrime di gioia sul volto di “Muri”, come lo chiamano dalle sue parti, per quel gol che non dimenticherà mai.
Il viaggio di Berti si tinge di Viola: “Volevo provare nuove esperienze”
Ogni viaggio ha le sue tappe. Berti cerca nuove avventure, nuovi incontri e nuove esperienze. Nell’estate del 2022 dopo la delusione dell’eliminazione dai playoff del Cesena Berti saluta la Romagna. Le 24 presenze in Serie C a 17 anni non passano inosservate. Gli interessi fioccano. Milan e Torino? Sì. Ma dal fiume Savio all’Arno è solo questione di scelte. La Primavera della Fiorentina si assicura le prestazioni del giovane trequartista romagnolo che, però, sulle colonne del Corriere di Romagna assicura: “E’ stata una mia scelta, volevo provare una nuova esperienza”.
L’approccio con la maglia viola è di quelli imprevdibili. Proprio contro quel Sassuolo che avrebbe fatto carte false per portarlo in Emilia, Tommaso fa il suo esordio. Entra e segna il suo primo gol con la nuova maglia. “E’ stato un anno molto bello, ho lavorato con Aquilani e ho giocato tanto: una trentina di gare in campionato con 7 gol realizzati, 4 gare e un gol in Coppa Italia e un’altra rete in Supercoppa (quella della vittoria del trofeo). Diciamo che è andata molto bene” – dichiara sempre al Corriere di Romagna. In mezzo al campo adesso c’è lui. Il suo dinamismo, la sua tecnica.
La sua capacità di vedere la giocata prima degli altri. L’attenzione ai movimenti dei compagni e quella passione, mai nascosta per il gol: 9 con la maglia viola. C’è lo zampino del suo mito Bernardo Silva? Forse. A Firenze trova il modo di mettere in mostra gran parte delle sue qualità, ma la società non esercita il riscatto. “Il mancato riscatto non lo considero una bocciatura o un declassamento, anzi. Sono pur sempre un giocatore del Cesena, la squadra della mia città” spiega nella medesima intervista.
Berti e quel desiderio mai nascosto di raggiungere la Serie A con il Cesena
La strada è ancora in salita, ma la maglia bianconera è il miglior rimedio contro la fatica. Basterà affrontare la prossima stagione con lo spirito e la tenacia con cui pedala in sella alla sua bicicletta. Dolomiti o Appennino, Verghereto, Muraglione o Passo del Tonale non fa differenza. Pedalare o correre con un pallone ai piedi è per Berti la linfa vitale di un sogno che si chiama Cesena. Ancora al quotidiano romagnolo: “Mi sto allenando, in bici e con la corsa, per essere al top a metà luglio. Vivo queste settimane come sempre, con la mia solita serenità”. Sorriso stampato in viso, soddisfazione, attesa e la responsabilità di chi sa che giocherà per la squadra che ama. Con un desiderio: “L’estate è lunga, ma spero di poter restare”. Tommaso Berti: dalla gradinata al campo.