“C’è una voglia di stare insieme talmente forte e trainante che è quasi difficile descriverla”. Nemmeno quando il protagonista dovrebbe essere lui Simone Corazza riesce ad arginare la sua sconfinata umiltà. Professionista. È con queste parole che l’attaccante del Cesena si allontana dai nostri microfoni. L’intramontabile sorriso stampato sul volto e la consapevolezza che i suoi gol sono solo una parte del magnifico disegno che i bianconeri stanno abbozzando sulle rive del fiume Savio. Una mentalità calata nel contesto che lo circonda. Quello della Romagna. Accogliente e ospitale, ma ambiziosa.
La voglia di crederci, di migliorare, di non porsi limiti: Simone Corazza. Sacrificio, dedizione e una maniacale attenzione ai dettagli. “La mia forza è sempre stata la testa. Ho dedicato anima e corpo al calcio. Ovunque. Senza mai mollare di un centimetro”. La irrefrenabile ricerca del massimo risultato. Esperienza, maturità e caparbietà. Ma senza dare nell’occhio perché distinguersi è segno di superiorità. Ci torneremo. “Come as you are Cesena. As I want you to be. Take your time“: per dirla alla Corazza. Cesena? Il suo “Nirvana“.
I sogni. Lo scheletro del disegno della vita. Gli stimoli per raggiungere gli obiettivi. L’ossigeno per cuore e mente. L’ambizione. Quella smania di dimostrare che la prima impressione non conta. Essere Simone Corazza. Esigente con sé stesso. Mai sazio. Perché conosce la fatica. Le sconfitte? Il nutrimento di quelle speranze. “Sì, ho avuto dei problemi in ritiro, quindi, il mio obiettivo era riscattarmi. Poi arriva la sconfitta a Olbia alla prima di campionato e ciò che resta è il rammarico dei tifosi. Ma oggi mi sento di dire che sia stato meglio così. Quella partita è stata la svolta. Ci siamo ricompattati e siamo partiti”. Dopo la trasferta in Sardegna il Cesena registra 5 vittorie consecutive e un bottino di 15 punti che vale il secondo posto in classifica. “Ma il merito non è mio. Io avevo solo un pensiero: dimostrare ai nostri tifosi che quella vista a Olbia non era la nostra Cesena. È ben altro. In squadra abbiamo dei valori importantissimi. Giovani meno giovani. Tutti”. Quel “Jumpin’Jack Flash” che è resilienza alle avversità. Lo dicono anche i Rolling Stones!
L’onore di vestire quei colori. Il bianco e il nero. Gli opposti che si attraggono. L’altruismo di Corazza e il culto delle radici del popolo romagnolo. “Lo dovevamo ai tifosi. Questa gente merita altro”. La certezza del sostegno di oltre 10.000 cuori pulsanti sugli spalti dell’Orogel Stadium perché in fondo “Romagna mia lontan da te non si può star…”. “Vedi, quando indossi questa maglia, fin dalla prima volta, ti rendi conto del peso che ha. È la dimostrazione di come la Serie C stia stretta a tutti. In primis ai nostri tifosi. Questa è una piazza che vuole altro. Lo percepisci. C’è qualcosa di più. La tifoseria è il dodicesimo giocatore. È qualcosa di unico. È quello stimolo ulteriore che fai fatica a descrivere. Con il Rimini erano oltre 14.000 e questo non può che riempirti di orgoglio”. Non personale. Perché i campioni sono tali quando “L’io diventa noi”. Quella gente che da ogni settore dello stadio esprime la propria passione e sprigiona incontrastato affetto verso quei calciatori. Beniamini prima che atleti. “Arrivare lì sarebbe il coronamento di un sogno per tutti questi motivi. La piazza chiede questo”.
Non c’è scampo: la pragmaticità di un giocatore con oltre 250 presenze e 93 gol in Lega Pro è invalicabile. Le fondamenta di un’opera in continua rivisitazione. “Però noi siamo qui. Il nostro compito adesso è dare il massimo. Rimanere concentrati sul presente. Solo così possiamo centrare il salto di categoria”. La pretesa di Cesena e del Cesena. Per soddisfarla tutti sono indispensabili. Uniti verso l’obiettivo. La forza dei bianconeri risiede nel gruppo. Nello stare insieme per rialzarsi quando si cade. Nell’imparare e nell’insegnare. “La squadra è stata allestita proprio bene quest’anno. E dopo Olbia si è visto. C’è un gruppo di giovani veramente forte”.
Ecco: l’età. Argomento spesso ostico. Non per Corazza nonostante la carta di identità reciti: anno di nascita 1991. Semplicità, lucidità ed entusiasmo. “Riders on the storm”; non ha paura di nulla. “Quello di quest’anno è un cerchio che si chiude. Nulla di più. Dieci anni fa ero io che guardavo i grandi in cerca di ispirazione. Ero io che seguivo i loro movimenti e chiedevo consigli. Oggi tutto ciò si è ribaltato. Questa volta sono io che gioco con ragazzi che hanno dieci anni in meno di me. E questo è un incentivo a non mollare. Mi fa molto piacere che si ispirino a me, che mi cerchino per condividere difficoltà. Io metto la mia esperienza al loro servizio. E poi ci troviamo benissimo insieme. Lavoriamo tutti per quell’unico traguardo”.
Ma il mestiere del calciatore non si imparerà mai del tutto. Questione di mentalità. Di trovare gli appigli giusti in ogni condizione. “Tutto questo per me è una spinta perché anche io da quei ragazzi imparo sempre qualcosa. Come fa John Frusciante con Hillel Slovak quando incide Otherside“. I Red Hot Chili Peppers per spiegare il suo Cesena. Schietto e mai banale. Mente aperta e una invidiabile capacità di cogliere il bello della vita. Che sul campo trova la sua essenza primordiale: “Tutto questo porta, anche in breve tempo, a partite come quella con l’Ancona o con la Fermana. Fino al match con la Spal o al bellissimo derby con il Rimini. Soddisfazioni enormi che ripagano tutti i sacrifici che facciamo e che fanno questi giovani. Dopo la sosta abbiamo giocato molte partite ravvicinate. Poco riposo, tanti allenamenti e poi via in campo per la gara. C’è stato un dispendio d’energia esagerato. Il risultato? 5 vittorie di fila. Bello no?”. Sì, come quel sorriso e quegli occhi che parlano più di mille parole.
Parole: quelle che frenano quando viene pronunciato un nome: Domenico Toscano. Novara, Reggio Calabria e adesso Cesena. “Non so cosa ci sia. Forse c’è qualcosa che ci lega, ma non so cosa. Abbiamo lo stesso modo di lavorare. Ci capiamo. Ci sono stima e fiducia reciproche. Vedo la voglia di mettersi a disposizione l’uno con l’atro. Lo facciamo sempre senza difficoltà”. In Piemonte e in Calabria è Serie B; a Cesena? In fondo non c’è due senza tre… “Sì, vogliamo andare in Serie B”. Fra una risata e qualche, probabile, rito scaramantico. Piedi per terra e attenzione sempre vigile. Nel calcio di Corazza non sono contemplate distrazioni: “Il livello del campionato si è alzato molto. Dobbiamo restare lì con la testa”. Concentrazione e meticolosità. “Io non mi pongo limiti. Voglio migliorare ogni anno. Punterò al massimo”. Che per un bomber ha un unico traguardo: i gol. “Sì, vorrei andare oltre i 18 dell’anno scorso. Ho già eguagliato Agostini e, quindi, vorrei batterlo. Sarebbe una soddisfazione personale molto importante. Anche come riconoscimento verso i tanti consigli che ci dà il direttore”. Riconoscenza e senso del dovere.
Calcio: gratitudine al destino. Le vibrazioni di una carriera non cercata: “Ho iniziato per caso. Ho provato e mi ha preso subito. In famiglia non c’era nessuno sportivo. È un sogno coltivato pian piano”. “Un cavaliere nella tempesta” dell’ignoto. Come quel Jim Morrison che lo accompagna nel suo quotidiano. Il blues che risuona nella sua testa e scandisce il ritmo del suo essere professionista. “La musica è la mia passione. Jim l’ho tatuato sul braccio. È un mio modello perché è il mio opposto. Io sono un ragazzo molto calmo e pacifico. Cerco tranquillità e amo stare con la famiglia. Lui era genio e sregolatezza insieme. Come Jimi Hendrix. Quella musica è qualcosa che va oltre. Non è quella che ti propinano tutti. La devi cercare. Ascoltando i Doors ho scoperto quanto sia importante non omologarsi. Distinguersi dalla massa. Come Morrison”.
Questo è l’”Easy Ride” di Simone Corazza e la sua destinazione è la vetta della classifica del girone B di Serie C. La sua “Stairway to Heaven. Sì, la riassumerei così questa stagione. Con questo titolo”. Nel segno dei Led Zeppelin il “Joker” non smetterà di ballare. “Tra dieci anni? Sarò qui a giocare l’ultima stagione”. Corazza e il Cesena come il “rock”: coinvolgente e sempre in cerca di innovazione. Una storia d’amore dolce come una ballad pronta ad esplodere nel più affascinante e travolgente degli assoli. Per mano di Simone Corazza.
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