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Il ‘credo educato’ di Pisseri per Cesena: “Sono solo Matteo”

“Vedi, quello che talvolta all’esterno sembra difficile da capire è che anche dietro a un calciatore c’è un uomo”. Naturale, semplice e limpido. Nessuna modello o costruzione di un’immagine. La notorietà qualcosa da cui stare alla larga perché l’importanza di rimanere sé stessi è un valore inestimabile. Non una filosofia, ma la piena consapevolezza che una carriera – solo in apparenza nata per caso – abbia insegnato a Matteo Pisseri, portiere del Cesena, a ringraziare i doni del destino con umiltà e trasparenza. Valorizzando incontri, occasioni, gioie e delusioni: “Non puoi pensare che la persona che vedi in campo sia diversa da quella che incontreresti fuori”. Non apparire, ma essere solo Matteo.

Credit: Cesena FC

“Vivere è cogliere il bello” : la lezione di Pisseri a Matteo

Figlio dell’esperienza forgiato dal suo essere naturale. “Ho cambiato molte città e squadre. Ho lavorato in contesti diversi. A volte per la salvezza altre per vincere, ma da ogni esperienza ho sempre ricavato gli aspetti gratificanti. Il calcio mi ha insegnato che nella vita l’importante sono i valori: sacrificio, costanza, sincerità e positività”. Un viaggio, quello di Matteo che sorvola molti luoghi. Conosce storie, tradizioni e sfumature sempre più articolate dalle quali trarre ispirazioni: “Fin dall’inizio, se escludiamo la prima annata al Renate, ho scelto di giocare al Sud (PER SAPERNE DI PIU’): Catanzaro, Castellammare, Catania e Monopoli. Sai, fino a quel momento, avevo sempre vissuto nella mia Parma e cercavo qualcosa di diverso”. Sperimentare per assorbire nuove idee. Vivere alla ricerca di novità rimanendo sé stessi. Giocare in Meridione è diverso. La gente vive di calcio tutta la settimana. La pressione è molto forte, ma io l’ho sempre vissuta come una spinta”.

Credit: Luigi Rega

Trasparenza

Un libro aperto. Sincerità trascinate. Mai una parola fuori posto, il tono di voce sempre rilassato e mai prevaricante. La voglia di raccontarsi sopita dai freni della riservatezza. “Al fischio finale della partita col Pescara ho rivolto lo sguardo subito verso la tribuna. Cercavo mia moglie. Lei, come tutta la mia famiglia non sono mai mancati”. Pausa. Cala il ritmo della chiacchierata. Il battito del cuore prende il sopravvento. “Poi, ho alzato lo sguardo al cielo e ho ringraziato Dio e una delle persone più importanti che abbia incontrato: Padre Pancrazio”. Non chiediamo altro, l’armonia dei sentimenti è percepibile e racconta più delle parole. “Sai, per me è normale. Sono molto credente e non c’è nulla di male ad ammetterlo”. L’appiglio sicuro. La risorsa sempre presente alla quale affidarsi in ogni circostanza: “La fede è qualcosa che sta dentro di noi. È come un seme che poco a poco germoglia. L’ho coltivata e mi ha aiutato. È stata la mia forza in molti momenti; non solo negativi”. Idee, principi e serenità. “La fede va vissuta come speranza e felicità. Pensare, pregare e parlare con Dio è qualcosa di bello. Qui risiede quel concetto per cui ritengo che debba essere lo stesso dentro e fuori dal campo”. La potenza di credere in qualcosa è fonte di insegnamento, crescita e autodeterminazione: essere Matteo Pisseri.

Fonte foto: Luigi Rega

Tra follia e intuizione Pisseri cambia prospettiva

Nulla accade per caso e, forse, anche il valore della fede genera questo messaggio. “Anche la decisione di fare il portiere sembra nata dal nulla, ma da qualche parte era già scritto. Non mi sono improvvisato”. La voce torna squillante, la lucidità degli occhi lascia spazio a un brillante sorriso oscillante tra scherno e serietà. Il Parma mi selezionò per un provino come attaccante; era il mio ruolo da ragazzino. Il giorno della selezione, tuttavia, la società scopre che uno dei portieri scelti ha rifiutato. A quel punto mancandone uno chiesi di sostenere il provino anche in quel ruolo”.Matteo, ma tu sapevi parare? “Beh…no, ma mi è sempre piaciuto tuffarmi. Giocavo in porta in parrocchia con gli amici o nel giardino di casa con mio padre. Mi piaceva molto l’idea. In fondo, io sono convinto che portiere ci nasci non lo diventi (ride ndr.)”. La follia delle sensazioni. L’epilogo del provino non ha bisogno di ulteriori narrazioni. “Sì, mi ha preso in porta, ma perché ha visto realmente del potenziale”. Ha? Chi? “Ermes Fulgoni!”. Quell’Ermes Fulgoni? “Sì, all’epoca era il preparatore dei portieri del Parma. Dopo il primo allenamento è andato da mio papà, l’ha guardato negli occhi e gli ha detto che da quella porta non sarei più uscito”.

Buffon e quell’insegnamento capito negli anni

Prospettive che cambiano. Ruoli che si invertono e vita che inizia a prendere forma. Nel mezzo i sogni: “Sul campo a fianco si allenava Gigi Buffon proprio insieme a Fulgoni. Grazie a Ermes ho potuto conoscere quello che, a mio avviso, è il portiere più forte al mondo negli ultimi 20/30 anni. Per me è stato il punto di riferimento”. La ciclicità della vita, il lento, imprevedibile e inesorabile scorre degli eventi come ricompensa di una carriera costruita secondo educazione, perseveranza, rispetto e riconoscenza. “Poi, nell’anno di Serie B con l’Alessandria ho avuto la soddisfazione di giocarci contro. Mai avrei creduto potesse accadere”. Il destino è così: un po’ toglie un po’ dà. La differenza la fa “la capacità di cogliere sempre il meglio”. Cosa e quale sia il “meglio” siamo noi a determinarlo, ma con sorriso e solidi punti di riferimento non sarà difficile scegliere. Un grazie a ciò che è stato: “Il calcio mi ha arricchito” e un inchino a quello che verrà “Al futuro ci penseremo, godiamoci il presente”. Matteo Pisseri, il volo di una carriera in un calcio educato al quale dire “grazie”.

Alvise Gualtieri

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