Ormai ci siamo. Cesena-Reggiana sta arrivando. Tifo impazzito. Record di spettatori, trasferta tra le più seguite della stagione di Lega Pro. Prima contro second. Coreografie spettacolari e stravaganti. Tutti particolari che si ritrovano anche in un grande ex. Genio, sregolatezza, estro, naturalezza, spontaneità e tanta cultura. Il tutto racchiuso in un nome ed un cognome. Lamberto Boranga.
Concretezza, semplicità ma anche un pezzo di storia di entrambe le squadre. Con la Reggiana 140 presenze, 113 con la maglia del Cesena per il dottor. Boranga. Già ‘dottore’. Calciatore laureato. Classe 1942, 80 anni ma si dica 40 più 40. Ironia irrefrenabile. Un po’ come lui che senza far niente proprio non ci sa stare. “Guardi, mi dia 10 minuti che mi fermo. Sto andando al palazzetto per un incontro di pugilato. A Spoleto tra l’altro e lo sto cercando. Sa, sono medico della Federazione Pugilato e mi han chiamato per questo incontro quindi ho solo questo momento. Dai, 7 minuti e mi richiami”. Il tutto con uno spiccato e colorito accento marchigiano inconfondibile.
Orologio alla mano, non un secondo di più non uno di meno, e si inizia a chiacchierare con l’ex campione. Una chiacchierata fatta di semplicità e spontaneità. Come Boranga insegna.
L’ex portiere ha già capito tutto. Questa partita è come se la giocasse anche lui. Due risate (come sottofondo dell’intera intervista) e Boranga inizia a sfogliare le pagine del libro dei ricordi. “Un primo ricordo? Beh… prima di arrivare a Cesena giocavo a Reggio. In una partita a Cesena facemmo gol, era quindi 1 a 0 per noi. Al gol io iniziai ad esultare vigorosamente contro i tifosi del Cesena e loro iniziarono urlare, si arrabbiarono… Queste cose qua. Ma io ero così, a me piaceva fare così. Ero molto spontaneo (ride ndr.). Poi l’anno dopo andai al Cesena… (ride di nuovo)”. E gli anni alla Reggiana? “Mi ha rigenerato. Ho giocato la Serie C. Ho vinto la Serie C. Una stagione ho giocato 38 partite e ho preso 9 gol. Bellissimo. Ma mica per merito mio. Il merito era della squadra. Di Barbiero, Stefanello per esempio. Poi chi c’era? Aspetta… Adesso non mi ricordo (ride ancora ndr), ma non mi ricordo perché non voglio ricordare eh (altra risata)”.
Tocca a Cesena. “Beh… col Cesena ho giocato solo la Serie A. Ho fatto 122 partite in Serie A e 3 in Coppa Uefa. La Serie A per un portiere è la consacrazione. Esperienza significativa. A Cesena posso dire di aver raggiunto il mio obiettivo”.
Non solo numeri e prestazioni, Boranga è molto di più. Aneddoti, racconti. Un fiume in piena, lui e la sua storia. “Si, a me piaceva così. Risate? Tante. Pensi che una volta da una macchina a tettuccio scoperto passando ho fatto gavettoni ai miei compagni. Oppure, un’altra abitudine che avevo era quella di tagliare i pantaloni ai miei colleghi. Prendevo una forbice e glieli facevo trovare così”.
Non manca, tuttavia una battuta sull’aspetto tecnico e sulla crescita professionale. “Guardi, io quando giocavo fisicamente ero una bestia. Alto, forte e strutturato. Però non ero ineccepibile tecnicamente. Ma perché non guardavo a questo”. Strano sentire queste parole proprio da chi, ancora oggi, è ricordato nell’immaginario collettivo come il “Bongo” volante. “Si, è a Firenze che sono maturato tecnicamente. Grazie ai consigli e agli allenamenti con Albertosi”. La spiaggia di Marotta? Ride già. “Sì, è iniziato tutto lì. Sulla spiaggia. Sa, ero il più grande di un gruppo di amici. Ho iniziato giocando fuori. Un giorno passa dalla spiaggia un signore tutto ben vestito, elegante, si ferma e mi dice: tu sei bravo, ti tuffi! Avrai un bell’avvenire come portiere. Passano 9 anni, Nando Martellini mi vede giocare in Fiorentina-Inter, va da mia madre e le racconta: “Io lo vidi e gli dissi che avrebbe avuto un avvenire come portiere”. Io giocavo fuori, ero bravo, forse il più bravo e quindi mio fratello mi mandò in porta“.
Boranga è un uomo di alto profilo. Non scontato. Non è mai stato il ragazzo che sognava di fare il calciatore. Il calcio è stata la parentesi più gratificante di una vita in cui ha inseguito anche altri obiettivi. “Io non ho rimpianti però mi rendo conto che forse qualcosa era diverso per me”. Indaghiamo. “Io studiavo. Io nella vita ho sempre voluto fare il medico. Mentre giocavo studiavo medicina. Nel calcio le persone che avevano aspirazioni di questo tipo, all’epoca, non andavano bene. Io volevo solo laurearmi. La consacrazione culturale, scientifica ed economica è arrivata quando ho iniziato fare il medico. Dopo la laurea”. È qui che abbiamo modo di apprezzare quel Bongo, come lo chiamavano i tifosi del Cesena. Quello con la corona d’alloro in testa al posto degli scarpini da calcio. Gli stessi che ad un certo punto della carriera l’hanno portato ad un passo dai rossoneri. Che storia è? “Sì quella del Milan di Rocco è una delle tante. Studiavo, volevo diventare medico, ma a loro non andava bene. Mi volevano, poi però per questo fatto andò tutto a pu*****”. Pillole di spontaneità.
Boranga portiere, Boranga medico, tutt’oggi in attività, ma anche Boranga… sulla pista di atletica. “Si, quella è una cosa nata per caso. A 18/19 anni provai e arrivai tra i primi 5 in Italia nel decathlon”.
Ma qualche altro calcio ad un pallone? “Beh, se con la squadra e le condizioni giuste se ne può parlare”.
Si chiude il libro dei ricordi, si torna all’attualità. E alla ‘sua’ partita. “Cesena-Reggiana non è che sia decisiva. Intendiamoci, il pareggio non serve a nessuna delle due. L’ha visto il girone. Dai su, è il girone più semplice. È un girone creato per far vincere la Reggiana. Il campionato può perderlo solo lei”. E il Cesena? “Ha comprato molto. E’ pronto per la Serie B, ma dovrà affrontare i playoff. E’ partito debole poi si è rinforzato parecchio”.
“Roberto (Goretti, ndr), ha creato una bella squadra. Siamo amici, abbiamo giocato insieme a Perugia. Lo conosco. È un professionista molto competente. Vincerà la Reggiana al 90%”.
Da buon portiere, in chiusura, prova a parare la domanda delle domande. Per chi tiferà Boranga lunedì sera? “Le rispondo così. La Reggiana è come la moglie, la sicurezza. Cesena è l’amante, la passione. Si può scegliere tra la moglie e l’amante? No, ma…”. E via un’altra risata. Lamberto Boranga è questo, semplicità, spontaneità e tanta cultura. Frizzante come un big match, imprevedibile come la gara più attesa di questo turno.
A cura di Alvise Gualtieri
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