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La fiducia di Mazzarri, il pressing alto di Conte: Pazienza è pronto per l’Avellino

Voglia matta di rimettersi in gioco e cancellare quell’eliminazione dalla fase nazionale dei playoff per mano del Foggia, un calcio propositivo e la consapevolezza di chi è pronto a vivere la tappa più importante della sua carriera in panchina. È il bagaglio che accompagna Michele Pazienza ad Avellino. La scelta della dirigenza biancoverde per il dopo Rastelli è ricaduta sul 41enne pugliese originario di San Severo, che dopo un triennio alla guida dell’Audace Cerignola – condotto dalla D ai professionisti, passando per il quinto posto della scorsa stagione e i playoff – era rimasto in attesa di una nuova occasione. Arrivata due turni dopo l’inizio del campionato, per la terza volta da subentrante in panchina in carriera dopo le tappe di Pisa e Siracusa.

“Le mie squadre devono rispecchiare il mio carattere”

Quella in gialloblù è stata la tappa che ha rivelato al mondo del calcio professionistico il Michele Pazienza allenatore dopo che il giocatore, centrocampista di contenimento, si era fatto apprezzare con le oltre 400 presenze divise tra le maglie di Fiorentina, Napoli, Udinese, Juventus e Bologna. «Le squadre devono rispecchiare il mio carattere – il mantra che ha accompagnato la carriera di Pazienza in panchina – con la determinazione ho sopperito alle carenze tecniche e sono riuscito a stare per anni in Serie A». Partendo da Foggia appena maggiorenne e incrociando tanti maestri in panchina: da Cesare Prandelli ad Antonio Conte, passando per Walter Mazzarri e Stefano Pioli. «Ho cercato di prendere il meglio da ognuno, cercando ciò che si avvicinava di più al mio modo di essere. – raccontava Pazienza tempo fa nel corso di un’intervista con GianlucaDiMarzio.comMazzarri é quello che in campo mi ha dato più fiducia».

Pazienza e le similitudini con Mazzarri: dal modulo al modo di giocare

E forse non è un caso se la base tattica ricorda da vicino quella dell’ex allenatore di Napoli e Inter. Difesa a tre, quattro centrocampisti e tre uomini a garantire la fase offensiva. Con una variazione sul tema, esposta proprio a Cerignola: il 3-5-2 che ha avuto tre aghi della bilancia. Il primo è stato rappresentato da Galo Capomaggio, 26enne argentino arrivato all’Audace dal Fasano con i galloni di centrocampista centrale e trasformato da Pazienza in regista difensivo. Il secondo è stato incarnato da Ismail Achik, un «anarchico che va lasciato libero e che lentamente si è disciplinato» per ammissione dello stesso Pazienza. Arrivato dal calcio dilettantistico, a Cerignola ha giocato da seconda punta, mezzala ed esterno a tutta fascia, chiudendo la prima stagione tra i pro con 10 gol e 8 assist e strappando il pass per la B con la cessione al Bari. Terzo perno, Giancarlo Malcore: diventato “re” a Cerignola proprio sotto l’egida di Pazienza e autore di 15 reti l’anno scorso in C.

Come sarà l’Avellino di Pazienza

Se Pazienza dovesse provare a replicare i suoi concetti anche al Partenio-Lombardi, gli indiziati per costruire l’asse centrale della squadra potrebbero essere Luca Palmiero in mediana, Lores Varela sulla trequarti e Cosimo “Chicco” Patierno, uno che il Cerignola ha anche seguito in passato, in avanti. Adattarsi al materiale umano a disposizione sarà la nuova sfida. «La gente vuole spettacolo, il mio obiettivo è allenare i giocatori durante la settimana a scegliere la soluzione migliore durante la partita, senza stare dentro schemi prestabiliti» è il suo manifesto sul campo. Un mix di pragmatismo e ricerca costante della porta avversaria. Ad Avellino lo accompagnano anche i numeri disseminati nella scorsa stagione all’Audace: quinto miglior attacco del campionato e terzo rendimento casalingo del torneo al Monterisi. Tornare a fare dello stadio di casa un fortino è la speranza di una piazza che non vede vincere la sua squadra al Partenio-Lombardi dal 12 marzo, 3-2 al Foggia. E siccome il calcio è la scienza delle coincidenze, domenica sera sarà proprio Avellino-Foggia. La squadra che ha eliminato l’ex allenatore del Cerignola dai playoff, la squadra che lo aveva cercato per la panchina a giugno. «La vittoria è una lunga Pazienza» è lo slogan che lo ha accompagnato in carriera. Sarà già “buona la prima”?

Luca Guerra

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