Controllo con l’esterno, poi la palla che passa sotto la suola della scarpetta. Giusto un tocco per sistemarla preparando l’impatto. Uno, due, tre passi, eccolo che arriva. Gol e Piacenza in vantaggio. La firma è quella di Claudio Morra e durante il match di Serie C contro la Pergolettese, fondamentale per la salvezza, per lui è arrivata una doppietta. Ma non è una novità. La personalità al ragazzo non è mai mancata. E a differenza di altri compagni, che dopo aver corso sui campi del proprio paese provano avventure all’estero, lui a 16 anni ha preparato le valigie. Direzione? Valencia. Ma partiamo con ordine.
Savigliano è un comune piemontese nella provincia di Cuneo. In mezzo a quelle strade è cominciato il viaggio di Claudio Morra. Pallone stretto tra braccio e fianco. Le ambizioni nella mente di un ragazzino sono impossibili da contare. Forse Claudio neanche si immaginava quello sarebbe successo qualche anno dopo. Intanto era un giovane calciatore del Saluzzo, squadra che nel 2011 scendeva in campo nel campionato d’Eccellenza. Morra non aveva neanche sedici anni in quel momento, ma si trovava già a condividere lo spogliatoio con adulti che magari avevano finito di rincorrere i loro sogni sul campo da un po’. Ma Claudio non aveva smesso, anzi, aveva appena cominciato. La sua casa era il campo, la cameretta il reparto offensivo. Personalità. Così, un giorno squillò il telefono. “Pronto? Piacere, siamo il Levante“. Claudio Morra giocava in Eccellenza e forse fino a qualche anno prima questa chiamata non sarebbe rientrata nel cassetto dei suoi desideri. Adesso però era dall’altra parte della cornetta che attendeva una risposta. Bienvenido.
16 anni e non sentirli. Come dire di no ad una chiamata del genere? Infatti Claudio Morra saltò sul primo aereo per Valencia. Lontano da casa per inseguire il proprio sogno. Claudio aveva appena cominciato. Allenamenti, clima mediterraneo e esperienza sul campo. Da Savigliano a Valencia. Tuttavia, il ragazzo fu costretto a tornare. Il transfert non arrivava per dei problemi tra le due Federazioni. Certo, stare in Spagna in una squadra come il Levante che in quel momento militava nella Liga era un metodo per aumentare ancora di più la propria esperienza, ma Claudio non poteva farci niente e di allenarsi e basta non ne voleva sapere. Giocare era tutta un’altra storia. Così tornò sui suoi passi, con il bagaglio della personalità ancor più pesante rispetto all’andata. Una volta arrivato in Italia, giocò prima per le giovanili dell‘Hellas Verona, poi nel Torino. Ed è proprio all’ombra della Mole che Morra incontrò Moreno Longo. La maglia granata e la primavera. L’attaccante era tornato nel suo paese ma il copione seguiva sempre lo stesso ritmo: quello dei gol.
Longo aveva fiducia in lui. E anche Gian Piero Ventura, nel 2014 sulla panchina della prima squadra del Torino, cominciava a posare gli occhi sulle qualità di Claudio Morra. Sotto lo sguardo di Ventura il ragazzo si allenò, guadagnandosi anche la convocazione al fianco di Amauri e Quagliarella. “Andai in panchina a San Siro contro il Milan, a un certo punto mi fece anche riscaldare. Non so nemmeno io quante volte incrociai il suo sguardo sognando di scendere in campo… Successe la stessa cosa la domenica successiva contro il Cesena, ma niente” dirà a gianlucadimarzio.com. Così il ragazzo lasciò Torino, senza esordio in A ma con la speranza di ritrovare quella categoria per poterla vivere sul campo. Da quel momento passò in Serie C dalla Fidelis Andria al Savona. Gol e qualità, Morra arrivò in Serie B alla Pro Vercelli. In fondo, si sentiva quasi a casa. Il Piemonte e Moreno Longo in panchina. Una fiducia che si tradurrà in 21 reti in tre anni, con quasi 100 presenze sul campo. Una determinazione che lascerà il segno anche nei capitoli successivi, con la maglia della Virtus Entella e del Pordenone, dove il ragazzo collezionerà nove presenze in due stagioni per infortunio. Ma il ragazzo è ripartito, di nuovo, dal Piacenza. Controllo con l’esterno, poi la palla che passa sotto la suola della scarpetta. Giusto un tocco per sistemarla preparando l’impatto. Sempre sul ritmo dei gol.
A cura di Jacopo Morelli
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