1,86 metri, un giovane che sta costruendo, giorno dopo giorno, il suo percorso. Prossima tappa? Il Pescara in Serie C. Un’altra pagina, un altro giovane che si affaccia nel panorama del calcio che conta. Napoletano di nascita, D’Aniello ha appena 19 anni e un futuro ancora tutto da delineare. Così giovane e così maturo. Così innamorato, di quella città che lo ha fatto crescere calcisticamente e come uomo: Cagliari. E la consapevolezza di dover lasciare, almeno per il momento. Dall’Abruzzo, all’Abruzzo, lì dove era già stato nella stagione 2018-2019, prima di passare a titolo definitivo in Sardegna. Da Teramo a Pescara.
4 anni fa D’Aniello aveva 16 anni. Un “bambino”, senza barba. Con lo sguardo curioso. Con tanta umiltà e con la voglia di apprendere. Sacrifici, sudore, ma anche tanta passione. Al Teramo non gioca nemmeno 1′ in campionato, in Serie C. La delusione, lo sgomento, per una carriera che non spicca il volo. Ma è dai fallimenti che, talvolta, nascono i grandi dello sport. E allora nessuna lacrima: è tempo di vestirsi, mettersi i guantoni e continuare a crederci. Per sentirsi vivi, per coltivare un sogno e trasformarlo in realtà. La vita a volte può essere programmata, ma sarà sempre un imprevisto a renderla speciale. E allora ecco Cagliari, l’opportunità che nemmeno lui si aspettava. Nel 2019 gioca con l’Under 17 e totalizza 15 presenze, 2 clean sheet, 1.350′ giocati. Sicuro con le mani, autorevole.
D’aniello corrisponde all’idea di “portiere moderno”. Così arriva il salto in Primavera, a soli 17 anni. “Voci” da predestinato. Ma non c’è fretta. 2 sole presenze nell’annata 2020-2021. L’ultimo campionato è stato quello dell’esplosione: 29 presenze, per 7 volte ha mantenuto la porta inviolata. Lo scorso novembre è arrivata anche la convocazione in prima squadra da parte di Mazzarri. Una telefonata, un sogno che si avvera. Non ha esordito nel massimo campionato, ma è stato in panchina come 3° portiere. Il match era quello tra Cagliari ed Hellas Verona. Una gioia indescrivibile. Una scelta, dettata dalla meritocrazia e anche dall’assenza pesante di Cragno, che diventava giusto in tempo padre. E chissà che anche sulla panchina della Sardegna Arena, quel giorno, non è nata una nuova stella.
Una “famiglia”, così l’ha chiamata il giovane 19enne. In soli 3 anni Cagliari è diventata un punto di riferimento. Il Cagliari, la sua vita. Ma arriva un momento in cui anche gli amori si devono lasciare: “Si è concluso un percorso di vita. Un viaggio durato tre anni fatto di indimenticabili vittorie e dolorose sconfitte. Ho avuto la fortuna di incontrare dei compagni di squadra fantastici, una famiglia, con il quale ho condiviso ogni minima parte delle mie giornate. Grazie per avermi sostenuto in qualsiasi momento, specialmente in quelli difficili”. Poi ha concluso: “Grazie a chi mi ha accompagnato in questi anni: dal primo all’ultimo, da tutte le persone che lavorano dentro la società, ai dirigenti, allenatori e compagni. Lascio Cagliari la mia casa, la mia famiglia. Con gratitudine e rispetto. Grazie a tutti voi“. Adesso il Pescara in Serie C, per scrivere una nuova pagina del proprio viaggio.
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