Le promozioni dalla Serie C alla B sono complicate, si sa. Ottenerne una è arduo, figurarsi due, consecutive. Tra i pochi che sono riusciti in questa impresa figura anche un attaccante che da promessa si è ormai consacrato a certezza. È Dany Mota, il bomber del Monza che, a furia di gol, ha portato i brianzoli alla prima stagione in A della loro storia. Che il portoghese fosse solo di passaggio in C lo si capiva appena accarezzava il pallone e lo scagliava nella porta avversaria, cosa che ha fatto con una continuità e una facilità impressionante nei due anni tra Entella, Juventus U23 e Monza. Il suo talento era sotto gli occhi di tutti e le due promozioni erano solo l’antipasto di un piatto molto più ricco che ora prevede anche la Serie A.
Quella di Dany Mota è una carriera peculiare, che si sviluppa in un contesto fuori dal comune. È il Lussemburgo, dove l’attaccante nasce (a Niederkorn, per la precisione) il 2 maggio 1998. Qui la sua famiglia di origini portoghesi si era trasferita per motivi di lavoro e qui il piccolo Dany dà i suoi primi calci al pallone. Gioco al Petange, il contesto non è qualitativamente elevato ma gli serve anche per migliorare come persona, impara ben 5 lingue e aspetta la chiamata giusta, che puntualmente arriva.
Viene pescato infatti dall’Entella, è prima aggregato alla primavera e poi debutta già nel 2016 in Serie B. Da lì il trasferimento alla primavera del Sassuolo dove ben figura, brilla al torneo di Viareggio e quindi torna in Liguria. Le sue prime esperienze da professionista sono proprio a Chiavari in C, dove trascina i suoi al traguardo. È l’annata 2018/2019 e lui, contribuendo con 35 presenze e 12 goal segnati, riporta in Serie B la squadra ligure. La carriera è in rampa di lancio, su di lui si fionda la Juventus che lo aggrega alla propria squadra Under-23, in Serie C. L’impatto è al solito di qualità: 7 reti in 20 presenze in campionato, nella prima metà di stagione. Arriva quindi una nuova chiamata, questa volta a gennaio, e Mota si trasferisce al Monza nella stessa categoria, ma con obiettivi ben più importanti. Nel primo periodo in Brianza fatica un po’, chiuso da campioni come Balotelli e Boateng, ma il portoghese, lavorando giorno dopo giorno, riesce a ritagliarsi il suo spazio e ci mette poco a entrare nei cuori dei tifosi brianzoli.
A furia di gol e grandi giocate, riporta il Monza in B, segna 7 reti in 36 apparizioni complessive e diventa il simbolo della squadra anche in B. Nell’ultimo campionato porta 12 goal e 5 assist in 32 partite alla causa e approfitta del cambiamento di posizione voluto per lui da Stroppa, che lo avvicina alla porta. È la mossa decisiva. Mota è uno dei protagonisti della cavalcata del Monza e lo sarà anche nella prima stagione in A della sua squadra. Qui ritroverà suoi grandi compagni e rivali. Sì, perché Mota è uno che vive il calcio col sorriso stampato sul viso, è uno che ne ha fatta di gavetta nonostante la giovane età e sa come ci si comporta dentro e fuori dal campo. Non è passato inosservato infatti il suo saluto, con affetto, a rincuorare la panchina del Pisa sconfitto nella rocambolesca finale che ha visto trionfare la squadra di Berlusconi. Un bel gesto che sottolinea le straordinarie qualità anche extracalcistiche di questo ragazzo, che di modelli ne ha avuti molti e variegati.
Da Ciccio Caputo, sua chioccia nei primi anni con la maglia dell’Entella, passando per uno che definire modello è limitante. CR7, suo idolo di gioventù, con cui Mota ha avuto modo di lavorare nei mesi bianconeri. “Da Cristiano ho imparato tanto. Con me è stato perfetto, quando sono arrivato mi conosceva già e mi ha sorpreso. Trasmette mentalità vincente, dice di coltivare il talento, di lavorare tanto e di volere sempre di più. Infatti nelle partitelle, quando giocavo con lui, ho sempre vinto. E quando ero contro, ho sempre perso. Fuori dal campo scherzava più di Balotelli”, ha detto. Proprio con Mario, i suoi rapporti sono stati ottimi. Quando giocavano insieme al Monza, Dany si è sperticato di elogi nei confronti del bresciano: “Gli ruberei la letalità. Ho qualche problema sotto porta, devo imparare ad essere più concreto e prendere esempio da lui mi aiuterebbe in questo”.
Ma con lui, anche se per poco tempo, ha giocato un altro simil bad boy italiano, Nicolò Zaniolo. “Entrambi siamo cresciuti in Italia con un’esperienza nell’Entella. Lui ha messo in luce le sue qualità in modo inaspettatamente rapido. Peccato per gli infortuni che gli sono capitati, ma è un gran giocatore, oltre che un buon amico”.
Si fa volere bene da tutti insomma Dany, anche da quelli che costringe alla panchina, anche se sono gli Mvp della Serie A. Sì, perché c’è stata un’epoca, e nemmeno tanto lontana, in cui Mota giocava e Leao guardava dalla panca. È storia del 2021, europei under 21, il Portogallo è una delle favorite ed arriva in finale, persa con la Germania. La stella dei lusitani però non è Leao, ma Dany Mota che, tra le altre cose, rifila una scottante doppietta all’Italia, estromettendola dal torneo. Con il fenomeno del Milan, i rapporti sono fantastici: la perla nera, con cui condivideva la stanza agli europei, è stato infatti uno dei primi a congratularsi con lui per la promozione in A. “Te lo meriti, sei di un’altra categoria”, questo il messaggino che gli è arrivato, un segnale di attesa per le prossime sfide tra i campioni e chissà insieme nella nazionale maggiore. Dany è ormai un perno della U21 dei lusitani, con cui ha esordito nel 2019 ma l’obiettivo è un altro. Certo, la concorrenza è spietata, oltre a CR7 ci sono Diogo Jota, Andrè Silva, João Felix e lo stesso Leao, ma il sogno mondiale è vivo in lui. Qatar è distante solo qualche mese e sognare non costa nulla per uno che ha dimostrato come fare a volare di categoria in categoria.
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