“Ciao Ermanno, questa vittoria è per te”, il ricordo di Daniele Di Donato
Voce emozionata, commossa. Le parole faticano ad uscir fuori. Ma oggi Ermanno sarebbe stato felice. Una vittoria bella, larga, di quelle che piacevano a lui. Lo avrebbe chiamato, più o meno verso quest’ora, qualche complimento, ma soprattutto l’invito a non abbassare la guardia in vista dell’importante sfida di sabato contro il Messina.
Era meticoloso Ermanno. Soprattutto con il suo pupillo, Daniele Di Donato, oggi allenatore del Latina. A poche ore dalla vittoria per 4-1 contro il Campobasso il pensiero va a lui. Al maestro. Amico e confidente. Padre calcistico e direttore. Era tutto Ermanno Pieroni. Era il sorriso sincero con il quale apriva ogni telefonata, era un vulcano di conoscenza quando parlava di calcio e del talento prossimo da scoprire, era un padrone di casa carismatico e autoritario per i suoi giocatori e allenatori.
Due stagioni insieme da calciatore, una da allenatore nell’Arezzo (stagione 19/20). Di fatto l’ultimo allenatore scelto nella sua lunghissima carriera da dirigente. C’era l’amicizia vera, la sana ammirazione verso il maestro. C’era tanto nel loro rapporto. Così tanto che i ricordi, oggi, fanno fatica a farsi spazio tra le lacrime…
Il ricordo di Di Donato
“Caro Ermanno, mi mancherai. Mi mancherà l’amico con il quale andare a mangiare fuori la domenica dopo le partite, mi mancherà il maestro al quale chiedere un consiglio tattico, mi mancherà il direttore. Mi mancherà tutto.
Dopo l’ultimo saluto di ieri, mi ero ripromesso di dedicarti questa vittoria. Una vittoria importantissima per me e per il Latina. Ne saresti stato fiero, orgoglioso. Ma allo stesso tempo so bene che nella nostra telefonata post gara mi avresti detto di rimanere concentrato e di pensare alla prossima.
E’ stato un privilegio conoscerti, un onore essere tuo amico. Nessuna parola sarà mai sufficiente per dirti ‘grazie’. Ci sei sempre stato. Sempre.
Il calcio era la tua vita, eri il Mago. Ti bastava un’occhiata per capire se un giocatore fosse buono o meno. Eri un leader. Silenzioso, ma autoritario quando serviva. Ti bastava uno sguardo per farci capire ciò che non andasse.
I tanti viaggi insieme, soprattutto l’anno scorso quando ero senza squadra, sono e saranno per sempre il più grande bagaglio calcistico che potrò avere. Ti saluto con il sorriso, come sarebbe piaciuto a te, per questa vittoria. Ti saluto con le lacrime per non poterti più avere qui, accanto a me”.
Di Lorenzo Buconi