Quando Franco Bellocq ha comunicato la sua intenzione di tornare in Argentina per motivi strettamente personali a mercato già chiuso, il direttore sportivo del Taranto non ha avuto dubbi su quello che sarebbe stato il suo sostituto: Davide Di Gennaro. Fresco di doloroso svincolo dal Bari il 31 gennaio, scelta che fa notizia per chi in carriera ha giocato quasi 300 partite tra Serie A e Serie B e che a 33 anni aveva accettato la sfida biancorossa per la seconda tappa in C (dopo Cesena) nella sua vita. Alla chiamata del Taranto, Di Gennaro ha risposto presente: contratto di sei mesi e voglia di rilanciarsi dopo cinque mesi senza essere protagonista nell’organico della capolista.
A Taranto Di Gennaro arriva dopo un anno caratterizzato da 21 presenze in Serie C: divise tra le 13 apparizioni da protagonista a Cesena e le 8 gare (228 minuti complessivi) giocate a Bari, senza lasciare il segno. A condizionarne il cammino nel gruppo di Michele Mignani sono stati piccoli intoppi fisici, su tutti l’infortunio rimediato a fine settembre alla prima da titolare contro la Paganese, e le difficoltà a inserirsi in un 4-3-1-2 infarcito di uomini di grande qualità ma che presupponeva anche tanta intensità. I 45′ giocati il 23 gennaio contro il Catania hanno rappresentato l’apripista all’addio: rigore provocato, errore in fase di impostazione sull’azione che ha condotto all’1-2 ospite con Greco e sostituzione all’intervallo. Otto giorni dopo, nei battiti finali del calciomercato invernale, ecco l’addio. Con tanto di omaggio del ds biancorosso Polito: “Lo devo ringraziare pubblicamente – le sue parole – è un ragazzo dai grandissimi valori umani e ha capito il momento”.
Valori. Insieme a quelli umani, in Di Gennaro non sono mai stati in discussione quelli tecnici. Non a caso è stato capitano della Primavera del Milan e in rossonero ha esordito poco più che maggiorenne: 19 maggio 2007, subentrando a Costacurta nella sconfitta casalinga per 2-3 contro l’Udinese. La stella polare in rossonero? Andrea Pirlo, dal quale ha mutuato il numero 21 e il percorso tattico, trasformandosi nel tempo da trequartista in regista. Inizio di un lungo viaggio con valigia al seguito: trova continuità a Bologna in B, non al Genoa e al Livorno in A. Dopo la maturazione tra Padova, Modena, Spezia e Vicenza in B, acquisisce le stimmate del vincitore: lo fa a Palermo prima e a Cagliari poi, conquistando altrettanti campionati di B. Dopo metà stagione con i sardi in A, nell’estate 2017 passa alla Lazio. Quella che sembrava un rampa di lancio si rivelò però una stagione chiusa con 5 presenze e la vittoria della Supercoppa italiana. Inizio di un percorso che lo porta alla Salernitana, poi alla Juve Stabia e infine in C. Il rimpianto maggiore? Riguarda il ruolo. “Ho avuto la fortuna di allenarmi con la prima squadra del Milan -raccontava Di Gennaro anni fa a Sky Sport – e Carlo Ancelotti è stato il primo a dirmi di cambiare ruolo. Purtroppo non gli ho dato ascolto, però ci ha visto lungo e quindi anche grazie a lui sto facendo bene”.
Aveva iniziato il suo 2022 per tornare al centro del Bari, ora riparte con l’intenzione di tornare protagonista. Restando in Puglia ma scendendo di 100 chilometri in direzione sud. Nel modulo di Giuseppe Laterza, che alterna il 4-2-3-1 e il 4-3-3, potrà essere affiancato da due cursori o giocare in coppia con capitan Marsili o Civilleri. Difficile immaginare Di Gennaro titolare già sabato, nel derby contro la Virtus Francavilla, logico definirlo una risorsa importante. Prendersi le chiavi del centrocampo sarà invece un suo merito. Mettendo da parte le 308 partite (quasi tutte tra A e B) con 47 reti e 40 assist in carriera.
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