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Dalla Serie C al gol in rovesciata contro il Milan: chi è Di Michele, il nuovo allenatore della Turris

Qualità da vendere. Irrequieto come pochi. Stare fermo in un posto non fa per lui. Ha cambiato tantissime maglie ma ha sempre lasciato un ricordo indelebile, con il numero 17 sempre sulle spalle. David Di Michele è stato genio e sregolatezza del calcio italiano. 190 gol da professionista. Un dato che fornisce contenuti, ma che potrebbe bastare a spiegare la grandezza di un talento a cui è mancata solo una cosa: la grande squadra, il club dall’immensa storia. Ma poco importa se, in fondo, sei felice. E lui lo è stato, in giro per l’Italia. “Ogni anno mi davano per partente“, ha dichiarato in un’intervista a Grandhotelcalciomercato.com. Una vita dinamica, come in un film dalla pellicola intensa. Ora, un’altra vita. Quella da allenatore. Ad aspettarlo la Turris, dopo le dimissioni di Padalino (leggi qui), nel Girone C di Serie C.

Le sinfonie di “Re” David: dalla Lodigiani al trasferimento mancato all’Inter

“Re” David. Suona bene, sul suo nome. Ma è perfetto anche per descrivere l’atteggiamento di un attaccante che ha sempre marchiato il territorio. Conquistato avversari e segnato tanti, tantissimi gol. Un viaggio partito da lontano: dalla Lodigiani, in Serie C. 20 presenze, 6 gol e 1 assist. Mica male, per un ragazzino sbarbato che porta con se una valigia piena di sogni. Nella stessa squadra da cui partì un certo Francesco Totti: “Nel 2008 era tutto fatto con la Roma, c’era Spalletti che mi stimava e per me giocare con Totti sarebbe stato un sogno. Ne parlo con Cairo che mi dice che non mi avrebbe ceduto a una diretta concorrente”, ammise l’attaccante a Grandhotelcalciomercato.com.

Il prossimo treno su cui saltare si chiama Foggia. Per la prima volta Di Michele assapora la Serie B. Anzi, ci prende proprio confidenza. Ben 14 gol in 71 presenze, impreziosite da 3 assist. Dal 1997 al 2001 gioca con la Salernitana: ben 102 presenze e 48 gol. Il 46enne nato a Guidonia Montecelio ha ufficialmente i fari puntati addosso. Anche quelli dei grandi club: “Nel gennaio del 2001 – ha raccontato l’attaccante – il presidente mi chiama nel suo ufficio. Eravamo secondi in Serie B e le cose andavano bene. Pensavo mi volesse dire di caricare la squadra, invece mi comunica che mi avrebbe venduto all’Inter e che quella sarebbe stata la mia ultima partita a Salerno”. Lui decide la sfida contro il Ravenna, segnando la rete della vittoria. Il giorno dopo, era già a Milano, dove lo aspetta una sorpresa: scopre di non essere stato venduto. Il risultato? Ancora la Salernitana nel suo cammino. Storia di una trattativa sfumata e di un’illusione, grande, enorme. Del resto l’Inter è un treno che non passa tutti i giorni nella vita.

Di Michele, la rovesciata contro il Milan di Maldini e “Sheva”

Al rientro, si infortunia pure alla caviglia. Una botta psicologica che ha gettato nello sconforto persino uno come lui. Mai arrendevole, sempre caparbio. Di Michele chiuderà la stagione con 14 gol fatti in 30 partite. La svolta, si chiama Serie A. L’Udinese gli regala l’opportunità di calcare i prati del calcio che conta. 30 volte in campo, 9 reti e 2 assist, prima di passare alla Reggina, sempre in Serie A. “Irrequieto”, come sempre. Ma con la voglia di lasciare il segno, ovunque. I tifosi calabresi se lo ricorderanno molto bene per aver visto, al Granillo, uno dei gol più belli della storia del club. 

9 maggio 2004. La Reggina si gioca la salvezza in Serie A, contro il Milan delle stelle Maldini e Shevchenko. I rossoneri sono già campioni d’Italia con 3 giornate d’anticipo grazie al successo sulla Roma di 7 giorni prima. Il gemellaggio tra le due tifoserie, a fare da cornice. La squadra di casa ha bisogno di una vittoria e sperare in un passo falso di Empoli e Modena. Il copione è esattamente quello sperato, ma a riempirlo di parole ed emozioni, è stata la fantastica rovesciata di David Di Michele. Dopo 7′, a spiazzare Abbiati. Un gol che in pochi dimenticheranno. Una perla. Un gol “Alla Di Michele”. 

Udine, Torino e Palermo: le indimenticabili notti europee

Un trittico importante della sua carriera. Tre capitolo diversi ma allo stesso modo affascinanti. Di Michele torna a Udine nel 2004 dopo  aver segnato 37 reti alla Reggina. E gioca con un certo Totò Di Natale. L’esordio, in Coppa Uefa, dove colleziona 2 presenze. Con 37 presenze, 15 gol e 4 assist contribuisce in maniera decisiva alla qualificazione in Champions League dei bianconeri. Nella coppa più bella di sempre, ben 6 gettoni. Il primo, contro il Panathinaikos. Gioca 11′, l’Udinese vince 3-0 e sogna in grande. Nell’estate del 2005 lo chiama Zamparini, al Palermo. 2 anni, fino al 2007. 56 presenze (di cui 4 in Coppa Uefa), 17 reti e 7 assist, con Guidolin in panchina. Altri giro, altra corsa. Una ruota che non si ferma, e che cambia colori di continuo. Next stop: Torino. Gioca in granata fino al 2008, insieme a Diana e Corini, adesso entrambi allenatori (di Reggiana e Palermo). 

Le ultime esperienze e il nuovo capitolo allenatore

Dopo una breve parentesi al West Ham, ecco di nuovo il Torino. Di Michele è al centro del progetto, da capitano. Ma le cose no vanno per il verso giusto: “Alla prima difficoltà e ai primi errori ero sempre io il capro espiatorio. Così decisi di cambiare aria”. Nel 2009 lo accoglia il Lecce, in Serie B. Nella stagione 2009-2010 3 gol e 7 assist. Ma, soprattutto, la promozione in Serie A. Poi gli ultimi viaggi, di un libro pieno di storie da raccontare. E per cui non basterebbe una vita. Chievo, ancora Reggina e poi Lodigiani, dove tutto era iniziato. Ora la nuova vita da allenatore. Un altro sogno, un’altra magnifica scalata. Verso quella Serie A che ha sempre sognato quando aveva gli scarpini addosso. Di Michele ricomincia con giacca e cravatta, dalla Serie C.

Redazione

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