Lecco, Di Nunno: “Se restiamo fuori ci sarà un conto da pagare. Perché il ricorso del Perugia?”
Il 2 agosto, data dell’udienza al Tar, si avvicina. Un’altra pagina di questa lunga vicenda sta per essere scritta. L’ad del Lecco, Paolo Di Nunno, è tornato a parlare della situazione che sta coinvolgendo il club bluceleste in una intervista alla Gazzetta dello Sport. La vittoria dei playoff il 18 giugno, l’esclusione da parte della Covisoc il 30 giugno, l’ammissione decisa dal Consiglio Federale il 7 luglio e il ricorso del Perugia accolto dal Collegio di Garanzia del Coni dieci giorni dopo. Un’estate, quella del Lecco, fatta di ricorsi e continui cambiamenti. “Siamo sicuri al 99,9% di essere riammessi. Se ci lasciano fuori ci sarà anche un conto da pagare per la Lega, perché io sto spendendo 1,2 milioni di euro per mettere a norma lo stadio. Stiamo perdendo soldi per il turno di Coppa Italia che avremmo dovuto fare. Stiamo lavorando, se uno va al Rigamonti Ceppi trova gli operai“, ha affermato Paoli Di Nunno, ad del Lecco.
Lecco, Di Nunno: “Perugia e Foggia, perché?
“Ci hanno detto che tra il 20 e il 22 agosto i lavori al Rigamonti Ceppi potrebbero essere finiti. Padova è a disposizione. Dicono che ho consegnato i documenti in ritardo, ma io ho finito di giocare il 18 a mezzanotte e avrei dovuto consegnare tutto il 20? Chi lo pensa non sta bene“, ha proseguito Di Nunno. “Senza dimenticare che prima di giocare a Foggia avevamo chiesto una proroga alla Figc, senza avere risposta“. Un mercato difficile da portare avanti: “È un problema“. E un commento sugli altri club coinvolti: “Non capisco perché il Perugia si sia messo in mezzo. Il Brescia non mi interessa, non mi ha fatto niente, ma perché il Perugia ha fatto ricorso? Perché devono vendere la squadra, è chiaro. In B un club vale 20, in C vale 1. E il Foggia perché si è fatto avanti? Li abbiamo battuti 2-1 in casa loro e 3-1 a Lecco, bisogna accettarlo“.