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Diomansy Kamara: “Catanzaro e Modena nel cuore”. E ora un’accademia per giovani talenti africani

Diomansy Kamara è un ponte tra passato e presente, Serie A e Serie C, Africa e Italia (da Catanzaro a Modena). Una storia che si intreccia con altre storie. Quelle dei tifosi che l’hanno accolto in C2 e acclamato in A. Delle città italiane e dei compagni di squadra con cui ha un legame forte che dura tuttora. E quelle dei giovani talenti che studiano nella sua accademia inseguendo un sogno e un pallone. 

“L’Italia mi ha dato la possibilità di essere un giocatore professionista e io non potrò mai dimenticarlo. Ho imparato tantissimo, soprattutto come essere un giocatore: dall’alimentazione agli allenamenti. Per me è stata la scuola più importante. Allora poi tutti i campioni erano in Serie A. Non si parlava di altri campionati. Per questo è stata un’esperienza che porto sempre dentro e un obiettivo nostro è portare tanti talenti della nostra accademia in A”.

L’accademia di Kamara è la Afrique Football Elite, creata con il procuratore Bruno Satin e con Seran Diabate: “Ho deciso di re investire nel calcio, volevo restituire ai ragazzi africani quello che il calcio ha dato a me. In Africa abbiamo tanti talenti, per questo abbiamo deciso di creare la Afrique Football Elite, una scuola calcio di eccellenza. Non volevamo una semplice scuola calcio, volevamo fare qualcosa di alto livello.

Abbiamo iniziato 4/5 anni fa e abbiamo già avuto bellissimi risultati. Non è soltanto un investimento economico – necessario comunque per aprire un’accademia – ma noi siamo sempre sul posto. Si trova in Mali, il mio socio è di lì, e Bruno viene sempre una volta al mese. E io anche sono sempre presente, anche se vivo in Senegal. Abbiamo un ambiente ideale”.

Kamara e l’Italia: i ricordi con le maglie di Catanzaro e Modena

A proposito di ambiente, con Kamara è impossibile non parlare di due squadre: Catanzaro e Modena. E via con i ricordi, partendo da principio ovvero dalla C2: “All’inizio dovevo firmare col Bellinzona, in Svizzera. Poi abbiamo ricevuto una telefonata del presiedente Mancuso che era molto legato all’agente con cui lavoravo a quei tempi (Adriano Di Vittorio). Mi ha detto: ‘Guarda che c’è questa squadra in Serie C…’. Ho risposto: ‘Ma sei pazzo? Devo firmare per un club svizzero di seconda divisione e mi parli della C?’.

Alla fine sono arrivato in Italia e ho trovato un ambiente come piaceva a me, molto familiare. E la città viveva di calcio. Agli allenamenti c’erano sempre tanti tifosi, 7/8mila persone. Gli ho detto: ‘A me le scommesse piacciono’. Mi ha risposto: ‘Vedi che in due anni puoi arrivare in Serie A’. Pensavo fosse matto…”

“Catanzaro è casa mia”

“Pensavo di fare C2, C1, massimo la Serie B. Il primo anno invece sono ‘esploso’, la gente mi voleva bene, sentivo tutto il loro calore. E ancora oggi una o due volte all’anno vado a Catanzaro perché quella è casa mia. Mi hanno dato l’opportunità di diventare un giocatore professionista e dopo un anno e mezzo sono arrivato in Serie A.

Ho sempre bellissimi ricordi della Calabria e Catanzaro è casa mia”.

Talmente ‘casa’ che Kamara ci è anche tornato a fine carriera: “Volevo aiutarli, mi hanno chiesto di tornare per un progetto molto ambizioso. Per far crescere il club. Ma purtroppo non era più la stessa famiglia. Avevo lasciato Catanzaro 15 anni prima e il calcio non era più lo stesso. Nel frattempo ho giocato in Premier e altrove ma quando sono tornato non era più come prima. Mi avevano fatto un bel contratto per quella categoria però il progetto non faceva per me, così dopo 6 mesi ho preferito dire basta. Non era un discorso di soldi, era una questione di visione”. 

E il Catanzaro di adesso? “La Serie C è difficile. L’obiettivo promozione non è solo un discorso di giocatori, devi avere anche fortuna. E’ complicato. Ho sempre detto al presidente che se ha bisogno di aiuto io ci sono ma in Italia c’è il problema del tesseramento degli extracomunitari, per questo non posso portare giocatori. Però se salgono in B, uno della mia accademia lo porto sicuramente!”.

“Grazie Modena per la Serie A. E quella chat con gli ex compagni…”

Dal salto di categoria ad un altro salto, quello che ha portato Kamara in Serie A: “Il Catanzaro è il club che mi ha fatto diventare professionista, il Modena è la squadra che mi ha fatto conoscere la Serie A. Ho esordito all’Olimpico, contro la Roma: come si può dimenticare?

Grazie a quell’esperienza ho conquistato anche la maglia della nazionale senegalese. Il mio cuore è diviso, metà legato a Catanzaro e l’altra metà al Modena. Voglio bene a entrambi i club e spero che anche il Modena possa ritrovare presto la B e poi anche la A magari perché è una piazza che se lo merita. Parlo ancora con qualche giocatore di allora: Fabbrini, Pasino, Ungari, abbiamo una chat del Modena ‘La Vecchia Guardia’ e chiacchieriamo spesso là. Lì ho legato moltissimo con i compagni”. 

Ci lasciamo con un sorriso e con la curiosità di sapere cosa si scrivono in chat gli ex Modena, ma anche con un retroscena. Non di calciomercato bensì di spogliatoio. Diomansy ci ha rivelato che a quei tempi si chiamavano anche la ‘Longobarda’. Il motivo? Cinematografico chiaramente, perché il nome arriva proprio dal film ‘L’allenatore nel pallone’. “E io ero un po’ l’Aristoteles della squadra”.

Credit foto: Moinaci

Redazione

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