Fare tredici con un gol al 97′. Metterla dentro all’ultimo secondo dell’ultima partita della stagione. Danzare sul filo del rasoio tra l’apoteosi collettiva e lo spettro della retrocessione in Serie D, tenendosi in equilibrio, una sportellata dopo l’altra, fino a toccarla quanto basta per cambiare un destino già scritto. Poco meno di un anno fa, il 22 maggio 2021, Abou Diop metteva così la firma sulla sedicesima salvezza consecutiva della Paganese. Lo stadio “Torre” in visibilio, il senegalese uomo copertina. Un sogno a occhi aperti materializzatosi in un folle epilogo: lì a sovrapporsi, come in Inception, all’incubo vissuto dal Bisceglie di Giovanni Bucaro, che invece scendeva in D. Ma il calcio, come la vita, può tramutarsi in una sorta di beffarda Parigi – Dakar: neanche il tempo di superare una duna, che ti ritrovi impantanato in un deserto di incertezze. Immobile. Costretto a non poterti muovere. Dall’epica al dramma sportivo: così ora la Paganese si giocherà la salvezza ai playout, nella gara di ritorno con la Fidelis Andria. Tutto, sempre, nello spazio di un respiro.
Lo scorso anno Diop è andato 10 volte a bersaglio in campionato: 3 nei playout, compresa la doppietta nella decisiva sfida di ritorno contro il Bisceglie. La stagione 2020/2021 è stata, finora, la migliore in carriera in termini realizzativi per il 28enne senegalese, che pure aveva fatto decisamente bene nella sua precedente annata. Lo testimoniano i 9 centri in 24 partite, uno in Coppa Serie C. Poi il destino è entrato a gamba tesa. All’alba di una nuova avventura in azzurrostellato, con i tifosi già pronti a fregarsi le mani per il tandem con Castaldo, arrivato in estate, ecco il granello di sabbia negli ingranaggi della macchina da gol chiamata Diop.
L’attaccante senegalese risulta positivo al Covid, lo supera. La vita continua. Le visite mediche di rito non si rivelano, però, di rito. C’è qualcosa che non va. Lo si capisce subito e non si esclude che possa essere stato proprio il Coronavirus a incidere in una qualche misura su quei test che non danno esito positivo. Lo staff medico della Paganese è scrupoloso, il club è maniacale nel non lasciare nulla al caso e approfondisce la questione, esame dopo esame. Il verdetto è un semaforo rosso che fa male, ma è necessario. Diop sparisce dai radar, avvolto da un mistero che è, in realtà, è solo e soltanto doverosa privacy. L’idoneità per la pratica dell’attività sportiva viene sospesa in via cautelativa: riposo e cure. Assolute. Iniziano mesi d’inferno, in cui Abdou, cresciuto nel Torino con cui ha ottenuto 3 presenze in Serie A, viene scaraventato dritto giù dal paradiso.
Diop non può giocare. Non viene più convocato dalla gara casalinga col Bari, a settembre. Dopo i 66 minuti giocati contro il Taranto, steso 2-1 nel giorno della prima gara interna dell’era Grassadonia, inizia il calvario dell’inattività forzata. Da protagonista a spettatore: Diop il girone di andata lo passa così. Pazienza, infinita pazienza. La ruota sta per girare. L’idoneità arriva intorno alla metà di gennaio. Stavolta il semaforo è verde. E, ironia della sorte, Diop torna tra i calciatori a disposizione proprio in occasione di Taranto–Paganese. Non gioca, ma c’è. Ed è quello che conta. Perché il peggio è finalmente passato e ora non ci sono più dubbi: il bomber può ancora scendere in campo. I 23 minuti contro il Bari capolista sono una rinascita. Fanno il paio coi 24 da subentrante, domenica scorsa, nell’andata di un altro playout, quello in corso contro la Fidelis Andria, deciso, nel suo primo atto, da uno spunto di Cretella (QUI gli highlights).
Adesso c’è da farsi trovare pronto a un altro appuntamento. Non un dettaglio, ovviamente: quello con la rete che si gonfia, specialità della casa. Diop e lo score fermo a zero sono sempre stati in antitesi. Solo la malasorte poteva renderlo un binomio possibile. C’è, dunque, il primo timbro stagionale da provare ad apporre, ora come allora, sotto la guida di Di Napoli, che, intanto, è tornato in sella. E per lui stravede. C’è da provare a riprendere da dove aveva lasciato per regalare alla Paganese un’altra impresa storica. Un 17 più che mai auspicato, dopo quel 13 che non è stato fortunato come uno di quelli inseguiti dagli italiani al caro, vecchio, Totocalcio. La battaglia sportiva del “Degli Ulivi” è alle porte e Diop è pronto a combatterla con una motivazione in più: quella di un cerchio da chiudere.
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