Tre partite, quattro punti, la sensazione di aver cambiato volto alla squadra e alla stagione. Esito dei primi passi della cura Diaw Doudou sulla panchina della Fidelis Andria. La soluzione ad interim prevista dall’arrivo dell’ex difensore senegalese, promosso dalla Primavera 4 alla prima squadra dopo l’esonero di Cudini, è diventata definitiva. A Doudou sono bastati 270 minuti per convincere tutti: società, giocatori e tifosi. Domenica scorsa ha festeggiato la sua prima vittoria da allenatore tra i pro con l’1-0 al Monterosi…dalla tribuna, perchè squalificato. Dando il via a una risalita (la Fidelis resta ultima nel girone C di Serie C con Viterbese e Messina) e restituendo entusiasmo a una piazza sfiduciata dopo l’avvio di campionato. Il tutto in tre mosse.
Ha azzerato le gerarchie, Doudou. “Conta poco cosa si è fatto, conta cosa si farà di qui in avanti” raccontava al suo insediamento, prima dell’1-1 contro il Monopoli all’esordio sulla panchina della Fidelis. Detto, fatto. Con dei rilanci eccellenti. Su tutti Pietro Ciotti: 23enne fondamentale nella seconda parte della scorsa stagione e in campo per soli 92′ sin qui, è diventato il titolare in fascia a destra. Tra i pali si è rivisto Filippo Vandelli, tornato ad Andria a stagione in corso e riposizionato in porta con il sacrificio di Zamarion. Un concetto valso anche per Fabio Delvino al centro della difesa nel match contro il Monterosi, per Matteo Pinelli, 21enne arrivato dal Sassuolo in estate schierato da titolare nell’ultimo turno dopo appena 47 minuti in campo, e per Malik Djibril, 2003 che gioca con la personalità di un over a centrocampo: aveva totalizzato 217 minuti prima dell’arrivo di Doudou, ha giocato due volte da titolare in tre partite con il nuovo allenatore. Il prossimo potrebbe essere Giacomo Tulli: prelevato con contratto triennale nell’estate 2021 dalla FeralpiSalò, il 35enne romano ha vissuto un’estate da separato in casa. Rimasto ad Andria, sin qui ha giocato appena 18 minuti in Coppa ad Avellino. Negli ultimi tempi è però sempre meno ai margini e confida in una chance.
La rivoluzione di Doudou passa anche per un aspetto tattico. La prima mossa dell’allenatore è stata nel ritorno al passato. Cudini aveva rinunciato dopo poche giornate alla difesa a 4 testata in estate e varata ai tempi di Campobasso. L’ex giocatore di Torino e Bari l’ha riproposta. Non più 4-3-3 ma 4-3-1-2. Un modo per tenere insieme le qualità da regista di Arrigoni e Urso a centrocampo, affidando al capitano e al numero 10 i due vertici, e valorizzare un reparto che sin qui ha firmato più della metà dei gol biancoazzurri (7 su 12, con Urso, Candellori e Paolini a segno due volte a testa e Arrigoni in rete nel 3-0 al Messina). In attacco, addio ai punti di riferimento: panchina negli ultimi due turni per Sipos, più responsabilità per Bolsius – in rete contro Monopoli e Crotone – e rilancio di Pavone come seconda punta.
“La squadra è dei tifosi. Tutti quanti vengono e se ne vanno, ma i tifosi rimangono sempre attaccati alla maglia” era stato il manifesto di Doudou al momento dell’insediamento. Consapevolezza di chi ha vissuto piazze importanti, si è tolto anche lo sfizio di marcare Pippo Inzaghi in Serie A e ha testato tutti i campi, dalla D alla A. E non è un caso se la piazza di Andria lo ha apprezzato e applaudito dal primo momento. Ne ha riconosciuto la voglia di affermarsi e la fame. Trasmessa ai suoi ragazzi. Nei primi 20 giorni della sua gestione ogni giocatore ne sta riconoscendo, pubblicamente e nel privato dello spogliatoio, la capacità di farsi apprezzare. Diaw lo fa con quella calma nell’esposizione dei concetti che ricorda Zeman e con il pragmatismo di chi sa che non può fermarsi. Perché succede solo a chi ci crede e Doudou ci ha creduto davvero: e ora vuole che ci credano anche i suoi giocatori.
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