Cambiamento. Questa parola, a molti, il più delle volte, trasmette un senso di paura. Decidere di stravolgere la propria vita. Capire che, forse, il sogno che abbiamo sempre inseguito non è più ciò che realmente desideriamo. E ciò che è successo a Ettore Mendicino. In una prima vita calciatore (di Lazio, Cosenza e Salernitana), in una seconda vita imprenditore, studente e rappresentante di quelle persone che, per un motivo o per l’altro, hanno paura di alzare la voce. “Ho detto basta con il calcio, ora sto mettendo le basi per il mio futuro”, racconta nell’intervista concessa a LaCasadiC.com.
“Con il calcio ho smesso, ho capito che con i miei nuovi impegni lavorativi non ce la facevo più”. Inizia così la nostra chiacchierata con Ettore. Il classe 1990, dopo una vita passata tra i campi di calcio di tutta Italia, ha deciso di mettere un punto alla sua avventura nel mondo del pallone a 33 anni. “Dopo il Covid sono rimasto senza squadra. Andai a giocare quasi gratis, ma non mi divertivo più. L’età avanzava, i problemi fisici anche e io mi stavo disinnamorando di questo mestiere. Sono andato in Serie D, a Ravenna, dove ho trovato un ottimo ambiente. Sfiorammo la promozione, mi aspettavo per ciò che avevo dato per la maglia un progetto che mi facesse tornare l’entusiasmo, che non è arrivato. Non avevo più ambizioni vere e proprie“.
Dalla Serie D all’Eccellenza. Ettore Mendicino nel 2022 sposa il progetto LUISS, università di Roma che ha anche una squadra di calcio: “Qui mi hanno permesso di curare la mia formazione accademica e giocare. Quest’anno ho deciso di distaccarmi definitivamente dal campo e sto continuando la mia seconda vita. Sto mettendo le basi per il mio futuro. Entrando in quest’ateneo ho scoperto ragazzi stanno avendo la possibilità di reinventarsi”.
E qui nasce l’idea di lanciare il suo podcast “Fuori dal Podio”, che ospita settimanalmente personaggi che, dopo una prima vita sportiva nel mondo del calcio e non, si sono reinventati: “È un progetto nato per gioco. Vivendo a Roma ho incontrato molti miei ex compagni che mi hanno raccontato le loro storie. Conosco molti ragazzi di B e C che sono infelici, prigionieri dei loro sogni. Anche io a 28 anni ero frustrato per questo. Mi sono gettato in un nuovo mondo, tante persone non lo capiscono. E quindi ho deciso di parlarne in pubblico. Ma non vale solo per il calcio. L’obiettivo è quello di dare voce di chi è meno in vista. Lanciare dei messaggi per i ragazzi che sono in difficoltà. Molto spesso ci serve ascoltare storie di chi ce l’ha fatta”.
Ettore, con il suo progetto, mira anche a sensibilizzare le società: “I calciatori sono esseri umani. Il nostro obiettivo? Salvare carriere. Sto raccogliendo moltissime testimonianze. I messaggi che vogliamo mandare sono anche per i genitori. Ci sono ragazzi che investono tutta la loro vita per il calcio, poi si ritrovano senza squadra. Cosa devono fare allora? Non era scritto da nessuna parte che quello era il loro sogno, magari ne hanno altri e devono solo scoprirli”.
Distaccarsi e ripartire. Ettore ha voltato pagina, immergendosi a 360º nel suo nuovo progetto: “Il Calcio? Non mi manca. A oggi sono una persona estremamente felice. Se la Salernitana è in Serie A è anche grazie a chi ha vinto la Lega Pro. Sono stato capitano del Siena, ho giocato in Serie A con la Lazio, ho vissuto momenti unici nella mia vita. Sono orgoglioso della mia carriera. Ho preso tantissime botte ma mi sono sempre rialzato”.
Ci sono dei momenti, però, che difficilmente Ettore riuscirà a dimenticare. La voce con cui lo racconta ne è la conferma. Il primo flash è un gol ad Anfield. “In realtà me lo annullarono – ride – Avevo 18 anni e giocai contro il Liverpool di Gerrard e Kuyt”. E pensare che la sua carriera poteva prendere una cartiera diversa, perchè Mendicino ad Anfield ha rischiato di giocarci di nuovo. “Era il periodo in cui Macheda andò a giocare in Inghilterra. Un dirigente parlò con mio papà, ma non ci fu mai una vera e propria proposta, così come ci fu la possibilità della Roma. Ma io alla Lazio stavo bene e volevo restarci “.
Dall’album di ricordi ecco un’altra fotografia: “Il secondo è il 25 aprile 2015, il giorno della promozione in Serie B con la Salernitana. In quella stagione ho avuto tanti problemi, tra cui uno al cuore. Ho avuto anche una perdita dei sensi a Matera. La promozione la guadagnammo contro il Barletta, anche grazie a un mio gol. C’erano 30.000 persone allo stadio. Non lo dimenticherò mai”. Le emozioni passano anche per la Calabria: “Proprio a Matera, sullo stesso campo dove ero svenuto un anno prima, segnai un gol che ci permise di andare avanti nei playoff con il Cosenza. Quella rete per me ha avuto un significato speciale”.
. Siena è stata una tappa importante nella carriera di Mendicino. 44 partite, 9 gol e la fascia da Capitano La società, dopo lo scorso campionato di Serie C, e la società è dovuta ripartire (ancora) dai dilettanti: “Il problema sono le istituzioni che hanno permesso che ciò accadesse. Queste situazioni si devono evitare con regole ferree. C’è bisogno di capire che i bilanci vanno rispettati. Non sempre si vince con i giocatori più importanti. Io sto studiando anche per caprine di più queste dinamiche”.
Lo studio è sempre stata una costante nella vita di Ettore. Una valvola di sfogo dal pallone. Già nella sua “prima vita” da calciatore, Mendicino ha conseguito la Laurea in scienze della Comunicazione nel 2016, mentre giocava a Siena. Adesso grazie alla LUISS ha ripreso questo percorso, lanciando anche i suoi progetti come il Podcast Fuori dal Podio. La seconda vita di Mendicino è appena cominciata.
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