Il principale strumento a disposizione del tifoso per affrontare le difficoltà è certamente la memoria. Individuare, nelle parole di chi ha dato tutto nel passato, un vivo segnale di conforto presente. A Catania dopo anni d’alto profilo la situazione è precipitata. Dopo la seconda asta deserta, nonostante una classifica distante pochi punti dalla zona playoff, i ragazzi di Baldini rischiano concretamente l’esclusione dal campionato (l’esercizio provvisorio scade il 7 marzo).
“Provo grande tristezza – racconta Ezequiel Carboni, ex mediano rossoazzurro, a LaCasadiC.com – i tifosi sono sempre sul pezzo ma posso dire lo stesso dei giocatori e dello staff che antepongono la parte sportiva ai problemi, lavorando con i pochi mezzi a disposizione. Onore a loro, oggi è un giorno importante: ho seguito la vicenda Mancini, i relativi dubbi sull’offerta. Tra il Catania e la mia famiglia c’è una storia d’amore. Spero si trovi una soluzione seria per noi tifosi”.
Parla ancora da catanese, Ezequiel Carboni. Come fosse ancora in campo, nel bel mezzo di un tackle in scivolata. Per lui, dopo 86 gare, il rossazzurro è una vera e propria fede da alimentare. Anche a distanza. “Quando possibile guardo sempre il Catania – ci confessa – la squadra è forte, mi piace: lotta, corre e colleziona risultati importanti nonostante tutto. Anche se in casa, dopo il derby è mancata un po’ di continuità. Le difficoltà arrivano quando lo aspetti perché giocando a viso aperto l’organico è letale, grazie a gamba e qualità”.
Letalità resa certamente possibile da un Luca Moro formato bomber d’Italia. “È un ragazzo forte, 21 gol non sono casuali. Si prende le sue responsabilità senza paura. Lo score di 10/10 su rigore lo dimostra”. Non solo Moro però. Perché la forza collettiva va comunque bilanciata. “È molto importante il contributo di Izco per la gestione delle partite. Gioventù ed esperienza sono sempre un bel mix”.
È l’emozione a guidare il racconto di Carboni. Per lui, giunto in Sicilia nel 2008, dal Salisburgo grazie al duplice lavoro targato Lo Monaco-Cysterpiller, l’esperienza catanese, rappresenta un ritorno a casa. “C’era un’atmosfera unica e noi argentini siamo stati accolti come figli -ricorda Ezequiel- eravamo distanti da casa ma uniti da un comune ideale. Sento ancora tanti compagni come il Papu Gomez e lo stesso Izco”. Profumo di casa, ritmo di tango, con un’atmosfera così i ricordi traboccano. “Momenti più belli? La vittoria contro l’Inter di Mourinho ma ci metto dentro anche i successi nei derby del 2009 e del 2011, entrambi 4-0. Uno in trasferta col gol di Mascara, uno in casa”. Emozioni, si ma anche riferimenti. Perché da dieci anni, Carboni guarda la panchina. “Del Cholo Simeone parla il suo importante percorso all’Atletico, io ricordo un grande professionista e un motivatore competente. Ho imparato da tutti ma apprezzo tanto Giampaolo, spero di andarlo a vedere. Mi sento vicino ai suoi metodi”.
Quello tra Carboni ed il rossazzurro è un legame unico. Indissolubile… di sangue! “Sì, mio figlio Cristiano è nato a Catania. Anche questo mi ha spinto a tornare nel 2019, alla richiesta di coordinare le giovanili, dopo un percorso da allenatore in Argentina. I miei ragazzi giocavano al Lanús, avevano i loro amici ma fu una scelta di vita per tutti noi”. Una scelta che, proprio a partire dal gennaio di quell’anno porterà progressivamente tutti i suoi figli all’Inter dopo soli pochi mesi di vivaio rossazzurro (Franco e Valentin sono anche stati pre-convocati in nazionale da Scaloni). Per papà Ezequiel, a parlare ci pensa il cuore. “Non tocca a me giudicare i giocatori io parlo dei miei ragazzi. Provo orgoglio e soddisfazione: vedere Franco allenarsi coi grandi ed essere convocato con il Liverpool in Champions ed osservare i progressi di Valentin e Cristiano mi rende tranquillo”. Sogno realizzato dunque? “Ancora è lunga – ribatte Ezequiel serio – bisogna che lavorino sempre e lo sanno. È andata bene ma ci sentiamo ancora oggi di ringraziare anche il Catania per tutto questo”.
Non dimentica, Carboni. Troppo forte l’appartenenza e l’onore di essere stato parte della storia dell’Elefante. Tant’è che stuzzicato su un futuristico ritorno, spiega. “Adesso collaboro con lo Spezia Primavera e mi trovo benissimo ma certo che se in un futuro si dovesse aver bisogno di me non direi di no. Sento Catania come la mia città ed il lavoro fu ottimo nonostante le difficoltà”. La voce a questo punto si fa seria, desiderosa più che mai di lanciare un messaggio alla gente. “I tifosi hanno sofferto tanto. Non mi va di usare parole già sentite. Spero vada bene ma questo popolo merita una risposta. Positiva o negativa che sia. Ci vuole rispetto, sono con loro”.
Orgoglio, gratitudine e speranza. Ezequiel ricorda e spera. In un futuro quantomeno ombra del passato glorioso che fu.
A cura di Damiano Tucci
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