I sogni sono quelli da inseguire a tutti i costi. I sogni sono quelli da alimentare con costanza, dedizione e passione. “A chi crede nei sogni basta un gradino per raggiungere le stelle”. E Fabio Miretti le stelle le ha raggiunte con sudore, lavoro e sacrificio. Il pallone come migliore amico e la voglia di indossare quelle scarpette e scendere in campo. Dai campetti vicino a casa fino a quelli di Vinovo. Da Cuneo a Torino, sponda bianconera, il futuro è scritto. L’idolo Nedved sin da bambino e quei colori a fare da sfondo alla sua vita ormai diventati una seconda pelle.
“Pronto, Fabio? Ti vogliamo alla Juventus” quelle chiamate che attendi da una vita e, certe volte, anche per una vita. I pensieri si fermano per un istante, il cuore batte forte e poi… Poi quel viaggio in macchina con mamma e papà sempre presenti al suo fianco ad accompagnarlo nella realizzazione di un sogno. I provini con la maglia di Xavi, un segnale di personalità ma ci torneremo. Poi la scelta Juventus per fare il primo gradino tra le stelle. Pensieri. Immaginazione. Sogni. Il tempo vola e ad un tratto è già il momento di giocare coi grandi. La Champions, la Serie A… la Nazionale e ora l’Europeo U-21 con l’Italia. Miretti c’è ed è pronto a essere protagonista.
Non poteva mancare Fabio Miretti nell’Italia U21. Dopo una stagione importante con la maglia della Juventus, il classe 2003 si appresta ad essere tra i protagonisti dell’Europeo U21 in Georgia e Romania. Una crescita repentina, partita dopo partita. Dalle Nazionali giovanili fino alla chiamata di Mancini a fine 2022. Segnali di talento. Ambizioni che prendono forma e sogni che continuano a realizzarsi. Uno dietro l’altro, perché vanno continuamente alimentati. Da Mancini a Nicolato lui c’è sempre perché non può mai mancare. Estro, personalità e consapevolezza nei propri mezzi. Crederci e lottare. E così sarà anche a Cluj teatro degli azzurrini per le tre sfide contro Francia, Svizzera e Norvegia. Miretti l’immagine del talento: vedere per credere o chiedere alla Juventus.
La Juventus per Miretti è quel sogno da bambino da realizzare. Quella risposta alla domanda: cosa vuoi fare da grande? Beh la sua sarebbe stata chiara, precisa e legata a quei colori: il bianco e il nero. Dai provini alla scelta tra Torino e Juve. Troppo semplice per chi ha il bianconero nel cuore. Il calcio è la sua vita e già ne capisce le sfumature del talento. Xavi, la maglia e la condivisione del ruolo: idee, visione e qualità. Personalità da vendere.
La stessa che poi fa vedere nel percorso del settore giovanile con quel soprannome già sentito negli spogliatoi di Vinovo, il ‘principino’. Non tanto perché ricorda il modo di giocare di Marchisio (nonostante la condivisione del ruolo), ma per le caratteristiche: juventino e cresciuto in bianconero, l’amore per quei colori e la stessa grazia nelle movenze in campo. Preciso e puntuale. Deciso e concreto. Dedizione e passione. Un legame tra il passato e presente della Juventus arrivato fino alla prima squadra.
Dalla Juve alla Juve. Miretti è l’esempio perfetto di quello che è la Next Gen o l’avere un progetto. Il classe 2003, step by step, è arrivato a giocarsi le sue carte fino a diventare titolare dei bianconeri. Da quel “Ma chi io?” prima dell’esordio al “gioca che sembra un veterano” sono passati pochi mesi. Mesi di partite. Mesi di lavoro. Mesi di sacrifici. Mesi in cui i sogni si sono sempre fatti più chiari e nitidi. L’inaspettato che diventa realtà. Dal Breda di Sesto San Giovanni a Malmoe in Champions League fino alle svariate partite in Serie A.
Un percorso di crescita dalla Next Gen fino alla prima squadra. Un diamante grezzo diventato luccicante e finito sotto gli occhi di tutti: il The Guardian, il Golden Boy 2022 (in cui è stato l’italiano più votato) e… il suo idolo Kevin De Bruyne. Il belga che gli ha recapitato a casa una maglia con tanto di autografo e dedica speciale: ‘Good Luck, Fabio’. Talento che chiama talento e ora quel ‘Buona fortuna’ da portarsi dietro all’Europeo con l’U-21. Dall’esordio nella competizione contro la Francia. Miretti è pronto, perché in fondo lo è sempre stato.
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