A Kiev, nel bel mezzo del conflitto tra Russia e Ucraina, c’è un gruppo di ragazzi che sta combattendo per i propri ideali. Una piccola “parte” di Italia che prende il nome di FC Catanzaro Kiev. Una congiunzione di storia e di colori, nata dalla passione del presidente-allenatore Oleksandr Sytsko. E proprio lui ha raccontato a LaCasadiC.com l’inizio di questa favola, dipinta a tinte giallorosse, tra storia e presente: “Il nostro fondatore ha scelto questo nome per la sua passione verso la squadra calabrese. Li conosceva dal loro approdo in Serie A”. Tra gli anni 70′ e 80′, il Catanzaro dei vari Massimo Palanca, Carletto Mazzone, Gianni Di Marzio in panchina, ha disputato ben 7 campionati nella massima serie. Una storia lunga 2949 Km, dal capoluogo calabrese fino a Kiev.
Dopo qualche anno alla guida della squadra, Sytsko ha deciso di lasciare l’FC Catanzaro Kiev: “Al momento del suo addio prendemmo la decisione comune di proseguire con lo stesso nome – ci spiega la società ucraina – Non abbiamo mai pensato di cambiarlo, al contrario per noi è stato un onore rappresentare questi colori”. Una connessione che nasce dalla passione viscerale per il calcio: “Abbiamo cercato di essere identici al vero Catanzaro, abbiamo sentito qualcosa che ci legava a questa squadra”.
Una serie di aneddoti e di racconti di storia giallorossa. A partire dall’usanza dei ragazzi di appendere la bandiera del Catanzaro prima di ogni partita. Non solo, i giocatori dell’FC sono diventati dei veri e propri tifosi della squadra originale, che si sta giocando il primo posto del girone C di Serie C con il Bari. Ma anche il richiamo del passato si fa sentire sempre forte e chiaro. “Abbiamo gioito per la vittoria di Claudio Ranieri in Premier League”. L’allenatore romano ha giocato con il Catanzaro durante l’esperienza in Serie A collezionando con la maglia giallorossa 225 presenze nel corso della sua carriera.
“L’attacco di un aggressore che vuole toglierci la libertà e ripristinare l’Unione Sovietica, di cui l’Ucraina è l’elemento principale, non ci ha lasciato scelta. O moriremo nell’indifferenza, o è meglio morire in battaglia. Quindi i giocatori del Catanzaro hanno preso le armi, anche quelli nati in Russia. La posta in gioco ora non è solo la nostra libertà, ma la libertà dei paesi baltici e dell’intera Europa, del mondo intero”. Parole emozionanti quelle della società di Kiev ai nostri microfoni. I ragazzi sono chiusi nei bunker e stanno combattendo a difesa di ciò che li ha rappresentati nel corso della loro vita: “Continuiamo a passare la notte in un rifugio antiaereo. Molte persone hanno già lasciato Kiev. Durante il giorno torniamo a casa per qualche ora, ma poi ci sentiamo al sicuro a passare la notte in un rifugio antiaereo. Ogni giorno c’è più volte un segnale di raid aereo”.
“Qualsiasi persona al nostro posto combatterebbe, anche se la potenza di chi sta provando ad occuparci è enorme e noi siamo molto più piccoli. Abbiamo una missione santa, stiamo combattendo per la nostra terra e la nostra libertà, quindi è più facile per noi e vinceremo”. Catanzaro e Kiev, Italia e Ucraina. Un legame che parte dallo sport più bello del mondo e si conclude nella forma più profonda di patriottismo. Come nell’inno della società calabrese: “Il giallo della terra, il rosso del mio cuore”. Una parte di Ucraina che combatte indossa una maglia giallorossa.
A cura di Francesco Marra Cutrupi
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