Il sole abbraccia le vie di Jundiai, città metropolitana del Brasile dello stato di San Paolo. Per le strade non è difficile incrociare qualche ragazzino con la maglietta verde-oro che gioca con gli amici a piedi scalzi. Il pallone è quasi da buttare, ma poco importa. Da tempo, ormai, nel retro del locale della famiglia Monteiro Dogo, il padre di Felipe si alza dal letto chiedendo una Soda. Nelle scuole calcio, però, di Felipe ce n’erano molti. Così, a quella Soda venne aggiunto il suffisso inho, fonema ricorrente in Brasile. Oggi quel ragazzo, Felipe Monteiro Dogo, ovvero Sodinha, vuole ripartire ed interessa a Rimini e Vis Pesaro in Serie C. Ma partiamo con ordine.
È proprio Jundiai il luogo in cui inizia la storia calcistica di Felipe Sodinha. Qualità e ritmo con la palla al piede. Felipe è cresciuto nelle giovanili del Paulista e sin da subito voleva seguire le orme del suo idolo Ronaldinho, che all’epoca, nel 2007, vestiva i colori del Barcellona. La strada era lunga e Felipe lo sapeva. Tuttavia, era proprio il 2007 quando Sodinha ricevette una chiamata dall’Italia. L’Udinese di Antonio Di Natale bussò alla sua porta e decise di farlo crescere nelle giovanili. Il ragazzo preparò le valigie ma in Italia restò soltanto un anno. Dopo pochi mesi ad Udine, Sodinha si ritrovò nella sua nazione ad esordire tra i grandi nelle squadra in cui aveva iniziato a giocare: il Paulista. Lì, in Brasile, sotto gli occhi della sua gente. Ritmo e velocità. Il verde-oro nel sangue. Sodinha tornò in Italia, all’ombra del San Nicola, per giocare con la maglia del Bari. In Puglia Felipe riuscì a collezionare quattro presenze, mettendo anche la sua impronta sulla promozione della squadra in Serie A. Ma per il ragazzo era il momento di giocare con continuità e così, ecco che Felipe Monteiro Dogo, detto Sodinha, arrivò in Serie C.
Per Felipe Sodinha era arrivato il momento di crescere e prendere definitivamente il volo. In due anni di Lega Pro, giocò nella Paganese e nel Portogruaro. Fu proprio nella seconda meta che il giocatore trovò una figura importante per la sua carriera, quella di Calori. “È stato il primo a credere in me, mi ha portato a Portogruaro e a Brescia, in lui ho visto la figura di un padre” racconterà poi a gianlucadimarzio.com, spiegando anche il primo incontro con il suo idolo. “Io ero all’Udinese ed ero amico di Siqueira che mi ha presentato a sorpresa Ronaldinho a Milano, siamo andati a casa sua e sembrava una discoteca. Non capivo dove stavamo andando, l’ho saputo solo quando ho incontrato Dinho per le scale. Sono stato lì fino alle 6 di mattina e avevamo gli allenamenti alle 10 del giorno dopo“. Dopo due stagioni in cui trovò poco spazio, Sodinha decise di rimanere fermo per un anno.
Quanto tempo può stare lontano dal campo un talento brasiliano che ha il calcio nel sangue? Poco. E infatti Felipe Sodinha dopo 12 mesi ripartì, ancora una volta dal suo Brasile, al Creara. L’inizio di un nuovo percorso. Le tappe sono le stesse di qualche anno fa, quando a vent’anni si ritrovò a fare le valigie per l’Italia. Già, l’Italia. Perché Sodinha dal Creara decise di tornare al Brescia, in Serie B, dove ritrovò Calori. In quei due anni, il giocatore riuscì a ritagliarsi uno spazio importante, giocando con continuità e facendo divertire, cosa che ai brasiliani riesce molto bene palla al piede. Da Brescia, Sodinha tornò in Serie C con il Mantova, dopo una parentesi in B con il Trapani. Poi, un’altalena tra la Serie C e la D, tra Rezzato e Mestre, tra Franciacorta e Modena. La voglia di vivere la famiglia che viaggia in parallelo a quella di tornare ad alti livelli. Oggi, il percorso del giocatore per la prossima stagione potrebbe transitare, ancora una volta, dalla Serie C. Felipe Monteiro Dogo, chiamato Sodinha da quando era bambino, vorrebbe ripartire ancora dalla Serie C.
A cura di Jacopo Morelli
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