Essere considerato uno dei migliori prospetti del calcio italiano è un privilegio, certo, ma può anche diventare motivo di pressioni. Davide Di Molfetta, attaccante classe ’96, lo sa bene. Una presenza in Serie A con il Milan di Inzaghi, e oggi riparte dalla Feralpisalò, seconda nel girone A di Serie C, con un sogno: “Tornare al vertice”. Il primo passo è la promozione in B: “E’ un obiettivo concreto: vogliamo arrivare tra i primi e giocarci tutto, consapevoli che ci sia anche la via dei play-off, eventualmente”, spiega ai microfoni de LaCasaDiC.com.
Sei vittorie (l’ultima importantissima contro il Padova) e un pareggio nelle ultime sette partite: l’ultima sconfitta risale al 19 settembre. “Siamo solo all’inizio, ma stiamo andando bene e vogliamo continuare così”. Il segreto di questi risultati? Semplice: il gruppo. “Siamo uniti e forti. Alle radici abbiamo dei valori saldi e sappiamo che il lavoro, giorno dopo giorno, porta i risultati. Anche quando Vecchi cambia la formazione titolare sa che chi scende in campo darà tutto e lotterà per portare a casa i tre punti”.
A proposito di Stefano Vecchi, Di Molfetta l’aveva già sfiorato anni fa, in qualche derby tra la formazione primavera del Milan e quella dell’Inter, sulla cui panchina sedeva l’attuale allenatore dei verdazzurri: “Abbiamo un bel rapporto. La sua chiamata è stata molto importante e penso di ripagare sul campo la sua fiducia”.
Dicevamo, Di Molfetta ha toccato la Serie A con un dito, vestendo la maglia del Milan: “Non dimenticherò mai quel 30 maggio 2015, il giorno del mio esordio in prima squadra”. A Bergamo i rossoneri battono l’Atalanta 3-1 grazie alla doppietta dell’ex del match, Jack Bonaventura, che negli ultimi minuti del secondo tempo viene sostituito proprio da Di Molfetta: “E’ stata un’emozione indescrivibile. Vivere lo spogliatoio del Milan in quegli anni, accanto a campioni come Kakà e Robinho, è stato un onore”.
Ma sicuramente, tra i calciatori più forti con cui Davide abbia mai giocato, ci sono anche alcuni ex compagni di Primavera: “Locatelli, ad esempio, ma anche – e soprattutto – Calabria. Abbiamo debuttato nella stessa partita e ci sentiamo ancora oggi. Mentre giocava titolare ad Anfield in Champions con la fascia al braccio avevo io le farfalle nello stomaco per lui”.
25 anni e una carriera davanti, ma già una grande consapevolezza per Di Molfetta: “So che forse non sono arrivato dove avrei potuto, ma, d’altra parte, so di poterci ancora arrivare. La Feralpi è il mio nuovo minimo. Qui sto riacquistando la continuità che finora mi è mancata, avendo cambiato nove squadre in otto anni. Ma ora non voglio più fermarmi: non mi accontento mai e ripeto a me stesso ‘Pensa, immagina e lascia che avvenga’”. Un motto, una speranza e un augurio. Per chi ha sfiorato il Paradiso e, dopo anni di Purgatorio, lo sta finalmente ritrovando.
A cura di Luca Bendoni
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