Dall’Old Trafford con la Juve al Manuzzi col Cesena: le due vite bianconere di Giandonato
Crescere nella Primavera della Juventus, affrontare un Torneo di Viareggio da protagonista. Esordire in Serie A con la maglia della prima squadra, farsi notare e accedere alla possibilità di debuttare anche in Europa League a soli vent’anni. Fortuna? Forse. Fatto sta che Manuel Giandonato in quel frangente risponde presente. Il capitano della Fermana conosce bene quei colori. Sfumature nitide nella mente del centrocampista. Ma con sfondi e aneddoti diversi. Questione di esperienze. Quelle belle, indimenticabili che colorano il cuore, a Torino, e quelle che deludono, ma che lasciano comunque il segno. Perché fanno crescere e acquisire consapevolezza in sé stessi. Questo è Cesena per Giandonato oggi. Vediamo.
Giandonato e la Juventus: un capolavoro a tinte bianconere
Esperienze. La carriera di un calciatore è fatta di questo. C’è quella che regala l’emozione più forte. Quella che convince in maniera definitiva che sia la strada giusta. Ma anche quella che vorresti non aver vissuto. Un infortunio o la delusione di una sconfitta. La paura di rimanere svincolati e di dover incorrere in un prolungato periodo di inattività. Oppure ritrovarsi in una squadra dove è difficile raggiungere la propria dimensione. Con il rischio di mettersi contro anche una tifoseria intera. Capita anche a chi nel proprio curriculum riporta alla voce “esperienze precedenti” un gol strepitoso dai quaranta metri all’Old Trafford sotto gli occhi di Sir. Alex Ferguson, Rooney e Giggs.
O l’aver, tra l’incredulo e l’euforia del momento, “rovinato” la festa di addio al calcio di una leggenda come Neville. Lui è Manuel Giandonato. Lo fa a soli vent’anni. Come background due presenze in Serie A, una in Europa League, una vittoria al Torneo di Viareggio in maglia Juventus Primavera e i gol con Ciro Immobile e Sebastian Giovinco. Un sogno per tanti un traguardo per Manuel. Una pacca sulla spalla da Del Piero, un buffetto da Gigi Buffon e il coraggio di Zaccheroni. Giandonato e la Juventus. Manuel e il bianconero. Due sfumature che parlano da sole. Vale anche nel calcio. Ricordi che diventano stimoli.
Cesena: una vera esperienza in “bianco e nero” e quell’episodio con Bisoli
Il bianco e il nero. Due colori per antonomasia l’uno l’opposto dell’altro. Giandonato e il Cesena la dimostrazione. Una stagione sola giocata in Riva al Savio e il desiderio di dimenticare in fretta. Campionato di Serie B 2012-2013. Periodo già difficile di per sé per la società romagnola che di lì a poco cadrà nel baratro della retrocessione in Serie C. Giandonato ha 21 anni. L’Old Trafford, Ferguson, Del Piero, Immobile e la Juventus sono solo ricordi. Manuel deve dimostrare a sé stesso che può tornare dove merita. A Cesena per “rinascere”. Per farlo si affida alle mani di Pierpaolo Bisoli. Un idolo senza pari all’ombra del “Dino Manuzzi”. La stagione non va come vorrebbe. Poche presenze, circa 13, nessun gol e prestazioni non esaltanti. Lo stadio di Cesena è una sentenza. Ai tifosi non sfugge nulla. E non temono di dimostrare il loro disappunto nei confronti del centrocampista.
Tredicesima giornata di ritorno, Cesena-Padova. Bianconeri in vantaggio 2-0. Giandonato commette molti errori nell’arco del match e il pubblico rumoreggia. Fino a esplodere all’ennesimo disimpegno sbagliato dell’ex Livorno. “Cambialo!”, “Levalo!”, “Fallo scendere!”, “Basta!” – iniziano ad urlare dalla Curva Mare. La paura dell’errore decisivo che potrebbe portare i veneti dalle parti del portiere cesenate è evidente. E si manifesta nei cori indirizzati all’allenatore. Bisoli è uomo di campo. Un allenatore che antepone i suoi ragazzi sempre e comunque. Si gira in maniera vigorosa verso gli spalti, individua i tifosi che inveiscono contro di lui e contro il giocatore classe 1991 e non le manda a dire. Con grande veemenza intima ai tifosi interessati di tacere e di scendere in campo al posto del ragazzo se ritengono di poter far meglio. Insomma, il bianconero ai piedi della Rocca Malatestiana si dimostra l’esatto opposto di quello all’ombra della Mole.
Fermana Cesena: la partita di Giandonato e il fortino del “Bruno Recchioni”
Oggi Manuel è il capitano e il leader della Fermana. Un giocatore che i tifosi gialloblù vorrebbero sempre in campo. A differenza di quanto accade al Manuzzi. Lo stadio “Bruno Recchioni” è la sua reggia. Il suo fortino. A maggior ragione contro il Cesena. Le statistiche parlano chiaro. Dal ritorno tra i professionisti del Cavalluccio ad oggi la squadra di Toscano non vince mai in quel di Fermo. E oggi c’è anche un Manuel Giandonato in più in cerca di riscatto. Per dimostrare ai supporters bianconeri che quello visto a Cesena non è il vero Giandonato. Forse anche per prendersi una piccola “rivincita”. Nell’unico umile modo in cui lo sa fare. Sul campo. Chissà, magari con un gol da quaranta metri. Per qualsiasi altro dubbio basta attraversare il Canale della Manica e suonare il campanello a nome: “Ferguson”.