Anima latina e “sangre caliente”: sono questi i massimi punti in comune tra l’Italia e l’Argentina. Mettete queste due caratteristiche nel calcio e troverete la formula perfetta su come sia gli italiani che gli argentini vivono questo sport. Il legame tra i due Paesi è da sempre molto forte. C’è una città nelle Marche che ha avuto uno dei più alti tassi d’emigrazione verso l’Argentina della regione ed è quella di Fermo.
Tra quelle migliaia di fermani andati in Sudamerica c’è anche Franco Matè, ex giocatore dei gialloblù negli anni 50. Chi invece è arrivato dall’Argentina diventando una leggenda della squadra è Hernan Molinari. Due generazioni diverse ma ancora profondamente legate alla Fermana. Li abbiamo sentiti entrambi in esclusiva qui su LaCasadiC.com.
84 anni tra quattro giorni per Franco, grande tifoso di San Lorenzo e Milan, ma con la Fermana sempre prima di tutto e tutti. Da giovane entrò nel settore giovanile della squadra (uno dei più prolifici delle Marche). “La mia avventura con i canarini iniziò nella stagione 1954/55 nel vivaio. Era stata organizzata in fretta la squadra, però abbiamo acquisito esperienza e fiducia. Anche perché negli allenamenti si era a contatto con la prima squadra”. Frutto delle sessioni con i vari Giordani e Bacaloni che ogni domenica facevano riempire il “Recchioni” con gente da tutta la regione. “Si toccava il cielo con un dito insieme a loro”.
Prima di partire arrivò anche l’esordio con “i grandi” nell’allora campionato di Promozione (l’attuale Eccellenza). Poi il trasferimento in Argentina: “Purtroppo in Sudamerica ho dovuto abbandonare il calcio. Per intenderci, se volevo mangiare, dovevo lavorare”. Quindi addio al calcio giocato, ma la passione per la Fermana è sempre rimasta. Ed ora c’è il ritorno della partita dei playout contro la Viterbese. “Siamo a metà strada dopo la vittoria dell’andata. Ma ora bisogna chiudere l’opera. Forza Fermana!”
Un grido che raccoglie al volo Hernan Molinari. 32 gol in 57 partite per l’argentino con la maglia gialloblù. Era il dicembre del 2015 quando è iniziata l’avventura del “Gaucho” nelle Marche. “La prima volta che mi avevano parlato della Fermana avevo visto su Internet ed ero rimasto incantato dallo stadio “all’inglese” che aveva e tutto il tifo con la curva gigante e il Duomo alle spalle”. Prima una salvezza difficile, l’anno dopo la vittoria del campionato di Serie D. Poi il ritorno alla Fermana nel 2019 e l’esordio in Serie C a 37 anni.
“A Fermo mi sentivo come a casa: è una città che sente il calcio e lo vive come in Argentina”, ha affermato il classe ‘82. “La passione è rimasta sempre la stessa, sia quando lottavamo per salvarci che quando abbiamo vinto il campionato. La tifoseria nonostante la classifica sai che sta al tuo fianco e ti appoggerà sempre. È uno di quei posti che respira calcio ogni giorno. È un bel modo di vedere il calcio quello di Fermo”.
Famiglia: è questo il leit motiv di ogni gruppo della Fermana. “Ci sentiamo ancora spesso con tutti gli ex compagni. Alla Fermana prima del giocatore si è pensato sempre a salvaguardare lo spogliatoio. Quando sono arrivato era già una famiglia e mi hanno accolto come un nuovo membro. Ogni anno si aggiunge qualcuno e nessuno vuole lasciarla. È un senso d’appartenenza molto grande. A Fermo verrai sempre ricordato come parte di questa famiglia se dai tutto per la maglia”.
Ora a Viterbo ci si gioca una stagione intera, e non nasconde che un pensierino sul fare la trasferta ce l’ha fatto (come gli aveva suggerito capitan Urbinati nelle storie di Instagram). “Se lui e Fabio Massimo [Conti, dg della Fermana] mi pagavano il biglietto ci andavo [ride]. Scherzi a parte, sarò pronto a vedere la partita. Sarò teso ma consapevole che i ragazzi faranno di tutto per rimanere in C”.
Dopo la chiusura della prevendita di venerdì, sono stati 510 i biglietti venduti per la trasferta di Viterbo. Ma personalmente ci aggiungiamo anche un +2 con i “gauchos” dall’Argentina.
Credit Photo: Ufficio Stampa Fermana F.C.
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