Biagioni: “A Foggia devo la Serie A. Andria la squadra che mi emozionò”
Ci sono partite che inevitabilmente, dopo anni, non fanno altro che rievocare vecchi ricordi e anche qualche sorriso. Ed è quello che prova Oberdan Biagioni quando racconta ai nostri microfoni del suo passato tra Foggia e Fidelis Andria. Due piazze vicine, ma distanti nel percorso sportivo dell’ex centrocampista e che questa sera si sfideranno per il settimo derby giocato in Serie C tra le due formazioni.
Il Foggia di Zeman, l’esordio in Serie A di Biagioni
Erano i primi anni ‘90 quando Biagioni, con la maglia del Foggia, viene chiamato da Zeman per esordire nel massimo campionato contro il Milan quel 6 settembre del 1992: “Non dimenticherò mai quel giorno. È stato il coronamento di un sogno. Zeman mi fece esordire in Serie A e da li mi giocai, per quanto possibile, le mie carte. Eravamo un gruppo fatto di giovani. Il progetto voleva dimostrare come giocatori di Serie B e Serie C, se selezionati accuratamente, potevano fare la differenza nel massimo campionato. Zeman riusciva ad esaltare le caratteristiche di ognuno di noi. Foggia è una di quelle piazze a cui sono legato, a cui tengo. Una città calda che vive la squadra di calcio con passione. Rivedere l’allenatore boemo sulla panchina mi fa sorridere. Lui è uno di quegli allenatori, che nonostante non lo dia a vedere, scherza molto con i calciatori con la sua ironia particolare.”
Un’esperienza vissuta nella città pugliese che lo porta ad indossare prima la maglia dell’Udinese, sempre in Serie A. Il ciclo sportivo in Friuli si conclude senza lasciare il segno e da lì la volontà di ritornare a Foggia: “Ero legato alla città e al progetto di Casillo, ma purtroppo era un club in crisi e verso il decadimento sportivo per via dei problemi giudiziari del patron. Eravamo in autogestione.” Una pagina di sport che Biagioni racconta con un tono diverso, spezzato dal ricordo di Zemanlandia. Nel ‘96, a metà stagione, l’addio dal Foggia verso altri lidi dove rilanciarsi: “Il mio ciclo sportivo si era concluso oramai tra i rossoneri. Mi arrivò lo proposta dello Young Boys. Sembrava una trattativa conclusa, io ero pronto per partire. Ma l’allenatore di allora, Papadopulo, mi convinse ad accettare l’offerta della Fidelis Andria e da lì iniziò una nuova fase della mia carriera.”
Il rifiuto allo Young Boys, l’arrivo alla Fidelis Andria
La Fidelis Andria, in quegli anni, era attrezzata per la vittoria del campionato e trovò proprio in Biagioni l’uomo su cui puntare per rinforzare la rosa: “È stato un anno e mezzo vissuto con molta intensità ad Andria. Quando accettai la loro offerta in molti mi presero per pazzo. Intanto conservo dei ricordi bellissimi con quella maglia. C’era un legame molto forte con la città, squadra e dirigenza. Tra i ricordi più belli di tutta la mia carriera. Sono legato alle due società pugliesi, ma con la Fidelis c’è quel qualcosa che è anche difficile da spiegare. Andria nei miei ricordi ha qualcosa in più rispetto alle altre piazze.”
Dopo Andria la carriera del centrocampista romano continuò per molti anni ancora ma quelli vissuti in Puglia hanno segnato la sua vita da calciatore. In un match come quello di stasera è difficile fare un pronostico: “Ovviamente spero in un pareggio tra le due squadre. Foggia è la squadra che mi ha fatto esordire in Serie A; Andria è il club che mi ha fatto emozionare”
Il nuovo ciclo da allenatore di Biagioni
Adesso, Biagioni, è allenatore e dal 2019 ed è senza squadra, dopo la parentesi al Fc Messina. “Osservo molto il campionato di Serie B e di Lega Pro. Quest’anno vedo la cadetteria molto attrezzata, competitiva. Tutte squadre ben assemblate e che rendono il campionato divertente.” E sulla Lega Pro: “Vedo il girone C senza una vera regina. Tutte le squadre si equivalgono e quelle costruite per vincere il campionato presentano molte lacune. Al momento mi sembra livellata verso il basso la qualità del torneo, discorso diverso per gli altri due gironi. Lì ci sono squadre come Reggiana e Padova che sono molto competitive e hanno iniziato al meglio al stagione sportiva. Tornando al girone meridionale, non vedo il Bari, il Catanzaro o l’Avellino capaci di ammazzare il girone come fece la Ternana lo scorso anno. Sono tre buone squadre a cui manca quel qualcosa in più per fare la differenza”.
A cura di Michelangelo Freda
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