Silenzio. Solo il suono della palla che parte dal piede e che sbatte contro la rete. Un suono impagabile. Sarebbe lo scenario perfetto per Manuel Fischnaller. “Mi piace molto la natura per il suo silenzio”. Da una parte del telefono la caotica Milano, dall’altra la tranquilla (ma mai doma) Fermo. Si allontana dall’immagine stereotipata dell’attaccante prima donna. È un bomber atipico il classe ‘91, parla prima con le scarpette, solo se necessario con le parole. “Voglio portare la mia esperienza per aiutare i giovani e tutta la Fermana”. Il noi sempre prima dell’io.
Con la Juve nel 2009 ha iniziato a fare “rumore” nel mondo del calcio. “Un altro mondo. Sono arrivato a Torino a 18 anni. Era la mia prima esperienza lontano da casa”. 6 mesi in bianconero con Giandonato, che ora ha ritrovato alla Fermana. “Ero un ragazzino. In Alto Adige lo sport principale non è il calcio e l’ho sentito il grande salto”. Un’organizzazione incredibile e una crescita a 360 gradi. “Per la Juve non è importante solo il risultato sportivo, ma anche tutto il resto. Sono stato fortunato a giocare con loro“.
Con la Juve, compagni di squadra futuri campioni. “Con Immobile avevo un bel rapporto”. I due si alternavano nell’attacco della Primavera juventina. “Ci eravamo già conosciuti in Nazionale”. Uno da Bolzano, l’altro da Torre Annunziata. Culture diverse, ma che non hanno intaccato la loro relazione. “Era una concorrenza tranquilla e sana. Lui era un bravissimo ragazzo e si vedeva già lì che poteva essere un campione. Ogni palla che calciava entrava in porta“.
Insieme a Immobile, Fischnaller ha potuto vedere da vicino anche la Juve dei campioni. “Quando mi allenavo con la prima squadra mi impressionava Cannavaro. 3 anni prima lo avevo visto alzare la Coppa del Mondo, 3 anni dopo mi alleno con lui. Aveva una leadership incredibile. Hai rispetto per lui fin da subito”.
Dalla Juve, torna nel suo Sudtirol poi accetta l’offerta della Reggina. Non gli piacciono le sfide facili. “Dopo la promozione, il club era in difficoltà”. Primo anno in B: salvezza all’ultima giornata, poi la retrocessione. Nonostante tutto, Fischnaller si è tolto le sue soddisfazioni con gli amaranto. 13 dicembre 2012, stadio Giuseppe Meazza di Milano. È come se l’avesse vissuta l’altro ieri. “Quella sera c’era una leggera nebbiolina. Il terzo anello neanche si vedeva. Impressionante. C’erano tipo 30 mila persone ma sembrava quasi vuoto per quanto era grande”. Da tifoso milanista è stata un’emozione doppia. “Poi ci ho giocato anche altre due volte con l’Alessandria quando siamo arrivati in semifinale di Coppa Italia. In una carriera giocare tre volte contro il Milan è una bellissima cosa”.
Ora la Fermana. Il nome può trarre in inganno, ma Fermo quando vuole sa fare casino, non è così silenziosa. “La squadra arriva da una delusione forte con la retrocessione dello scorso anno. C’è voglia di rifarsi. È una rosa nuova che è stata fatta all’ultimo. Siamo tutti ragazzi che hanno voglia di dimostrare che possono ancora dire la loro. C’è tanto entusiasmo, tanta voglia di far vedere cosa sappiamo fare“. Nell’ultimo periodo i risultati stentano ad arrivare. “Ora c’è un calo fisiologico che ci sta in un anno. Le squadre forti si vedono da come reagiscono e sono convinto che ci riusciremo“.
3 gol finora in stagione per Fischnaller. Una perla contro l’Imolese (CLICCA QUI per rivedere il gol). “È stato tutto istinto. Ho visto la palla arrivare e non ci ho pensato due volte. Poi stavamo anche perdendo quindi c’era anche un po’ di rabbia”.
Manuel è arrivato a Fermo dopo che ha scritto la storia nella sua Bolzano. “Tre anni fa volevo fortemente tornare al Sudtirol: vedevo la società crescere e volevo far parte di questa storia incredibile. La promozione è stata un’emozione forte. Non eravamo partiti come la favorita, poi man mano le altre squadre hanno capito la nostra forza. Un anno fantastico“. Sotto quasi tutti i punti di vista. “Poi c’è stato un po’ di rammarico non rimanendo in B. Ma da professionista ho accettato e ho cercato una squadra dove potevo fare un campionato da protagonista”.
Da Bolzano a Fermo. Sempre per amore dello sport. D’altronde ce l’ha nel sangue. “Mia madre è stata campionessa regionale di giavellotto. Ma anche adesso che è in pensione sta più al campo sportivo che a casa. Fa ancora le gare, probabilmente è più in forma lei di me [ride]. Mio padre anche ha giocato a calcio a livello amatoriale come mio fratello che ha giocato con me al Sudtirol. Ora fa il club manager lì”. Non solo calcio però nella vita di Manuel. “Fino ai 13/14 facevo anche atletica leggera: mamma mi spingeva ad allenarmi in pista, mio padre più sul calcio. Sono anche diventato campione regionale negli 80 metri a ostacoli nell’Under 12. Ero abbastanza bravo ma io volevo il calcio”.
31 anni e la stessa fame di quando era davanti a tutti sulla pista d’atletica. “L’anno scorso ho vinto il campionato a casa mia con il Sudtirol. Non mi hanno tenuto quindi anche per me deve essere una stagione positiva per far vedere che a 31 anni sono ancora giovane. Ormai nel calcio si pensa che superati i 30 si è vecchi, ma non è per niente così. Ho ancora motivazioni incredibili“.
Le passioni di Fischnaller fuori dal campo? “Mi piace giocare a golf. Quando ho il giorno libero ci gioco qualche volta”. Lo sport silenzioso per eccellenza. Solo il suono della pallina che parte dalla mazza…No, non ci piace. Meglio il Fischnaller calciatore.
A cura di Filippo Rocchi
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