Fabio Gallo: “Foggia, non ci ho pensato neanche un attimo”. Idee e principi del simbolo della rinascita dei pugliesi
“Ciao mister, ti piacerebbe allenare il Foggia?”. La storia di oggi parte da qui. Da una telefonata dello scorso 3 ottobre. Da un capo all’altro del cellulare. Il ricevente è Fabio Gallo. Il protagonista del nostro racconto. Di mestiere, neanche a dirlo, fa l’allenatore. L’emozione e il pensiero di allenare in una piazza come quella di Foggia suscitano subito qualcosa dentro il cuore dell’allenatore. “Non ero neanche sceso dall’aereo. A Foggia non si può rinunciare. In un paio d’ore ho fatto tutto. Chiunque mi ha sconsigliato di venire qui. Ma non ho ascoltato nessuno. La mattina seguente sono partito ed è iniziata questa avventura”.
Un inizio difficile per il Foggia in questa stagione. Una squadra costruita per lottare al vertice, ma che dopo 6 giornate aveva raccolto solo 4 punti e occupava l’ultimo posto in classifica. Un ambiente difficile, una piazza calda di passione. “Ho trovato tanta tensione. Ci si aspettava tutt’altro dalla squadra. C’era tanto malcontento. In primis i giocatori che non erano riusciti a dimostrare le proprie qualità. Ho cercato di capire le difficoltà e di dare serenità. Mi è servita anche la sconfitta all’esordio contro la Gelbison. Lì ho capito cosa serviva realmente alla squadra: concretezza, praticità, stabilità”.
L’inizio della risalita: le scelte del nuovo Foggia targato Fabio Gallo
Subentrare a campionato in corso non è mai facile. Lo sa bene Fabio Gallo, chiamato in pochi giorni a imprimere i suoi concetti e principi al nuovo Foggia. Un compito non semplice, specie per i tanti impegni ravvicinati: “Dopo pochi giorni affrontavamo il Crotone, prima in classifica con il Catanzaro all’epoca. Da lì abbiamo tirato fuori una prestazione di livello assoluto ed è iniziata la nostra risalita”. Solo 12, fin qui, le sfide di campionato disputate dal Foggia con Gallo in panchina.
L’unico allenatore capace di ottenere 4 punti contro Crotone e Catanzaro, in seguito alla vittoria per 1-0 contro i rossoblù nell’8^ giornata e al pari allo Zaccheria per 0-0 nell’ultimo turno contro la capolista del girone C. “Sono due squadre diverse che fanno un gioco diverso. Il Crotone si affida più agli esterni, cercano l’uno contro uno sulle fasce. Il Catanzaro cerca sempre il fraseggio, viene a palleggiare in mezzo. Vuole far emergere le qualità dei giocatori che ha: Sounas o Ghion ad esempio. La partita l’ho preparata così per come è venuta fuori. L’obiettivo era difenderci corte per non fare corse lunghe. Nel secondo tempo abbiamo avuto qualche difficoltà. La mia preoccupazione più grande era sulle palle inattive: per questo, conoscendo Vivarini, ho deciso di mettermi a zona. Ho provato a mandare il gioco dalla parte di Tentardini, senza dare troppi riferimenti. Ho provato a mettere nelle migliori condizioni la mia squadra di fare una partita tatticamente ordinata”.
La gestione del gruppo
Una rosa di livello quella del Foggia. Giocatori importanti abituati a vincere il campionato. Un gruppo forte, tutto da gestire. “In Serie C e in Serie B devi allenare. In A con i grandi campioni ti puoi permettere di gestirli. Poi è normale che in una piazza come Foggia devi anche saper gestire il gruppo. Capisci che la città vive di calcio, nella normalità in casa hai 6000 persone allo stadio. Devi comunque gestire giocatori importanti, una piazza importanti. Ogni esperienza è una palestra: ecco, Foggia è una palestra bella grande”.
Idee, principi e concetti. Il calcio di oggi non vive più di semplici moduli di gioco. Gli stessi che Fabio Gallo ha cambiato nel corso della sua vita: “L’esperienza è figlia degli errori. Ognuno nella propria carriera fa errori, si rende conto e modifica. Il cambiamento più grande che ho vissuto è in me stesso. Voglio che i miei giocatori si applichino: in area si marca, non voglio che nella costruzione si giochi dentro. L’opposto di come si sta sviluppando il calcio adesso. Tutto è relativo, perché dipende anche dalle caratteristiche dei giocatori che alleni”.
L’Azerbaigian, il lavoro con una Nazionale e il rapporto con Pessina
Dal 6 febbraio scorso, Fabio Gallo è stato nello staff di Gianni De Biasi, attuale CT dell’Azerbaigian. Un mondo tutto nuovo per l’allenatore del Foggia, ma un’esperienza incredibile da vivere tutta d’un fiato: “Pazzesco. Mi viene da dire solo questo. Sei dall’altra parte del mondo e vivi in una città meravigliosa che è Baku. Invito chiunque a visitarla. Sono stato chiamato da De Biasi che era il mio ex allenatore al Torino. Allenare una Nazionale è difficilissimo: non alleni praticamente mai. Hai un giorno o due per preparare le partite. È tutta una questione di mentalità dei giocatori ad applicarsi“.
Tra i tanti giocatori allenati da Fabio Gallo c’è Matteo Pessina: faro del centrocampo nelle stagioni in cui allenò Como e Spezia. “Ha lavorato con me per due anni importantissimi. Poi ha vinto l’Europeo e dopo ci siamo subiti scritti. È stato gratificante essere uno dei suoi primi pensieri dopo una vittoria così importante”. Dopo di lui Gallo ha allenato anche Alberto Gilardino, nel suo ultimo anno di carriera da calciatore: “Ha sempre dato tutto. Aveva dolore al ginocchio, faceva fatica. Poi arrivava la partita e c’era da innamorartene. Non sbagliava una scelta. Fece 7 gol bellissimi. Ho un ricordo straordinario del calciatore. Avrei voluto allenarlo un pò prima. Come allenatore si sta facendo da solo. All’inizio ci siamo sentiti: aveva bisogno di certezze”.
I sogni di Fabio Gallo
Ora il Foggia ha 23 punti in classifica e dopo 18 giornate si trova all’undicesimo posto e a sei punti di distanza dai playoff. Non solo, i rossoneri hanno raggiunto la semifinale di Coppa Italia Lega Pro che da accesso al primo turno Nazionale della post season. E Fabio Gallo, inizia a sognare: “Sento parlare qui a Foggia di quanto è stato bello quando hanno raggiunto determinati obiettivi. Ora è difficile parlarne, ma mi auguro che in un futuro non lontanissimo di poter festeggiare con una piazza che ogni giorno mi sta dimostrando affetto e stima. È una piazza difficile, ma se sei onesto nei loro riguardi ti da tantissimo. Ho sempre pensato a Foggia come ad una panchina da grandi allenatori e non l’avevo mai accostata al mio nome. Per questo sono venuto qui immediatamente”.
Dopo una prima fase di rodaggio, ora ad attendere il Foggia un intero girone di ritorno per puntare in alto: “Questa squadra può crescere. Ci sono squadre più forti, ma è migliorabile sia nel gruppo attuale che in generale. Abbiamo un obiettivo bellissimo che è la Coppa Italia: giocheremo praticamente sempre in casa, anche lì da loro i foggiani e i pugliesi del nord ci seguiranno e riempiremo lo Zaccheria. Il secondo obiettivo è entrare nei playoff e giocarli da squadra matura”.
Qui Foggia, i rossoneri sono diventati squadra vera.
Merito del lavoro di Fabio Gallo: combattente, nato per soffrire.
A cura di Francesco Marra Cutrupi