Il rapporto tra Zeman e la città di Foggia si può definire quasi simbiotico. Una vera e propria storia d’amore che va ben oltre il calcio. Un connubio iniziato per gioco nella stagione 1986-87, divenuto poi culto nell’Italia pallonara di fine anni Novanta.
Anche i meno avvezzi al calcio di provincia, conosceranno sicuramente quel trio delle meraviglie che incantò e – potremmo anche aggiungere, senza presunzione – rivoluzionò il calcio di quel periodo. “Baiano-Rambaudi-Signori” da recitare tutto d’un fiato, insieme. Come una filastrocca. I terribili tre “tenori” di Zemanlandia, in grado di regalare gol ed emozioni su tutti i campi di Serie A. Quel Foggia rappresentò un baluardo di valori sportivi encomiabili: un gruppo di sconosciuti calciatori arrivati dall’Interregionale, che riuscirono a battere la Juve di Baggio e Vialli in un’indimenticabile pomeriggio allo Zac. O ancora l’1-1 al San Siro contro l’Inter e il pirotecnico 4-1 contro il Bari nel derby pugliese contro gli acerrimi rivali biancorossi.
Non tutti sanno, però, che il ritorno in estate del boemo sulla panchina rossonera corrisponde alla quarta esperienza a Foggia di ZZ. Infatti, nella stagione 2010-11, si cercò di riportare entusiasmo in città, come è stato fatto per questa stagione, ricostruendo il nucleo fondante di Zemanlandia. Nonostante il sesto posto in classifica e i 45 punti conquistati (con due di penalità) quel Foggia rappresentò – di fatto – una nuova vita calcistica per il boemo; il quale, l’anno successivo, a Pescara, centrò la promozione in massima serie con Verratti, Immobile e Insigne, quest’ultimo aveva giocato proprio con i satanelli la stagione precedente. Quell’esperienza spalancò nuovamente le porte del grande calcio a Zeman che, a promozione conquistata, tornò nella “sua” Roma. Correva l’annata 2012-13.
Nel 2010-11, i rossoneri ottennero 24 punti con 7 vittorie, 3 pareggi e ben 5 sconfitte. Un percorso per certi versi simile in termini di risultati, ma che si altera nel momento in cui si analizzano i numeri relativi ai gol fatti. Che Zeman sia un amante del calcio propositivo non è un segreto, a dimostrazione di ciò le 22 reti segnate in questa prima parte di campionato, in linea con le “big” del girone C. Nel 2010-11 erano state però ben 33, 11 in più rispetto ad oggi, quelle messe a referto da Insigne (ne fece 5) e compagni nei primi 15 incontri. Da ciò si evince, inevitabilmente, come quella squadra fosse un po’ più “zemaniana” in termini di schemi e moduli e seppe sfruttare al meglio la grande mole di tiri in porta prodotti nel corso dei novanta minuti. Basti pensare a Sau, conoscenza della Serie A con la maglia del Cagliari su tutte, il quale terminò il campionato con 20 reti e dopo un terzo di campionato era già a 10 realizzazioni…
Il dato relativo alla difesa sorride però alla versione quater del Foggia zemaniano. Era stato proprio l’ex Roma e Lazio a dirlo nella conferenza stampa pre Campobasso: “Come reparto, la difesa mi sta dando soddisfazioni. Mi rendo conto che per questi ragazzi non sia facile giocare con la linea difensiva a quattro e marcare come piace a me. Abbiamo fatto qualche errore e lo abbiamo pagato ma posso ritenermi soddisfatto”. I numeri dicono che questa squadra ha subito 14 gol in meno rispetto alla sua antecedente, che terminò la stagione con la peggior difesa del girone: ben 58 reti contro. Il campionato è ancora molto lungo e Zeman proverà a stupire ancora. Solo il tempo potrà dire quale delle due squadre farà compagnia, negli annali, all’apice di Zemanlandia ’89-94’; nel mentre, il pubblico foggiano – tra sogni e realtà – è tornato a divertirsi. Da Insigne a Curcio, da Sau a Ferrante; cambiano gli interpreti, il concetto resta: con il “Maestro”, divertirsi è d’obbligo!
A cura di Gabriele Mucelli
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