Nicoletti, dall’esordio in B a Foggia: Zeman ha la sua freccia mancina
“Il Predestinato”. Si potrebbe riassumere in una semplice parola la storia di Manuel Nicoletti. Terzino sinistro, attualmente al Foggia e in gol nell’ultima giornata contro la Vibonese. La carriera del classe ’98 è racchiusa in Calabria, con una piccola parentesi in Puglia, divenuta poi la sua seconda casa con l’arrivo ai piedi dello ‘Zaccheria’. E’ e sarà una stagione fondamentale per la crescita di Nicoletti, dove potrà crescere tanto sotto la guida di Zeman.
L’esordio del ‘predestinato’ in B: il più giovane esordiente nella storia del Crotone
Nato a Catanzaro e cresciuto nella Catanzarese, Nicoletti per iniziare a sognare il calcio professionistico si è dovuto trasferire a Crotone. Le stagioni in rossoblù sono quelle dove riuscirà a togliersi grandi soddisfazioni. Inizia con l’U17 di Tedino e in poco tempo riesce a farsi spazio in Primavera. Mancino educato, tanta corsa e pronto a lavorare sodo per raggiungere i suoi obiettivi. Ingredienti essenziali per un ragazzo con un sogno da voler raggiungere. Costanza e sacrifici sono quelli che lo portano a vivere una notte indimenticabile. Nella stagione 14/15 Drago lo porta in prima squadra ad allenarsi. Le voci inizieranno a farsi eco nell’ambiente ma Nicoletti vive con tranquillità quel periodo. Il classe ’98 ha la possibilità di allenarsi e rubare le finezze del mestiere da compagni già affermati. Modesto, Martella e Claiton sono le sue linee guida: prende spunti e impara tanto. Fino al momento dell’esordio.
Il 29 novembre 2014 è e sarà una data indimenticabile per lui. Nel finale della sfida contro il Modena, mister Drago gli concede i minuti finali. 15 anni 11 mesi e 20 giorni, l’età del ‘predestinato. Il più giovane esordiente nella storia del Crotone. Nella sua carriera al Crotone colleziona anche un paio di panchine con la prima squadra, nella prima stagione in Serie A della storia dei rossoblù. Aggregato spesso, si ritrova ad allenarsi con alcuni soliti compagni e dover marcare attaccanti come Simy, Palladino, Falcinelli. Un momento di crescita importante, dove non è riuscito a togliersi l’emozione dell’esordio in A. Da lì inizia il suo girovagare sui campi della C.
Da Catanzaro a Foggia: la freccia mancina, l’arma in più del Boemo
La sua prima stagione tra i grandi parte proprio da Catanzaro. Un sogno per lui giocare nella squadra della sua città. Arriva l’esordio davanti ad amici e famiglia, emozione unica. In maglia giallorossa, però, non riesce ad avere molta continuità. La tenuta fisica è da sempre un po’ il suo tallone d’Achille. Manuel non molla, continua a lavorare con quelle doti che lo hanno sempre contraddistinto. Arriva la prima rete tra i professionisti. Serata da aggiungere all’album dei ricordi. Contro il Bisceglie il classe ’98 timbra il cartellino e si porta a casa una gioia immensa. Quasi una liberazione. Al termine della stagione, però, non arriva la conferma. Si trasferisce al Monopoli.
La prima volta lontano dalla Calabria, in quella Puglia che è poi, a poco a poco, diventata la sua seconda casa. In biancoverde si alterna da terzino a difensore centrale, ruolo che non gli consente di rendere al meglio per quelle che sono le sue qualità. La stagione non decolla. Gli infortuni lo frenano ancora una volta e a fine stagione è costretto a cambiare di nuovo aria. L’aria nuova è quella dello Zaccheria di Foggia. In panchina Zeman e la voglia di rimettersi in gioco partendo da zero. “E’ l’anno zero” si annulla tutto e parte una nuova sfida per Manuel. A Foggia gioca da terzino e riesce a sfruttare le sue qualità con il modo di giocare del Boemo. Parte forte, sempre titolare e il primo gol in rossonero con la Juve Stabia. Da li un nuovo problema fisico, un calvario che sembra non dare tregua al classe ’98. La fiducia dei compagni e dell’allenatore sono fondamentali, il suo rientro lo dimostra: assist per il pari contro il Campobasso e gol nell’ultima sfida contro la Vibonese. Forza di volontà, voglia di mettersi in gioco e l’affetto della gente: Foggia e il Boemo hanno la loro freccia mancina.
A cura di Simone Brianti