Il calcio è di chi lo ama. Vero, frase trita e ritrita ma che nel caso di Francesco Malgieri, per tutti “nonno Ciccio”, forse vale il doppio. La carta d’identità dice 98 anni: al cuore e alla testa invece non ne daremmo più di 20. Pensate si stia esagerando? Leggete le sue parole rilasciate qualche tempo fa a chi, nel mondo del giornalismo tra Italia ed estero, è rimasto affascinato da un personaggio atipico che ha dedicato tutta la sua vita per i colori del Foggia.
Arzillo e pimpante nonostante l’età: “Sono nonno Ciccio. Perché nonno? Perché ormai mi sono fatto vecchio. Ho superato i 90 anni, ma gli anni si contano ai cavalli: gli si apre la bocca, si guardano i denti e si stima una età. Anche io sono un cavallo. Quando litigano i tifosi, io intervengo. E non vado via fin quando non fanno la pace. La prima partita del Foggia che ho visto è stata nel 1936. Avevo uno zio che era fabbro ferraio, rubai una bicicletta che alcune persone avevano portato a riparare. Io e il mio amico ci facemmo 54 km, al ritorno però bucammo e tagliammo a piedi per le campagne”.
Ne avrebbe di cose da raccontare nonno Ciccio, come a esempio la trasferta a Cosenza di qualche anno fa: “In una trasferta a Cosenza andai da solo. Portati con me uno striscione che recitava: “Pace tra ultras. Viva il Foggia e Viva Nonno Ciccio. Grazie al Foggia ho girato tutta l’Italia: Cuneo, Trieste, Trento, Trapani, Agrigento, Milano, Torino. Quando il Foggia era in Serie A ho visto tutte le partite, perché è come avere una famiglia. Dove va la squadra ci sono anche io. Una volta, a Fasano, tutti i tifosi del Foggia erano nel settore ospiti. Io, invece, andai tra quelli di casa vestito di rossonero. Nessuno mi disse nulla, anzi mi volevano bene. Devi amare per essere amato. Dobbiamo volerci bene e divertirci, come stanno facendo i tifosi di tutta Italia nei miei confronti. E sapete perché sono così? Perché io ho vissuto la guerra. Le milizie fasciste prendevano ragazzi di 14 anni, senza addestramento, e li mandavano in battaglia. Spesso quei ricordi mi fanno piangere. Dopo la battaglia di El Elamen l’Italia non aveva più il suo esercito. Inizia a collaborare con gli inglesi. Lo vedete questo giubbotto? ( VEDI L’IMMAGINE SOTTO ) Me lo ha regalato il colonnello Kurtiz dopo che sono stato tre anni prigioniero a Glasgow.
Il mio motto è “pace tra ultras”, io combatto per la pace. Io non mi sento vecchio, mi sento normale. Quando sono andato in pensione, a 65 anni, non mi sono seduto su una panchina a vedere le persone passeggiare: dai 65 anni a oggi ho fatto il pazzo. Il giorno in cui non avrò più la patente sarò morto. Continuerò ad andare in trasferta sempre finché Dio mi darà una bella vita e Santa Lucia una bella vista“.
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