“Sono già a lavoro per il prossimo campionato”. Parola di Diego Foresti, direttore generale del Catanzaro. Questione di programmazione, di saper fare bene il proprio lavoro. Del resto, la promozione del club calabrese non è nata per caso: è stata la conseguenza di una grande organizzazione, con pochi stravolgimenti e tante conferme. A partire da quella dello stesso gruppo che la Serie B l’aveva sfiorata soltanto un anno prima. Con qualche aggiunta di valore, certo. “Quando lavori bene prima o poi i risultati arrivano. Siamo partiti tre anni fa con un progetto, potevamo già andare in Serie B lo scorso anno, ma tutti sanno come è andata nei playoff a Padova“, sono state le parole del direttore giallorosso a “Il Mattino“. Sul numero uno del club ha poi detto: “Il presidente Noto è stato un punto di riferimento, la città ci ha sempre sostenuti”.
Promozione, dicevamo. Quella che in casa Avellino (battuto nell’ultimo turno dal Picerno per 0-2) sembra essere un tabù. Il direttore generale del Catanzaro, Diego Foresti, ha parlato anche della crisi della squadra di Rastelli, parlando anche del rapporto con il presidente D’Agostino: “È mia abitudine non parlare degli altri, ma posso dire che l’Avellino è una società che mi piace. Ha una proprietà seria e importante. Lo scorso 4 marzo al “Ceravolo” ho parlato con Giovanni D’Agostino, che apprezzo per la sua schiettezza. I problemi fanno parte del gioco, bisogna saperne uscire al meglio e in maniera intelligente. Contro di noi, l’Avellino ha giocato un ottimo secondo tempo in casa e un primo al ritorno. Evidentemente, però, qualcosa non funziona e bisogna capire come ricominciare. Da noi ha funzionato non rivoluzionare”.
Dopo un piccolo “recap” sulla stagione dei campani, il dirigente è tornato a parlare della promozione della sua squadra: “In altre società la partita contro il Padova dello scorso anno sarebbe potuta essere la fine di un percorso, per noi è stato un punto di ripartenza. Abbiamo capito che insistendo avremmo potuto disputare un grande campionato, anche se non ci saremmo aspettati che sarebbe stato così esaltante. Vivarini ha rappresentato una svolta in positivo. In Lega Pro non si vedono squadre giocare a calcio come ha iniziato a fare il Catanzaro dal suo arrivo. Il presidente Noto è stato un punto di riferimento, la città ci ha sempre sostenuti”.
Foresti ha poi parlato del ruolo difficile che ricopre e del suo ideale professionale: “È un ruolo fondamentale e difficilissimo. Sei chiamato a risolvere i problemi di tutti i generi. Quando sono arrivato ho iniziato a operare dividendo le mansioni per compartimenti stagni, scegliendo con cura dal team manager ai fisioterapisti. Ogni singolo dipendente. Credetemi, loro portano punti. Per me il dg deve vivere il campo. Se c’è da intervenire bruscamente lo faccio prendendomi le mie responsabilità. Bisogna farsi rispettare ed essere carismatici”. C’è stato spazio, poi, per raccontare anche la propria personalità: “Mi definisco un bergamasco anomalo. Amo il mare, il sole, la gente. Apprezzo le critiche. Non mi piacciono solo quando non sono costruttive. Soprattutto il primo anno non sono mancate, ma mi hanno aiutato a capire come migliorare”.
Il direttore generale ha poi continuato: “Ho lavorato con piacere con Cerri, Pelliccioni e Magalini. Il direttore sportivo, per me, deve essere operativo. Sempre. Non solo per il calciomercato. Deve stare sul pezzo tutti i giorni, seguire gli allenamenti, confrontarsi con l’allenatore e riportare eventuali criticità al dg per farle risolvere”. Infine Foresti ha fornito la sua ricetta per la vittoria finale: “Attraverso la continuità. L’ho imparato ai tempi del Como. Vinsero i playoff in Serie C nel 2015 e cambiarono tutta la squadra. Partirono ultimi e arrivarono ultimi. È fondamentale mantenere una scocca, preservare l’affiatamento che si crea. Non si vince con i nomi, ma con il gruppo. Nessuna eccezione. Neanche per il mio Catanzaro”.
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