Una carriera dedicata al pallone. Il privilegio di aver vestito, nel corso della sua carriera da calciatore, maglie importanti. Dal Torino al Napoli, passando per Brescia e Cesena, ma non solo. Lui, mestiere attaccante vecchio stampo, piccola taglia e tanta rapidità. La storia di Lerda, nato in provincia di Cuneo nel 1967, è pronta a vivere un altro capitolo dopo l’addio alla Pro Vercelli. Ad aspettarlo, infatti, c’è il Crotone, che vuole ripartire dopo la doppia retrocessione dalla A alla C. Potrebbe trattarsi di un ritorno, dal momento che ha già allenato lì dal 2009 al 2010.
Originario del cuneese, Lerda ha una lunga carriera da calciatore alle sue spalle. Ha debuttato in prima squadra con la maglia del Torino ad inizio novembre della stagione ’85/’86 nella partita di Coppa UEFA contro l’Hajduk Spalato. L’esordio in Serie A è arrivato invece un paio di settimane successivo contro il Pisa. Dopo 2 anni con la maglia ‘granata’, per Lerda si sono profilate diverse stagioni tra Serie B e Serie C. Dal Messina, Taranto e Triestina, fino a Chievo, Cesena e Brescia. Un girovagare quasi continuo in varie città italiane, con anche l’approdo a Napoli, tra le piazze più iconiche del nostro paese. “Era una squadra che cercava di ritrovare la sua giusta dimensione dopo aver salutato Maradona e Ferlaino. In campo, però, c’erano tanti grandi giocatori. Penso a un giovanissimo Cannavaro, ma anche Buso, Corini, Taglialatela. Napoli è una piazza unica in Italia, esigente, calorosa ma anche tanto competente.” A fine anni ’90, dopo aver assaporato calcio in giro per l’Italia, Lerda ha deciso di tornare nei pressi di casa. Prima l’Alessandria, poi il Cuneo in Serie D. Qui ha segnato ben 73 reti in 115 partite, entrando nella storia del club come miglior goleador di sempre.
L’allenatore piemontese è conosciuto non solo per le sue gesta dentro e fuori dal campo, ma anche per uno scontro con Pasquale Bruno, da tutti rinominato ‘O animale’, sicuramente non facendo accezione e riferimento a comportamenti miti e pacati. I due si incontrarono nella stagione ’93-’94, nella partita tra Brescia e Fiorentina. Lerda con la maglia delle rondinelle, Bruno con la casacca viola. A fine gara, dopo 90′ di scontri e botte in mezzo al campo, Lerda decise di andare a chiarirsi con il giocatore della Fiorentina. La situazione, però, trascese subito con Franco che fece partire un corposo sputo stampatosi sulla faccia del tutt’altro che docile Pasquale Bruno. Quest’ultimo, in tutta risposta, lo aggredì fisicamente, cambiando quasi i connotati dell’attuale allenatore. Qualche livido qua e là e il volto tumefatto. Chissà che non sia stato proprio quel giorno a spingerlo nell’intraprendere il percorso da allenatore.
Dopo 18 anni di onorata carriera Lerda decide di scegliere il percorso da allenatore. Inizia il suo percorso a Saluzzo per poi passare a Pescara, alla Pro Patria e a Crotone. Nel 2010/11 la grande occasione nel ‘suo’ Torino, la società che l’ha lanciato, da calciatore, nel professionismo. In ‘granata’, però, non riesce a soddisfare le aspettative della dirigenza, chiudendo ottavo a fine stagione, fuori dalla zona playoff. Esonerato, Lerda decide di ripartire da Lecce, un’altra piazza calorosa che mastica tanto calcio. I salentini si trovano in Serie C, con l’obiettivo stagionale di tornare in Serie B. L’allenatore piemontese, con la sua idea di calcio, li porta sino alla finale playoff contro il Frosinone, poi persa per 3-1. Promozione sfumata ed esonero.
Nel marzo 2016 arriva anche la chiamata dal Vicenza in Serie B. Obiettivo salvezza raggiunto agevolmente. Ci sono tutti i presupposti per un matrimonio duraturo, ma l’annata 2016/17 comincia malissimo: 5 sconfitte consecutive e le strade tra allenatore e club si separano. Nel 2019 Lerda prende l’aereo per lasciare l’Italia. La chiamata del Partizan Tirana, importante club del campionato albanese, lo stuzzica parecchio. E’ la prima esperienza fuori dall’Italia. Vince la Supercoppa d’Albania e vive una stagione di grande crescita. “E’ stata un’opportunità unica, sia dal punto di vista umano che professionale. L’Albania è un paese conservatore quindi non è semplice portare delle novità. Ho scoperto una città importante come Tirana, con una cultura e abitudini diverse dalle nostre. Calcisticamente ho debuttato anche nei preliminari di Champions League.“
A cura di Tommaso Ferrarello
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