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Gabriel Meli, una parata per dimenticare la Grecia e aiutare la Reggiana: “Una soddisfazione”

Tante emozioni in questo finale di stagione per la Lega Pro, come quelle provate da Gabriel Meli nella partita contro la Virtus Entella. La paura per il rigore causato è forte, con Merkaj che sembra carico. Parte il tiro e… arriva la parata. Ad esultare anche è la Reggiana: è promozione in Serie B, con l’Entella che perde definitivamente la possibilità di giocarsi il campionato fino alla fine. C’è profumo di riscatto e soddisfazione nell’aria, dopo una prima parte di stagione difficile dopo l’esperienza in Grecia. Un avvio complicato, raccontato ai nostri microfoni dal portiere della Recanatese.

Gabriel Meli: “Avevo solo un pensiero: farlo calciare dove volevo”

La partita contro la Virtus Entella può dirsi come quella del riscatto per lui. Nonostante il fallo da rigore causato si è rialzato, mantenendo l’attenzione altissima: “Poco prima del tiro avevo solo un pensiero. Quello di fare ciò che ci eravamo detti in riunione con gli altri portieri e il preparatore: cercare di indurlo dove volevamo andare. Sapevamo già dove avrebbe calciato il rigore, siamo stati anche fortunati perché, va bene tutto, se avesse cambiato angolo avremmo parlato di altri esiti.

Chiaramente, lì per lì, mi giocavo tanto. Sono arrivato a gennaio e non ho mai giocato, subito ho pensato che sull’occasione del rigore se avessi evitato l’uscita così alta sarebbe stato meglio. Mi sono detto ‘devo rimediare’ e per fortuna ci sono riuscito“. Qualche parola anche su un avversario: “Mi ha impressionato parecchio quando è entrato Gaston Ramirez, è un giocatore di un’altra categoria per quanto mi riguarda. Non ho chiesto la maglia a nessuno, ma perché volevo godermi e tenermi la mia dopo un’occasione e un episodio così importante“.

Credit: Virtus Entella

Gli attimi dopo? Pura euforia: “Non ricordo chi mi ha abbracciato per primo, ma sono corsi tutti lì da me a congratularsi. Chiaramente ho esultato tanto perché sentivo di meritarmi, dopo tanti mesi di lavoro, una ricompensa. Visto il momento non facile che ho attraversato ho esultato tanto e mi sono sfogato. Se ho mai provato emozioni così forti? Forse no, ho lavorato tutti i giorni per cercare di ritagliarmi uno spazio. Vedere, comunque, che le persone lo notino fa piacere. Perciò dovevo non solo in allenamento ma anche in partita cercare di ripagare questa fiducia. A livello di emozioni personali, per il momento che stavo vivendo, è veramente seconda a poche“.

Emozioni condivise con la Reggiana, che grazie a lui ha conquistato la promozione: “Senza dubbio mi ha fatto piacere per quello che ho fatto. Indirettamente è arrivato anche l’aiuto sugli altri campi visto che fino ad un certo punto qualcuno è artefice del proprio destino, poi quello non dipendeva tanto da me. È stato un pensiero di fine partita il dirmi ‘Ah bene, ho aiutato anche la Reggiana’, a mo’ di battuta“.

Credit: Virtus Entella

Gabriel Meli: “In Serie A non c’è pazienza nel far crescere i giovani”

Meli ha voluto raccontarci anche qualche retroscena sul post partita in cui ha “fatto una battuta ad un mio compagno: ‘Quando ero a Fano ho parato un rigore al Sudtirol e sono finito per giocarci. Chissà se ora che ho parato il rigore all’Entella, non finisco lì’ (ride, ndr). A giugno scade il mio contratto con l’Empoli e, onestamente, sono venuto qui alla Recanatese con la prospettiva di poter restare“. Un’opportunità importante per lui quella con la Recanatese: “Mi sono sentito bene, perché ho lavorato tanto per questo debutto. C’è stato un attimo di sorpresa perché il portiere titolare (Fallani, ndr) sta facendo bene e immaginavo avrebbe terminato lui il campionato. Invece poi mi è stata data l’occasione, un po’ con sorpresa e un po’ con gioia l’ho colta e sfruttata al massimo“.

Credit: Andrea Mazzotta/U.S. Recanatese

Lui giovane come il suo collega di reparto, anche se di sé dice “non sono vecchio, ma non sono così giovanissimo. La carriera dei portieri inizia un po’ più tardi, con componenti che si acquisiscono appunto con l’età. In Serie C c’è meno paura di far giocare i giovani, probabilmente perché alcune squadre si giocano l’opportunità di riuscire a prenderli e farli crescere. Magari per rivenderli. In Serie A non c’è questa pazienza di farli crescere, non c’è il tempo di aspettare. Cosa che magari in altri campionati non accade“.

Poi Gabriel Meli continua parlando di obiettivi: “Nell’immediato voglio riuscire a trovare una squadra che mi dia l’occasione di riscattarmi e di farmi apprezzare per quello che sono. Sono sicuro che quello che ho mostrato fino ad ora non sia tutto quello che ho da offrire. Se la Recanatese dovesse propormi di restare qui, resterei volentieri. Nel lungo termine, invece, vorrei giocare nelle categorie più alte: magari la Serie B o la Serie A. Penso che nella testa di ogni calciatore ci sia questo obiettivo“.

Credit: Virtus Entella

Tra campo e vita privata

La prima parte di stagione Gabriel Meli l’ha vissuta in Grecia, all’Apoel Larisas dove per lui “non è stato facile, venivo da un anno dove non giocavo. L’anno scorso ero andato al Sudtirol e, nonostante la stagione sia terminata in modo positivo, non sono riuscito a giocare in campionato. Ho giocato un po’ la coppa e la supercoppa. Dopo una stagione che non giochi e non hai continuità, non è facile trovare squadra. Mi sono ritrovato in una situazione abbastanza scomoda perché sto ‘invecchiando’.

Ho dovuto accettare la proposta che mi era arrivata dalla Grecia. Purtroppo là non mi sono trovato bene, devo essere sincero, perché a livello di organizzazione e di calcio sono indietro rispetto all’Italia. È stata sicuramente un’esperienza che mi ha fatto crescere dal punto di vista umano, questo devo riconoscerlo. Dal punto di vista calcistico mi ha penalizzato, visto che sono dovuto tornare in Italia con le squadre già preparate. È stato difficile, per fortuna è arrivata la Recanatese che ha creduto in me e lo ha dimostrato dandomi la possibilità nella partita scorsa

Credit: Andrea Mazzotta/U.S. Recanatese

Ora gioca nella Recanatese, ma gli inizi li ha vissuti in Toscana, dove si è guadagnato il soprannome di ‘Pantera di Bagno a Ripoli. Un soprannome con cui lo chiamano “solo in pochi intimi (ride, ndr). Quando mi chiedono di dove sono rispondo sempre di Firenze, perché in pochi conoscono Bagno a Ripoli. Questo nomignolo è per pochi intimi, la pantera probabilmente perché sono abbastanza agile tra i pali“. Poi qualche battuta su Guglielmo Vicario, che purtroppo non è “riuscito a conoscerlo. Quando è arrivato lui non ho fatto più ritiro con l’Empoli. Vedendolo da fuori mi è sembrato un bel portiere. Anche l’anno scorso ha dimostrato di essere molto valido, risultando tra i migliori della Serie A. Anche il preparatore dei portieri dell’Empoli è molto valido, sicuramente ha dato una grande mano“.

Qualche parola spesa anche per due ex compagni di squadra, che ora sono in rampa di lancio: Samuele Ricci e Hamad Traore. Di loro ha detto: “Auguro ad entrambi tutto il bene del mondo, sono ragazzi d’oro e super umili. Purtroppo, con Traore non ci sentiamo da tempo ma con Ricci mi capita di sentirci. Ho un bel rapporto con entrambi, spero facciano bene anche se già stanno facendo molto di più. Lui era il piccolino (Ricci, ndr) e saliva spesso con noi. Ricordo ai tempi mi dicevano ‘Questo ragazzo è bravino, tienilo sott’occhio e fagli da spalla’.

Poi continua: “Da lì abbiamo iniziato a legare e poi ha spiccato il volo: da ragazzo bravino è diventato un giocatore affermato di Serie A. Traore è uno più riservato, come me. Stavamo comunque bene, nel nostro silenzio. Non uso molto i social, ad esempio, anche se magari ogni tanto guardo le storie di qualche ragazzo con cui ho giocato per vedere cosa fanno. Personalmente non li uso, non sono un tipo molto ‘social’“.

Giuseppe Federici

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