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Dai ricordi con Ibra e Gattuso all’amore per Olbia, Bellodi: “Pronto per una stagione da leader”

“Se vuoi possiamo partire anche subito”. Voce sicura, timbro deciso, una personalità capace di far sentire a proprio agio chi lo ascolta. Gabriele Bellodi, difensore dell’Olbia in Serie C classe 2000 si presenta così. Mantovano di nascita ma ormai sardo d’adozione visto che quella appena iniziata è la sua terza annata in maglia bianca, la seconda consecutiva dopo l’arrivo del 2018 ed il ritorno dello scorso anno. Risultato: sette punti raccolti nelle prime quattro partite. “Un inizio così me lo aspettavo-ha raccontato l’ex Milan ai nostri microfoni- conosco le qualità del gruppo e so come lavoriamo. Vogliamo fare punti con tutti, siamo una squadra unita, che sa quello che vuole. Abbiamo individualità importanti come Dessena, La Rosa e Ragatzu, mister Greco mi ha fatto da subito una bella impressione, da me pretende tanto anche a livello di leadership, l’anno scorso ero il più piccolo del reparto, adesso sento le responsabilità e sono pronto ad assumermele”.

Luci a San Siro

Parla ormai da veterano, Bellodi, il suo amore per il calcio è travolgente, totale. Una passione di famiglia visto che papà Mirko è stato portiere del Mantova in Serie B. “Da piccolo prendevo a calci qualsiasi cosa (ride, ndr) volevo giocare tra i pali ma papà non era molto d’accordo per via delle troppe responsabilità che porta il ruolo, così ho iniziato attaccante salvo poi spostarmi sempre più indietro al Milan. Mi piace il duello aereo e quello personale con l’attaccante, la marcatura. Gol? Ne ho fatti pochi ma sono felice siano stati tutti segnati con l’Olbia. I miei modelli sono Nesta e Thiago Silva, due di cui guardare i video ogni giorno. I riferimenti al rossonero sono evidenti e anche Gabriele subisce dolcemente il richiamo alle emozioni. “Il primo ricordo da tifoso credo siano le sfide di Champions viste a San Siro contro Barça e Real, da giocatore invece penso a quel derby primavera vinto al 96’ che fu una delle emozioni più belle”.
Theo Hernandez, Rafa Leão, Stefano Pioli, Leonardo Bonucci. Le figure di rilievo incontrate nel corso della trafila giovanile non mancano, così come gli insegnamenti. “Se sei intelligente capisci che i campioni sono arrivati lì perché oltre alla qualità sono maniaci nei dettagli, in campo non vogliono sbagliare uno stop”. Il messaggio è chiaro: mentalità. “Ibra alla prima amichevole insieme mi disse ‘se sei in difficoltà dai palla a me’. È tosto e pretende tanto da tutti ma ho fatto un ritiro con lui non lo ritengo arrogante. Gattuso l’ho avuto in Primavera, ci ha insegnato il rispetto per il gruppo e per chi lavorava per noi, era come un padre e ciò che mi ha dimostrato mi ha fatto crescere tanto anche dal punto di vista umano”.

Bellodi: “L’inno azzurro è commovente. Raspadori? Incredibile”

Quello milanista per Bellodi è un sogno ad occhi aperti, alimentato ancor di più dall’azzurro che riempie d’orgoglio. “Il momento più bello in nazionale? Scelgo l’esordio all’Europeo U17 contro la Croazia a casa loro con diecimila persone allo stadio – racconta emozionato il difensore che ha vestito la maglia dell’Italia dall’U16 all’U20 – quella gara fu un misto di paura, tensione e adrenalina. Quando parte l’inno fai fatica a trattenere le lacrime, sono sensazioni forti, grandi emozioni”. Le immagini di quegli anni per Gabriele sono tante, i compagni, da Kean a Carnesecchi, di assoluto valore. Un esempio: “Raspadori mi aspettavo sarebbe andato in una big dopo il Sassuolo. Era avanti a tutti per tecnica e pensiero ed ha un’intelligenza calcistica che gli permette di muoversi tanto su tutto il fronte offensivo”.

Gabriele Bellodi Olbia

Olbia mon amour

Ci sono destinazioni in grado di definire al primo sguardo il nostro posto nel mondo, una vera e propria isola felice nella quale poter spiccare il volo. Olbia nel 2018 per Bellodi rappresenta proprio questo. A nemmeno 18 anni decisi di provare l’esperienza tra i grandi, ricordo ancora l’esordio col Pro Piacenza: ero rientrato da un infortunio in nazionale e dopo una snervante attesa, visto che si giocava in notturna, ho provato sensazioni uniche. Da quella volta in quella stagione non sono mai uscito dal campo, appena arrivato tutti mi hanno fatto capire l’importanza di giocare tra i grandi qui, credo di avere imparato. Olbia è la mia mamma calcistica”. 30 presenze, fiducia smisurata ed un rapporto che, dopo le difficili esperienze con Crotone e Alessandria, si riscopre più forte di prima. “Per un giovane venire qui è l’ideale – spiega Gabriele– non c’è un ambiente tossico al primo risultato negativo ma la responsabilità di far parte di una realtà così consolidata fa crescere tanto. Sono felice di essere tornato e che il mio cartellino sia a tutti gli effetti del club. Percepisco la stima della società e voglio ripagare quello che tutti hanno fatto per me dando sempre il massimo in campo”.

Bellodi: “Sogno la Serie A”

Volontà, consapevolezza, orgoglio. Gli ingredienti per sfondare ci sono tutti, forgiati dai numerosi aneddoti in grado di rendere il percorso speciale. “Di esempi ne ho avuti molti, il mio ex compagno Emerson ad esempio è stato il riferimento più grande da quando gioco a calcio: una persona sensibile su cui posso sempre contare, dotato di qualità umane incredibili. Anche Bonucci al Milan mi ha insegnato tanto, ha grande personalità. Custodisco gelosamente la maglia che mi diede, se potessi averne una dello scudetto sceglierei quella di Tonali perché ha dimostrato cosa significa essere un professionista innamorato dei suoi colori”. Calcio e ancora calcio ma chi è Gabriele fuori dal campo? “Un ragazzo a cui piace stare con gli amici, la fidanzata e fare anche altri sport. Guardo le partite ma preferisco una passeggiata alle serie tv. Sogno di arrivare in Serie A, è l’obiettivo che mi fisso prima di ogni allenamento”.

Il presente parla sardo, la San Siro milanista è ormai sullo sfondo. ‘Bello’ è pronto a crescere ancora. Questione di mentalità.