L’arte della gavetta: chi dalla Serie C si è affermato in Serie A
“Un minimo di gavetta nelle categorie inferiori può servire a tanti calciatori. Adesso se sai fare due palleggi o due passaggi rischi subito di trovarti in un contesto più grande di te e trovarti in difficoltà”. Parola di Ciccio Caputo, uno che di gavetta se ne intende. L’attaccante di Altamura, oggi 35enne, ha fatto tanta strada per arrivare in Serie A. Cresciuto calcisticamente nel settore del Bari, la prima esperienza tra i professionisti di Francesco Caputo è in Serie C2. L’anno è il 2007, Steve Jobs ha appena annunciato il primo iPhone e Caputo va in prestito al Noicattaro. 10 gol in 29 presenze, abbastanza per convincere Antonio Conte a mantenerlo nella prima squadra del Bari l’anno successivo. Poi un paio di prestiti, il tempo di assaggiare la Serie A con i biancorossi nella sfortunata annata 2010/11 e poi di nuovo tanta Serie B tra Bari, Entella e Empoli. Finalmente, nel 2017/18, la consacrazione: 27 gol in 41 presenze e Empoli primo in classifica. A 30 anni è finalmente Serie A. E proprio grazie a quella gavetta, Caputo non avverte il salto di categoria: al primo vero anno in massima serie, l’attaccante segna 16 gol in 38 presenze con la neopromossa Empoli. Perchè sì, la gavetta può essere faticosa, ma è senza dubbio utile.
Ranocchia e Messias: quando la gavetta funziona
L’esempio di Caputo non è l’unico, anzi. Nella rosa del Milan che ha vinto lo scudetto lo scorso maggio c’era anche Junior Messias, uno che se potesse la parola “gavetta” la metterebbe sulla carta d’identità. Se non mi credete, chiedetelo a lui. “L’esperienza nelle serie minori mi ha insegnato ad avere più tranquillità, perché avevo più pressione a giocare in Eccellenza o Serie D che in Serie A. Adesso mi sento più sicuro e più maturo. Durante la trattativa ero molto teso, arrivare qui all’ultimo è stata una cosa bellissima, la notizia è arrivata alle due di notte e non sono riuscito a dormire, ero troppo emozionato”. Queste le sue parole in un’intervista rilasciata su GianlucaDiMarzio.com. Nella stagione 2018/19 Messias gioca con il Gozzano, nel girone A di Serie C. Mette a referto 4 gol e 1 assist, sufficienti per farsi notare dal Crotone in Serie B. Con la squadra calabrese poi la promozione e l’esordio in massima serie, prima del trasferimento da favola con il Milan.
La storia di Andrea Ranocchia
Attraversando la sponda dei navigli, un altro esempio di gavetta è Andrea Ranocchia. L’esperto difensore italiano, a lungo bandiera dell’Inter, si è ritirato lo scorso autunno. Prima di arrivare a vestire la maglia nerazzurra, però, c’è stato un lungo girovagare nelle serie minori. Parte tutto dall’esperienza con l’Arezzo, vissuta tra Serie B e Serie C dal 2006 al 2008. Nella stagione 2006/07 sulla panchina della squadra toscana si avvicendano Antonio Conte e Maurizio Sarri, Ranocchia scende in campo in 24 occasioni differenti (e segna anche un gol), ma alla fine la retrocessione in Serie C è inevitabile. Andrea rimane in Toscana anche in Lega Pro, gioca da titolare e sfiora i play-off con gli amaranto. Poi il Bari di Conte e Ventura, il Genoa di Gasperini e infine l’Inter. “C’è chi ha grandissimo talento, chi non può non arrivare, chi magari comincia subito a grandi livelli”, racconta Ranocchia ad assocalciatori.it. “Io no, io me le sono fatte tutte le categorie, la C e la B e anche in serie A sono partito dal Bari, per passare poi al Genoa ed arrivare infine all’Inter.”
Caputo, Messias e Ranocchia sono solo tre dei tanti esempi che si potrebbero fare quando si parla di gavetta e di duro lavoro. Perché l’importante non è arrivare primi, ma arrivare bene.
A cura di Domenico Giuliani