La ‘chioccia’ Di Natale, poi la moda. Gerardi si racconta: “Voglio la salvezza con il Picerno”
Quasi 400 presenze tra i professionisti condite da più di 70 gol ed una carriera intera passata a girare l’Italia di squadra in squadra. L’ospite di oggi della Casa di C è Federico Gerardi: l’attaccante attualmente al Picerno ci ha raccontato le mille sfaccettature della sua vita, sia in campo che fuori.
Gerardi: dall’arrivo a Picerno all’obiettivo salvezza
In estate è arrivato al Picerno, ed una figura già conosciuta è stata essenziale per l’operazione. “Il direttore sportivo del Picerno Vincenzo Greco è stato fondamentale per accettare l’offerta dei rosoblù. Abbiamo lavorato insieme ai tempi di Monopoli quindi sapevamo reciprocamente i nostri metodi e ci piacciamo a vicenda”.
Dopo un inizio altalenante, la squadra ha iniziato ad ingranare. Ora i playoff sono vicini, ma Gerardi tiene i piedi per terra. “La nostra ambizione principale rimane quella della salvezza. Ora non guardiamo la classifica nonostante siamo alla soglia della zona playoff. Per il momento giochiamo per mantenere la categoria, poi una volta ottenuto ciò giocheremo con la testa più libera e potremmo pensare anche a qualcosa di più”.
Un’impresa non facile dato che nel girone C sono diverse le squadre che hanno come obiettivo dichiarato la promozione diretta. “Il nostro raggruppamento da anni è quello più competitivo con diverse piazze importanti. Per il momento è primo il Bari ma è probabile che tra un mese in vetta c’è il Catanzaro ed il mese dopo un’altra. Per forza di cose ora la favorita alla promozione, anche per la grande rosa che ha, è il Bari. Ma la loro vittoria finale non è così scontata”.
I “maestri” di Federico Gerardi
Dietro ad ogni grande attaccante, spesso ce n’è sempre un altro più grande. Questo è sicuramente il caso del classe ’87. “Personalmente ho giocato con grandi attaccanti, su tutti Di Natale, aveva una tecnica incantevole. Anche Iaquinta è stato un giocatore da cui ho cercato di “rubare” qualche caratteristica. A livello generale, oltre a Marco Van Basten che credo sia stato il miglior centravanti degli ultimi 50 anni, mi ispiro molto a Dzeko. È un giocatore completo che aiuta molto la squadra, un po’ come me, non mi piace stare sempre in area, se bisogna farlo lo faccio, ma preferisco abbassarmi per aiutare la squadra”.
L’uomo dietro al calciatore
Però, prima che giocatore, Federico è un uomo con la sua vita fuori dal campo e qualche passione non proprio caratteristica dello stereotipo del calciatore.
“Sono un ragazzo semplice. Fuori dal campo mi piace restare aggiornato sulla politica e sono particolarmente attratto dall’ambiente della moda, specialmente dal brand di Ermenegildo Zegna, trovo le sue collezioni sempre molto complete. Senza dimenticare mia figlia che è il mio passatempo preferito”.
Prima di Picerno, tutte le avventure di Gerardi
22 sono le squadre girate dall’attaccante rossoblù. Probabilmente un record per la categoria, ma anche un aspetto che non ha fatto particolarmente bene alla sua carriera. “Principalmente giravo da una parte all’altra perchè il mio cartellino era di proprietà dell’Udinese, quindi mi mandavano di continuo in prestito. Non dico che è stato un aspetto che ha penalizzato la mia carriera, alla fine mi ha permesso di sperimentare diverse esperienze e stili di gioco. Però penso che se per qualche anno fossi stato stabile in qualche squadra, mi avrebbe permesso di giocare con la testa più libera adattandomi meglio ad un certo ambiente”.
Tra le 22 già citate ne spicca una. È il sogno di ogni piccolo calciatore giocare con la squadra della propria città. Desiderio realizzato anche da Gerardi che ha potuto indossare la maglia del suo Pordenone. E la passione per i neroverdi non sembra sbiadita. E chissà che in futuro… “Sì, mi fa piacere seguire la squadra della mia città ed è stato un onore poterci giocare. Dopo un inizio poco entusiasmante la squadra ora con Tedino credo possa togliersi qualche soddisfazione in più. Poi l’ho avuto anche come allenatore, so come lavora e so che può dare tanto alla squadra. Non mi chiudo nessuna porta, in futuro mi farebbe piacere tornare a vestire quella maglia”.
A cura di Filippo Rocchi