La Triestina ha piazzato il primo colpo del suo calciomercato: Davide Angelo Ghislandi. Un acquisto che dice tanto delle ambizioni della società giuliana, rinfrancata dal passaggio di proprietà. Si punta in alto, con i piedi ben piantati per terra, e lo si fa cercando i migliori giovani italiani in giro per il Paese. E Ghislandi rientra a pieno in quest’ottica. Forte, instancabile, già esperto e con ancora un notevole upside, il bergamasco è pronto ad arare la fascia destra del Nereo Rocco.
Classe 2001, il neo alabardato è uno dei prospetti migliori del nostro calcio. Nasce calcisticamente nel florido vivaio dell’Atalanta, squadra di cui è da sempre tifoso. Per uno nato a Treviglio, la Dea è una sorta di religione e il passaggio ai nerazzurri, avvenuto già a 8 anni, nei Pulcini, è un sogno divenuto realtà. Passare dall’oratorio di Osio Sotto al vestire la maglia della propria squadra è tutto per un atalantino vero. Un qualcosa che ti dà tutta l’energia del mondo e Ghislandi, quella energia, la sprigiona ogni volta che scende in campo. Esterno destro, terzino, laterale o anche ala offensiva, non importa. Lui corre, sempre. E lo farà ora anche per la Triestina, il suo nuovo club, che ha sbaragliato la concorrenza agguerrita di tante altre società di C. Il motivo della sua scelta? È presto detto, e sta, da poco, sulla panchina della squadra. “Bonatti sa fare un grande lavoro con i giovani, è il settore da cui proviene”, con queste parole lo stesso ragazzo ha spiegato la sua scelta. Oltre a unirsi a una piazza importante e un nuovo progetto, quello che l’ha fatto optare per Trieste è proprio la possibilità di lavorare con un mister così esperto nel valorizzare i giovani, come si è visto con la Juventus.
E di ottimi allenatori Ghislandi ne ha avuti già parecchi, nonostante la sua giovane carriera. Tre diversi, ma una stessa radice. Dopo la trafila delle giovanili atalantine, Davide infatti passa per l’U15 (con scudetto), l’U17, dove si scopre anche marcatore (8 in 23 gare) e la Primavera di Brambilla, dove diventa anche capitano. Nell’ultima stagione in questa categoria chiude con 4 gol, 7 assist e una finale persa contro l’Empoli che non gli permette di concludere un grandioso tris di scudetti consecutivi. Logico che dal piano di sopra Gasperini si accorga di lui e lo butti in mezzo alla mischia. Succede il 3 marzo 2021, Atalanta-Crotone. Sul risultato ormai consolidato, esce Gosens ed entra Ghislandi, l’apoteosi per un giovane tifoso della Dea. “Ho coronato il sogno di qualsiasi ragazzo bergamasco“, scrive su Instagram in quella giornata indimenticabile. Il Gasp se lo porta in panchina anche a Madrid in Champions. È pronto per i professionisti. La scorsa estate si deve decidere a chi affidarlo e quale migliore soluzione se non Caneo, l’ex vice di Gasperini, allenatore della Turris. Detto fatto, Ghislandi va in prestito a farsi le ossa a Torre del Greco.
Stesso modulo, stesso calcio, stessi risultati. La prima stagione in C del giovane talento fila liscia come l’olio. Gioca spesso, 26 presenze totali, e lo fa bene. Assicura il solito giusto mix di rapidità, tecnica e dribbling, una freccia instancabile sulla fascia destra. Lui che aveva iniziato come ala offensiva a sinistra con la licenza di rientrare sul piede buono e cercare la porta, ora è l’uomo di fatica e freschezza sull’esterno, una parabola non dissimile a un altro grande terzino italiano come Zambrotta. Perno fisso di tutte le nazionali giovanili, anno dopo anno, Ghislandi ha beneficiato della colonia atalantina a Torre del Greco e dell’aiuto di Caneo per presentarsi al grande pubblico della C. In un’intervista ha rivelato come nel contesto tattico della Turris si sia sentito “subito a casa perché nel settore giovanile dell’Atalanta ho ricoperto il ruolo di quarto a tutta fascia per anni”. La nuova versione dell’esterno dell’Atalanta tutto corsa e col vizietto del gol: per lui all’orizzonte c’è una nuova annata da protagonista. Altro fieno da mettere in cascina prima di tornare alla Dea, stavolta per restare e per affiancare l’amico Scalvini. Il futuro è già scritto ed è loro. Devono “solo” prenderselo.
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