Ignoffo si racconta: “Mi ispiravo a Baresi e Scirea. Cruz mi ha messo più in difficoltà di Trezeguet e Shevchenko”
Una lunga carriera, esperienza da vendere e tanta umiltà. Giovanni Ignoffo è uno di quei giocatori che ha dato tanto al calcio. E il calcio lo ha ripagato tante volte con gioie indimenticabili. Il curriculum parla da solo ed è quello di un difensore che ha avuto modo di giocare in tutte le categorie, dalla Serie A alla D, collezionando più di 300 presenze e 11 gol. Il preludio all’inizio della carriera da allenatore. Sono tante le squadre in cui Ignoffo ha giocato e i calciatori importanti, affrontati e avuti come compagni di squadra. Ignoffo si racconta tra curiosità, aneddoti e retroscena in un’intervista esclusiva a LaCasadiC.com.
Ignoffo, gli inizi a Palermo e la Nazionale Under 18 con Totti, Buffon e Nesta
Quella di Giovanni Ignoffo è una carriera ventennale, densa di ricordi memorabili. L’ex Napoli, palermintano doc, riavvolge il nastro partendo dagli inizi: “Calcisticamente sono cresciuto per strada, la mia realtà era divisa tra Palermo e Monreale. Fin da piccolo ho iniziato i primi tornei, poi un amico di mio padre, proprietario di una scuola calcio, chiese di portarmi da lui. Ero attaccante, a 10 anni giocavo con gli esordienti del Monreale. L’anno dopo ero già nelle giovanili del Palermo. Da lì, iniziai la mia avventura in rosanero con gli Esordienti, poi i Giovanissimi, gli Allievi, fino ad arrivare, negli anni successivi, in prima squadra”.
Il Palermo. Ignoffo ci ha giocato fino al 2000: 48 presenze e 1 gol. Un inizio indimenticabile per lui, a cui si aggiunse la chiamata della Nazionale Under 18. “In quella squadra c’erano tanti campioni come Totti, Buffon, Nesta e Coco, giusto per citarne qualcuno. I primi due, in particolare, sono stati i più forti con cui ho giocato. Non hanno eguali e la loro qualità si vedeva subito in allenamento. Era impossibile far gol a Buffon, Totti invece era la genialità allo stato puro. Aveva nel suo repertorio giocate uniche. Ho avuto il lusso di giocare con loro per 2 anni. Inoltre, con la Nazionale di C, insieme ai vari Toni, Miccoli e Stellone, arrivò la vittoria di un trofeo, la Miro Cup, contro Russia, Croazia, Serbia, Siria e Yugoslavia”.
Ignoffo, la promozione con l’Avellino: “Dopo la contestazione si creò una squadra più forte che vinse il campionato”
Nel 2000, terminata l’esperienza a Palermo, Ignoffo resta svincolato e passa a titolo definitivo alla Salernitana. Un brevissimo passaggio per lui che, però, coi granata in realtà non ci ha mai giocato. La svolta ad Avellino. A 23 anni, il classe ’77 è già un veterano della categoria con 100 presenze in Serie C e diventa capitano dei biancoverdi con calciatori del calibro di De Zerbi, Mascara e Polito. Ad Avellino gioca per 3 stagioni e, nel 2003, centra la promozione in Serie B dopo un lungo testa a testa col Pescara, che si conclude all’Ezio Scida di Crotone con al seguito 15 mila tifosi biancoverdi.
Giovanni Ignoffo racconta un retroscena particolare avvenuto durante quella stagione vincente: “C’è stato un momento cruciale in quell’anno. Eravamo partiti bene e l’Avellino era primo. A fine novembre però arrivò qualche sconfitta, ad esempio col Taranto. Ci fu un assalto dei tifosi che ci contestarono allo stadio. Un lungo dialogo, in particolar modo tra loro, Pellicori e Die. I due giocatori dovettero andare via e quello snodo fu cruciale, l’ambiente rimase scottato ma arrivarono Biancolino e De Simone, che diedero una svolta tecnica a quella squadra. Da lì nacque una gruppo più forte, che marciò a vele spiegate fino alla vittoria del campionato. La vittoria per 2-1 a Pescara fu determinante. La conquistammo davanti a 5 mila tifosi dell’Avellino”.
Ignoffo, la vittoria della Coppa Intertoto con il Perugia e l’esordio in Serie A
Dopo il trionfo in biancoverde, Ignoffo si svincolò e su di lui piombarono varie squadre. Arrivò il grande salto, la chiamata dalla Serie A: “Erano interessati a me Udinese, Ternana e Cesena. A Terni mi venne proposto un triennale a quasi un milione di euro, ma per mia scelta andai al Perugia, che veniva da 2, 3 anni importanti in cui erano stati lanciati parecchi giovani. Mi confrontai con il procuratore e con amici e ritenni opportuno andare lì dopo 5 anni in Serie C”.
Tanti i momenti indimenticabili. In Umbria l’esordio sia in A, contro la Reggina, che in Europa. In panchina c’era Serse Cosmi: “Esordii in Europa contro i finlandesi dell’Allianssi, poi, di mercoledì giocammo in Coppa col Cesena e io ero uno dei nuovi arrivati. Prima di questa partita Cosmi mi disse che sarei stato il capitano”.
Un’investitura che lusingò Ignoffo: “Cosmi si avvicinò dicendomi di avere bisogno di certezze dietro e di aver individuato in me uno che le poteva dare. Io risposi: “Me lo dici così mister? Ma sai che per me è l’esordio in Serie A?“.
In quella stagione Giovanni Ignoffo vinse il suo primo ed unico titolo a livello internazionale, la Coppa Intertoto. Ricorda così la finale vinta contro il Wolfsburg: “Provai sensazioni bellissime arrivando a giocare una finale contro una squadra come il Wolfsburg, club affermato di Bundesliga. Quell’anno giravano tanti soldi e si parlava tantissimo di Andrés D’Alessandro, ma andammo lì e dominammo. Non ho giocato, ma far parte di un gruppo dove si vince qualcosa di importante a livello internazionale, ti rimane dentro. Andammo poi a Valencia per la Toyota Cup e giocammo contro i vari Canizares, Aimar, Ayala, Albiol e Carboni”.
Ignoffo e Gaucci: “Siccome il Milan è Campione d’Europa e abbiamo pareggiato, siamo più forti di loro”
Ignoffo ricorda con piacere l’esperienza a Perugia e Luciano Gaucci: “Quell’anno lo conobbi in ritiro. Dopo 10 giorni mi chiamò e mi presentai. La scelta di puntare su di me fu di Alessandro Gaucci: rimase colpito da me in Sambendettese-Avellino. Nel 2003 Luciano Gaucci venne negli spogliatoi al termine di in Perugia-Milan. I rossoneri erano Campioni d’Europa in carica e pareggiammo 2-2. La cosa che fa ridere è che siccome Gaucci era un passionale, stava esplodendo di gioia e ci disse: “Siccome il Milan è Campione d’Europa e abbiamo pareggiato, siamo più forti di loro”.
Ignoffo, il primo gol nella storia del Napoli di De Laurentiis e il rapporto con il presidente
Nel 2004/2005 arrivò la chiamata del Napoli. Era il primo Napoli di De Laurentiis. La stagione iniziò male con la sconfitta alla prima giornata in casa della Fermana. Nel match successivo, Ignoffo fece il suo esordio al San Paolo, un debutto che non dimenticherà mai perché andando a segno nel 3-3 contro il Cittadella, diventò il primo calciatore del Napoli dell’era De Laurentiis a segnare.
Curioso, un retroscena con il presidente degli azzurri: “Dopo 6, 7 giornate, non andava benissimo a livello di risultati e dovevamo giocare in casa contro la Sambenedettese. La domenica mattina uscì un articolo su “Il Corriere dello Sport” dove il loro presidente si sbilanciò: “Andiamo a Napoli e vinciamo”.
De Laurientiis entrò nello spogliatoio, dicendo a Ignoffo e alla squadra di aver messo in palio un premio economico in caso di vittoria: “Ci disse: “Non possono venire a Napoli squadre di questo tipo e dire che vengono a vincere”. Perdevamo 1-0 all’81’ e poi feci doppietta al San Paolo davanti a 50mila tifosi. Nel mio percorso ho messo sempre un tassello nella storia di ogni squadra, cominciando da Palermo, fino alla fine”.
Ignoffo, il Foggia e le responsabilità dopo il ko nel derby con il Manfredonia
A Napoli Ingoffo ci arrivò in prestito dal Perugia, in Umbria doveva ritornarci a fine stagione, ma, in quell’anno il club biancorosso fallì. Ignoffo iniziò a girare in varie squadre, le ultime della sua lunga carriera. Foggia, Benevento, Siracusa e Messina. Tra queste, l’ex Palermo ricorda l’esperienza rossonera: “Foggia mi è rimasta dentro perché ho vissuto sensazioni forti e importanti, nel bene e nel male. In quegli anni ero considerato uno dei difensori più forti della categoria, tante squadre mi contattavano. Stefano Cuoghi, che mi allenò a Salerno, mi volle a foggia e mi trasferii lì“.
A Foggia anche momenti drammatici: “Dopo la sconfitta nel derby giocato a Manfredonia il nostro pullman fu oggetto di lancio di bombe carta. La gente stava male, io, insieme al presidente, mandammo via tutta la squadra. Rimanemmo solo io, lui, D’Alterio e il direttore sportivo. Con molto tranquillità dissi ai tifosi che quella squadra sarebbe arrivata fino in fondo a lottare per la promozione perché c’erano valori importanti e la volontà era quella di vincere”.
Ignoffo, tra idoli e attaccanti top da marcare
Due gli idoli di Giovanni Ignoffo: “Guardavo parecchio Baresi e Scirea. Anche se non ero proiettato a fare quel ruolo inizialmente, avendo iniziato come attaccante, mi piaceva vederli giocare”.
Molte sfide, con annessi campioni affrontati nel corso della sua carriera: “Ho giocato contro tanti campioni in Serie A. Ricordo soprattutto Del Piero, Nedved, Shevchenko, Kakà e Adriano ai tempi del Parma. Eppure, quello che mi ha messo più in difficoltà è stato Cruz. In un Inter-Perugia, a San Siro, io lo marcavo a uomo, ma non mi dava riferimenti. Mi trovai più in difficoltà con lui, piuttosto che con Trezeguet o Shevchenko”.
Ignoffo e la sua nuova avventura da allenatore: “Mi piacciono molto Italiano e De Zerbi”
Terminata la carriera da giocatore, Ignoffo ha intrapreso quella da allenatore. Prima gli inizi con l’Under 19 del Benevento, poi l’Under 17 del Palermo, fino ad arrivare, prima di Siracusa e San Luca, sulla panchina dell’Avellino.
Qui ha allenato un giocatore che si sta col tempo affermando in Serie A, ovvero Parisi: “Ha messo subito in mostra le sue qualità. Spesso sono andato in contrasto con Di Somma perché riteneva che Parisi fosse un giocatore al massimo da Eccellenza. Lui spingeva per far giocare Micovschi, che io non ritenevo da quinto o quarto esterno da centrocampo. Ci furono spesso dei dibattiti, ma ho avuto ragione io. Parisi ha una forza incredibile. Come si dice a Napoli, una cazzimma fuori dal comune”.
“Ha fatto, sta facendo e farà ancora un gran percorso. In più, cito anche Charpentier, giocatore che farebbe bene anche in Serie A. Ho anche allenato Brignola che ora è a Cosenza, venduto per 10 milioni di euro al Sassuolo dal Benevento. Comunque sia, sono un amante del bel calcio, mi piacciono i giocatori intelligenti. Se mi dovessi ispirare, a qualche allenatore di oggi, vi dico che mi piacciono soprattutto Italiano e De Zerbi. Mi affascinano perché hanno una filosofia di gioco molto affine alla mia”.
A cura di Antonio Palladino