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L’amicizia con Allegri, la visita di Conte e l’Arezzo. Il dg Giovannini: “11 anni di contratto? Mi hanno dato le chiavi del club”

Tanta Serie C e D, mai la Serie B e il profumo del grande calcio. Ma molto più felice di altri che hanno raggiunto la fama. Paolo Giovannini, a 59 anni, ha ancora voglia di stupire dopo le 7 promozioni con 5 club diversi. Di Lucca, toscano doc e allenatore dell’Arezzo, che gli ha affidato le “chiavi” del club. A suo modo è entrato nella storia del calcio italiano per aver firmato un rinnovo di contratto lungo ben 11 anni. Sì, avete capito bene. Fino al 2034 e con un ruolo che va oltre la semplice responsabilità tecnica: “Gestirò anche la parte manageriale, è un bel riconoscimento che sentivo di poter avere alla mia età”, ha raccontato in esclusiva a LaCasadiC.com. E poi, quel legame indissolubile con Giovanni Di Lorenzo: “Ho visto il suo gol in Champions, devo ancora mandargli un messaggio”. Ma chi è Giovannini? Ma soprattuto cosa c’è dietro le sue scelte, il suo calcio, la sua essenza? Ve lo diciamo noi. O meglio, lui: attraverso le sue parole.

Arezzo, Giovannini: “Voglio chiudere qui la carriera, magari con un’altra promozione”

Un rinnovo di 11 anni, dicevamo. “Anche per questioni burocratiche – ha detto – sia chiaro“. Ma non solo: “Voglio chiudere la mia carriera qui. Magari con un’altra promozione. L‘idea era quella di fare un contratto indeterminato, come avviene in alcune aziende. Il presidente mi ha dato dei compiti organizzativi e manageriali, oltre a quelli tecnici. Come se un po’ mi avesse affidato le chiavi del club, è un cambiamento professionale da parte mia perché mi dà molte più responsabilità. Mentre prima avevo sempre un ruolo di direttore generale con delega alla parte sportiva – spiega – adesso c’era la volontà di darmi un’investitura maggiore. Dopo tanti anni c’era la volontà di ricoprire un ruolo un tantino diverso e ringrazio di questo il presidente Manzo e l’amministratore Selvaggio”.

Qualcosa che nel mondo del calcio non si vede tutti i giorni (o che forse, non si era mai vista). Del resto, Giovannini è uno abituato a contratti lunghi: “A Pontedera – ha detto – sono rimasto 10 anni ma ho avuto tanti rinnovi contrattuali. Con questo rinnovo posso lavorare serenamente e gestire tutto. Al netto che alla fine – ha ammeso – contano sempre i risultati”. Sette promozioni con 5 club diversi. E sempre al primo colpo. Trovate un altro direttore generale che abbia raggiunto questi traguardi.

Il segreto? Con umiltà, ha provato a spiegarcelo: “Punto sui rapporti interpersonali. Nel momento in cui si vive insieme ci vuole il massimo del rispetto, della serietà e della abnegazione. Credo di aver portato in questo club un entusiasmo che sono riuscito a trasmettere ai colleaboratori e alle persone che mi stanno vicine. Ho un entusiasmo contagioso. Sono tantissimi i giocatori ai quali sono legato, al di là della scelta tecnica cerco di condividere con loro le mie emozioni, la sconfitta e i momenti più difficili quando non giocano. Penso di aver sempre avuto grande equilibrio e rispetto per i miei collaboratori. Sappiamo poi che ci sono tanti altri fattori primari per vincere, come il budget e la tipologia di calciatori che puoi prendere. Ma questo entusiasmo è stato importante per tutti”.

Fermezza ed esperienza: “Qualche volta uso il pugno duro. Serie C? Ho viaggiato per tante epoche diverse”

Un viaggio tout court che lo ha visto attraversare epoche, mondi, calciatori. Un conoscitore della Serie C come pochi, un visionario. Il suo biglietto di sola andata, spiegato attraverso le sue parole: “Ho toccato un po’ tanti percorsi e sfaccettature nella mia carriera: ho giocato con tanti Under per salvarmi, Ho giocato per vincere in piazze come Massa, Lucca e Arezzo, sono stato dipendente da calciatori esperti che avevano un trascorso più importante. Ho visto crescere giocatori in modo esponenziale che sono partiti dall’Eccellenza e sono arrivati anche in Serie A, e parlo di Mattiello, Bartolomei e Di Lorenzo, giocatori che poi si sono affermati. Ho toccato un po’ varie sfaccettature e tante epoche: sono passato da Macalli, Tavecchio, Ghirelli, Gravina e Marani. Quasi tutte le epoche della Serie C.

Un padre per i suoi calciatori. Mai una parola fuori posto. Grande senso di responsabilità e, qualche volta, il giusto volume nei rimproveri: “Credo che poche volte abbia potuto usare davvero il pugno duro, capita due volte l’anno a seconda dei momenti. Non ho mai avuto scontri con i giocatori, anche non posso dire che i rapporti sono sempre stati buoni. Ho un figlio del 2001, e ho ragazzi della stessa età. Molti sembrano uomini in campo ma in realtà sono dei ragazzi. Ho sempre avuto un rapporto sincero con loro, non sono mai dovuto andare per questioni o problematiche. Inevitabilmente come nelle migliori famiglie ci sono ogni tanto delle discussioni con i dirigenti, con i presidenti. Ma sempre in modo pacato“.

Giovannini: “Con Di Lorenzo c’è un rapporto umano importante. Il suo gol? Devo ancora scrivergli”

Chissà se stava guardando il gol di Di Lorenzo in Champions League contro la Sporting Braga. In fondo, c’è anche la sua firma sui traguardi del terzino (e capitano) del Napoli che ha vinto, tra le altre, anche un Europeo con la nazionale nel 2021: “Io non mi prendo tanti meriti per dove Giovanni è arrivato – ha spiegato con grande umiltà -. Paradossalmente – ha detto – me ne prendo di più per alcuni calciatori di club dove ho lavorato e che poi magari sono rimasti stabilmente nel professionismo o ancora più in là, guadagnando cifre più importanti”. Sul suo gol contro il Braga: “Devo ancora congratularmi con lui, certo che ho visto il gol. Ci siamo sentiti due settimane fa per messaggi. Ci chiamiamo spesso, siamo molto legati”.

Con Di Lorenzo c’è qualcosa di diverso, una storia che va oltre il calcio: “Ci accomuna il fatto di essere molto legati anche nel territorio, siamo originari di due paesi che distano 5 chilometri, in Toscana, il fatto di averlo sempre conosciuto e di aver conosciuto la sua famiglia, il fatto che mi è venuto a chiudere consiglio nel momento in cui è rimasto disoccupato con la Reggina e facemmo di tutto per portarlo a Matera. Ci sono tanti passaggi nella sua storia in cui sono stato presente, ma prendermi meriti non sarebbe giusto. Con Giovanni ho vissuto una stagione in cui lui era giovanissimo con la Lucchese, lo feci esordire in Serie D ma una esperienza lavorativa diretta con lui non l’ho mai avuta. C’è più un rapporto umano che professionale – ha poi chiarito -. 

La stima di Allegri e la visita di Conte: “Giocammo contro con Massimiliano, Antonio venne a giugno qui”

Grande tra i più “piccoli”. Giovannini avrebbe meritato palcoscenici migliori, come manifesta la stima di Allegri, allenatore della Juventus: “Ci conosciamo da tantissimi anni, siamo toscani entrambi. Ci siamo affrontati sul campo da avversari quando lui cominciava a muovere i primi passi da allenatore dopo aver giocato con il suo maestro Galeone, mentre io stavo a Castelnuovo Garfagnana. Abbiamo tanti amici in comune e sono molto amico del suo secondo, Marco Landucci, che è un Lucchese come me. E tra l’altro suo figlio è portiere nella nostra primavera. C’è un legame e una serie di amicizie in comune. Non ci sentiamo quitidianamente ma so che ha tantissima stima nei miei confronti, nel mio piccolo. Chiaramente non sono mai stato in B o in A, ma sono rimasto sempre in categorie inferiori

E sulla visita di Conte a giugno ha poi spiegato: “Con lui c’è una conoscenza legata al nostro incontro a Lucca di molti anni fa. Conte venne insieme ad un amico a vedere un paio di allenamenti di Pavarin e lì ci siamo conosciuti. Conte è stato all’Arezzo, e la promozione è arrivata nell’anno del centenario. Mi è venuto a salutare, tutto qua”.

Capitolo Arezzo: “Nel lungo termine voglio la Serie B”

“Per ora l’obiettivo è consolidarci, ho già parlato con il presidente”. Piedi per terra e tanta programmazione. Non si può fare sempre bingo al primo tentativo. Ma Giovannini ha le idee chiare per il suo Arezzo: L’inizio non è stato dei migliori, la classifica lascia il tempo che trova, potevamo avere magari uno o due punti in più ma siamo solo alla quarta giornata. La stagione dovrà essere tranquilla e di consolidamento, ce lo siamo già detti col presidente. La nostra asticella dovrà alzarsi poi dalla prossima stagione. Quest’anno era normale che il presidente dopo la vittoria del campionato di Serie D, dovesse investire nelle infrastrutture e dovesse mettere delle cose a posto. Nel giro di 3 o 4 anni vorremmo essere un nome importante come può essere l’Avellino, il Catania o altre piazze importanti. Vogliamo essere di prima fascia, oggi siamo di seconda fascia. 

E sulle strategie di mercato: Abbiamo un progetto che “termina” il 30 giugno”. Abbiamo messo a posto un po’ i costi e il bilancio. Oggi siamo una società sana dal punto di vista economico. Il primo obiettivo è stato raggiunto, quest’anno magari cercheremo di entrare nelle prime 10 per cercare di andare ai playoff. Non abbiamo cambiato molto rispetto allo scorso anno. Il 30 giugno vedremo di tracciare una riga. Abbiamo preso sponsor che erano impensabili prima, abbiamo 2000 abbonati rispetto agli 850 dello scorso anno. Voglio pensare solo al presente, il progetto è a breve termine per ora”

Giovannini: “Rimpianti? Nessuno, sono sempre stato vicino alla mia famiglia”

Niente Serie B o A. Un po’ per scelta personale e un po’ perché il destino ha deciso così. Giovannini, comunque, ha raggiunto a pieno il suo concetto di felicità: “Quasi tutte le mie scelte sono state legate a problemi familiari per restare vicino a mio figlio. Le mie esperienze sono avvenute non a caso quasi tutte in Toscana. Ringrazio tutti quelli che mi hanno dato la possibilità di lavorare qui vicino la mia famiglia. Ringrazio tutti i giocatori che ho avuto e tutti i collaboratori”. 

“Molte volte ho pensato di abbandonare il calcio – ha ammesso – e di fare un altro lavoro. Quando ci fu il fallimento della Lucchese, avevo mio figlio che aveva 10 anni e lì ho pensato di smettere. Fortunatamente poi arrivo la chiamata della Pistoiese e poi del Pontedera, dove sono rimasto 10 anni e da dove mi porto dietro ricordi bellissimi. Sono stato sempre vicino a mio figlio e non ho rimpianti. Negli anni ci sono stati contatti con l’Empoli e col Pisa, dico la verità, ma poi non se ne fece più nulla. Doveva andare così, ma sono felice”.

 

 

Manuele Nasca

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