Dal Barcellona al Giugliano, Ibou Balde: “Non abbiamo paura di nessuno. Keita? Il mio punto di riferimento”
Dalle giovanili in Spagna alle tappe di Foggia, Messina e il presente con il Giugliano. L’intervista a Ibourahima Baldé
Il calcio come passione e trasformarla in lavoro non sempre è facile ma Ibourahima Baldé ci è riuscito. “Da quando sono nato ho questa passione. Pensa che ho iniziato a camminare grazie a un pallone da calcio”. Rincorrere i propri sogni, sostenuto sempre dalla famiglia.
Famiglia. Una parola ricorrente nella storia di Ibourahima. Come quella trovata a Giugliano. Una scelta “semplice” per Ibourahima: “Ho scelto questa realtà per vari motivi. Uno di questi è perchè si trova al sud, nel girone C che a me piace molto. Poi sentendo anche la società hanno spinto per avermi qui in rosa e questi due fattori sono stati importanti. Da quando sono arrivato al Giugliano posso dire che sono cresciuto molto ed è la cosa fondamentale”.
Una squadra che, dopo nove giornate, si trova al quinto posto con 17 punti a -2 dalla capolista Benevento: “Il nostro obiettivo è vincere tutte le partite possibili, siamo sereni, stiamo facendo bene e teniamo i piedi per terra, però non abbiamo paura di nessuno. Il girone è sempre stato combattuto, ci sono tante squadre che hanno fatto grandi cose in categoria”. Baldé ha già realizzato tre gol in cinque presenze: “Non mi metto mai dei limiti. Cerco sempre di fare il meglio possibile. Quest’estate avevo parlato anche con la mia famiglia, mi sentivo molto bene sia fisicamente e mentalmente. Mi aspettavo un inizio così”.
Approdato in gialloblù durante l’ultimo mercato di gennaio. La squadra era già unita ma Ibourahima si è ambientato al meglio: “Mi sono trovato molto bene con i ragazzi. L’ambiente è bello ma anche la città. Con i miei compagni ho un rapporto sano. Ci divertiamo dentro lo spogliatoio, in campo e fuori. Questa per me è una cosa fondamentale”. Non solo con i compagni ma anche con l’allenatore si è creato un ottimo rapporto: “Ha molte idee ed è importante seguirlo. Una delle cose diverse che ho trovato in lui è che in fase offensiva ci lavora tanto. Io sono un esterno, ci sono allenatori che ti fanno lavorare in fase difensiva. Anche lui ovviamente, però cerca sempre un calcio propositivo dove magari spendi un po’ meno in difesa così sei più fresco in attacco”.
Dal Barcellona alla Sampdoria: i primi passi
Tra presente e inizi. Ibourahima cresce in uno dei settori giovanili di spicco del calcio mondiale, quello del Barcellona: “Un top club. Ricordo i trofei vinti con i miei compagni. Ma non solo. La partita che mi ha segnato di più è stato il Classico dove il Barcellona ha vinto 5-0 contro il Real Madrid. Io ero allo stadio, nonostante la giovane età me lo ricordo ancora”. Un punto fermo nella sua memoria, prima di intraprendere un’altra strada con una direzione ben precisa, l’Italia: “C’era mio fratello Keita in Italia. In più ho avuto l’opportunità di andare alla Sampdoria dove ho iniziato il mio percorso fino ad arrivare qui al Giugliano”.
In Liguria la prima vera esperienza, dove ha potuto apprendere i segreti dei grandi campioni della Serie A: “Sono andato molto spesso con la prima squadra della Sampdoria. Non solo allenamenti ma anche ritiri e convocazioni. Ho conosciuto tanti giocatori soprattutto Torreira, Alvarez, Ramirez o Baretto ma anche Cassano. Me li porto nel mio bagaglio personale. Mi hanno dato tanti consigli e con alcuni di loro sono rimasto in contatto”.
L’infortunio e la rinascita
Alla Sampdoria non tutto è andato per il meglio e la vita lo mette davanti a un infortunio che lo tiene lontano dal campo per diverso tempo: “Non è stato facile. L’ho superato lavorando con la famiglia, gli amici, le persone che mi vogliono bene vicino e piano piano riprendevo. Ho lavorato tanto e poi dopo mesi sono tornato in campo e ho fatto quello che più mi piace ovvero giocare a calcio”.
Non solo Sampdoria. Breve parentesi, come Foggia e Messina, prima di arrivare al Giugliano. Con i rossoneri vive per la prima volta i playoff: “Mi ha lasciato tanto, senso ancora il calore dei tifosi. All’inizio non giocavo titolare così ho dovuto lavorare tanto e avere pazienza. Nei playoff è arrivata la soddisfazione grande: la doppietta contro il Catania”. Dai playoff ai playout in pochissimo tempo: “Con il Messina la situazione era diversa. Ci stavamo giocando la permanenza nel campionato con i playout. Mi ha formato però e penso che grazie a quella situazione sono il giocatore di oggi”.
La famiglia
Il sostegno delle persone care è sempre importante: “Per me la famiglia è una cosa fondamentale”. E sul rapporto con Keita: “È stato il mio punto di riferimento. Mi ha aiutato, è stato un esempio fin da quando ero piccolo. Non solo lui ma anche i miei fratelli maggiori. Tutti loro mi hanno dato la passione del pallone”. Un sogno però è chiaro nella mente di Ibourahima: “Un giorno mi piacerebbe tanto giocare contro o con Keita. Sarebbe una cosa bellissima per tutta la famiglia”.
Ma non solo questo: “Desidero arrivare a giocare quello che vogliono tutti: la Champions League e il Mondiale”. È tempo, però, di inseguire il sogno con la maglia gialloblù per fare meglio della passata stagione. Tutto con un solo motto: “Non mollare mai, avere fiducia in sé stessi e che con il lavoro tutto si può raggiungere”.