No c’è dubbio. In campo vanno i giocatori e le partite le vincono loro. Ma se quegli atleti hanno successo è anche merito di chi li sceglie. E’ il caso di Roberto Goretti, direttore sportivo della Reggiana. La promozione in Serie B dei granata è anche merito suo. Il Ds arriva in Emilia all’indomani dello sfortunato epilogo della scorsa stagione che vede scivolare la promozione all’ultimo istante. Niente paura. Goretti ha le idee chiare. Il suo obiettivo è uno solo. Fin dall’inizio. Portare la Reggiana in cadetteria. Detto fatto. Come ci è riuscito? Semplice. Con scelte accurate nell’assemblaggio dell’organico, capacità di scouting sempre confermate, pazienza e fiducia nella società. Il Primo passo è la conferma di Diana in panchina. Continuità ed innovazione. La ricetta di Goretti per scalare le categorie. Il risultato è davanti agli occhi di tutti.
Quando il tuo lavoro è anche la tua passione non c’è nulla che tenga. Non riuscirai mai a farne a meno. E’ il caso di Roberto Goretti. Classe 1976 e da sempre amante del calcio. Quello vero, quello giocato. Dove? In mezzo al campo. A dirigere. Guarda caso. Sì, Goretti nasce centrocampista nelle fila della squadra della sua città. Perugia. In Serie D. Dove esce già la sua anima vincente. Con gli umbri conquista Campionato e e Coppa Italia di categoria.
L’esordio con i professionisti avviene nella stagione 1995/1996 in Serie B. 32 presenze in campionato e 2 gol che contribuiscono alla promozione della squadra in Serie A. In massima serie giocherà 29 volte attirando l’interesse del Napoli che lo acquisterà per la stagione successiva. Rimarrà in Campania per tre stagioni collezionando 45 presenze totali. La Serie A diventa il suo habitat. La affronterà fino al 2003 con la maglia del Bologna, fatta eccezione per un breve rientro a Perugia, provando anche l’ebrezza dell’Europa. In rossoblu gioca, infatti, 4 match di Coppa Intertoto.
L’anno seguente resta in Emilia, ma scende di categoria. Riparte dalla Serie C1. E’ il suo primo incontro con la Reggiana. Mette a referto 31 apparizioni in maglia granata facendo registrare anche 3 gol. In quel momento è un giocatore nel pieno della sua carriera e della sua maturazione ed ambisce altri palcoscenici. Ecco che risale di categoria. Prossima tappa Ancona. In Serie A. La stagione seguente, 2004/2005, ritorna in Serie B. La maglia è quella del Bari. Poi Arezzo con cui retrocede in terza serie. Chiude la carriera a 34 anni in Serie C con la maglia del Como.
Goretti è uomo di calcio. Smettere di giocare è uno di quegli ostacoli che prima o poi un calciatore deve oltrepassare. Lui ci riesce trasportando la sua passione e la sua esperienza sul campo dietro una scrivania. La partenza del suo percorso non può che essere a Perugia. La città che lo lancia da calciatore lo battezza anche come responsabile del settore giovanile.
Basta un solo anno in questo ruolo per convincere la società. Nel 2013 viene nominato direttore sportivo del club e nel 2015 responsabile dell’area tecnica. Carica che ricopre con grande diligenza e che gli permette di sviluppare una vera dote da talent scout. Conti, Mancini, Politano. Solo per citare alcuni dei giocatori scoperti e lanciati dal Ds.
Nel capoluogo umbro arrivano anche i primi successi da dirigente. Nel 2014 la squadra vince il campionato di Prima Divisione e la relativa Supercoppa. L’avventura prosegue fino alla Serie B dove, anche grazie alle scelte tecniche di Goretti, il Perugia si qualifica ai playoff in quattro annate. L’esperienza termina nel 2020 con la retrocessione in Serie C.
Perugia consacra, quindi, Goretti alla carriera di direttore sportivo. Ad accorgersi delle sue qualità è il Cosenza che nel 2021 decide di puntare su di lui. La squadra milita in Serie B. Goretti si presenta con un progetto molto semplice che lo contraddistinguerà anche in futuro. Traccia la linea da seguire: puntare sui giovani. Decide, dunque, di puntare su Hristov, Di Pardo e Gori. La stagione non sarà delle più semplici. Nonostante il triplice avvicendamento in panchina, prima Occhiuzzi poi Zaffaroni ed infine Bisoli, la squadra mantiene la categoria vincendo la finale playout contro il Vicenza.
Goretti saluta la Calabria. E’ in cerca di nuovi stimoli. Una realtà che gli permetta di lavorare per obiettivi più importanti. La scelta cade sul progetto che più lo convince. Che più lo stimola. La Reggiana di Carmelo Salerno. “la Reggiana e il Presidente mi hanno trasmesso voglia di costruire qualcosa e di farlo insieme e questo punto per me è troppo importante“. Così nella conferenza stampa di presentazione.
Oggi può tranquillamente affermare di essere riuscito a “costruire” qualcosa. Una promozione in Serie B che mattone dopo mattone, partita dopo partita, vede il suo epilogo più dolce. La Reggiana vince il girone B di Serie C. E lo fa sotto la direzione di un Roberto Goretti che non cambia metodo di lavoro. Sistemare e puntellare sì, smantellare mai. Quindi in estate conferma Aimo Diana sulla panchina, riparte con l’ossatura tecnica della stagione precedente (vedi i vari Lanini, Guglielmotti, capitan Rozzio e l’eterno Cigarini) ed integra con giovani di prospettiva. Un nome? Jacopo Pellegrini. Filippo Nardi? Citofonare Goretti. Ci sarebbe anche la scommessa “esotica” Varela. Vinta come Goretti insegna.
Così Goretti e la Reggiana portano a termine la loro opera. Una vittoria cercata e conquistata lottando fino all’ultimo istante. Adesso possono festeggiare. E Goretti progettare. Il futuro. Che ha una sola destinazione. La Serie B al “Mapei“.
A cura di Alvise Gualtieri
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