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L’Uruguay, la stima per Gattuso e la vittoria della C a Pisa: Lores Varela dice addio al calcio

Ignacio Lores Varela

Ignacio Lores Varela crediti Ascoli www.lacasadic.com

Da Montevideo alla Serie A: Ignacio Lores Varela saluta il calcio. Dolci ricordi con la vittoria della C a Pisa e la grande stima per Gattuso

Il calcio non è solo uno sport. Dietro ogni pallone che rotola su un bel manto erboso, un campo di terra o il cemento delle favelas c’è un sogno. L’emozione del gol segnato accomuna il bambino che gioca scalzo con gli amici e il bomber milionario da 50 gol a stagione. La palla che entra in porta, il sorriso che illumina il volto.

Con quel sorriso, Ignacio Lores Varela saluta il calcio giocato. L’esterno nato a Montevideo, in Uruguay, dice addio alla sua professione e tra le ragioni di vita dopo 14 anni ad alti livelli. Guardando la data di nascita sul suo passaporto si legge 26 aprile 1991. Ad appena 33 anni, Lores appende gli scarpini al chiodo, pronto per una nuova avventura.

Come raccontato dal giocatore stesso sui propri profili social, la scelta di abbandonare il calcio giocato non è stata delle più semplici. Lores Varela ha deciso, però, di ascoltare il suo corpo e le sue sensazioni, concludendo un cerchio.

Nella sua carriera, Ignacio ha sperimentato il calcio italiano dalla A alla C. Nella massima categoria, Lores Varela ha raccolto 6 presenze con la maglia del Palermo nella stagione 2011/2012, condividendo lo spogliatoio con il connazionale Abel Hernandez, Javier Pastore e Josip Ilicic. In Serie C, Ignacio ha vestito le maglie del Pisa (con cui ha ottenuto la promozione in B), il Siena, l’Avellino e, nella stagione attuale, il Taranto.

Ignacio e Gattuso: quando una telefonata ti cambia la vita

Nella lista delle persone più importanti della vita calcistica di Lores Varela figura sicuramente il nome di Gennaro Gattuso. Le strade dell’ex Milan e del sudamericano si incrociano nel 2015. All’epoca, Ignacio era reduce da una stagione molto complicata al Varese. Poche partite e tanti infortuni sembravano aver compromesso definitivamente la carriera dell’uruguayano.

Come ammesso dallo stesso Lores Varela, il giocatore aveva pensato di scappare in Uruguay e porre fine al calvario. Poi, la svolta. Il telefono di Ignacio squilla, dall’altra parte della cornetta c’è Gennaro Gattuso – definito “un fratello maggiore” dal sudamericano – che gli dice “Ciao, vieni a Pisa”. Da lì, la rinascita. Con i nerazzurri, Ignacio raccoglie 60 presenze, 12 gol, 5 assist e l’ambita promozione in Serie B. Come una fenice, Lores Varela è rinato dalla cenere e ha ricominciato a correre.

Gattuso screen interno
Gennaro Gattuso al Pisa – www.lacasadic.com

Le parole d’addio di Ignacio: “Ho realizzato il sogno che avevo da bambino”

Lores Varela ha affidato al proprio profilo social il duro compito di salutare il calcio. Queste le parole di Ignacio:
Oggi devo chiudere una tappa meravigliosa della mia vita: il sogno che avevo fin da bambino, un sogno che era una promessa a mio padre, alla mia famiglia e a me stesso. Si crede sempre che questi momenti non arriveranno mai, ma oggi decido di ascoltare il mio corpo, la mia mente e le mie emozioni, facendo una delle decisioni più difficili con il cuore in mano. Me ne vado con la soddisfazione di aver dato tutto, di ogni sforzo, di ogni pezzo della mia anima in questo sport che mi ha dato tutto. Ogni momento, dalla gioia più immensa al dolore più profondo, ne è valsa la pena“.

Oggi mi sento grato, non solo per quello che il calcio mi ha dato, ma per tutto quello che mi ha permesso di vivere e sentire. Il sacrificio è stato grande, più di quanto a volte potessi immaginare. Ci sono stati momenti che non potrò più recuperare, ma me ne vado con il cuore in pace, sapendo di aver fatto le scelte che sentivo giuste in ogni passo del cammino. Ringrazio profondamente mio padre, mia madre e mio fratello, che sono stati al mio fianco sostenendomi in ogni momento di questo viaggio. E voglio ringraziare ogni club e ogni compagno, per avermi aperto le porte, per avermi permesso di crescere come giocatore e soprattutto come persona”.