Ha ventidue anni, ma già una storia da raccontare: Luca Matarese, ala d’attacco dell’Imolese (ma di proprietà del Frosinone), è tornato al gol, domenica,nel pareggio 2-2 contro il Gubbio, lasciandosi alle spalle un calvario durato undici mesi: “Segnare dopo il lungo infortunio che ho avuto è stato emozionante: una botta di energia che mi mancava tanto. Questa rete è frutto del tempo: voglio rimettermi in carreggiata e recuperare l’anno perso”.
Solo a sentirlo parlare della sua Imolese, si capisce che in faccia ha stampato un sorriso. E quel che ci racconta lo dimostra: “Siamo contenti di questo inizio: non ce l’aspettavamo. Stiamo lavorando bene con Fontana e non vogliamo sederci sugli allori di una buona partenza. Il primo obiettivo resa ottenere la quota salvezza il prima possibile, remiamo tutti in quella direzione. Siamo un bel gruppo di giovani e vogliamo continuare a fare bene”.
“Il nostro segreto è giocare semplice, senza mai strafare. A due tocchi. E se perdiamo palla rincorriamo l’avversario: il giusto atteggiamento in campo è fondamentale e porta risultati. Se fino ad ora abbiamo fatto questo campionato, è merito della mentalità con cui siamo scesi in campo dalla prima all’ultima partita. L’unica gara che forse abbiamo affrontato male è stata quella con la Carrarese, ma, in generale, siamo soddisfatti”.
Non può (ancora) dire lo stesso della sua carriera, invece, Matarese. Che gioca sì tra i professionisti, ma, se quel crociato non si fosse rotto, forse oggi sarebbe in B: “Avrei voluto un pizzico di fortuna in più: dopo un anno fermo in panchina al Frosinone ho provato a ripartire con la Casertana, ma sono bastate due sole partite per infortunarmi”.
“In quel momento ti trovi di fronte a due strade: o ti arrendi, o riparti più forte di prima”. E indovinate cosa ha scelto Luca? Ovvio, la seconda opzione: “L’ambizione è quella di diventare un giocatore determinante e arrivare in Serie A. Il percorso è lungo, ma il duro lavoro, prima o poi, paga sempre: per questo anche nei giorni ‘di riposo’ mi alleno. Mio padre, che ha giocato in C per anni, mi ha trasmesso questa mentalità e me la porterò avanti fino al ritiro”.
Matarese è un giocatore duttile, di fantasia ma allo stesso tempo concreto: “Posso giocare sia da trequartista che da esterno. A Frosinone ho cercato di imparare da Ciano, ha un piede eccezionale. Poi nelle nazionali giovanili ho avuto la fortuna di giocare con gente come Locatelli, Cutrone, Scamacca, Donnarumma, Pinamonti…”.
Un viaggio, il suo, iniziato a tredici anni, quando da Scafati è partito per Genova (sponda rossoblù). Un biglietto di sola andata e un piano in testa: diventare un professionista. “Stare lontano da casa sin da piccolo è stato un bel sacrificio, ma inseguivo un sogno con decisione. E oggi quel sogno si sta realizzando”. Alla faccia degli infortuni e del fato avverso.
A cura di Luca Bendoni
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