Ormai è fatta. Manca solo l’ufficialità, ma la firma è arrivata in serata: dalla fine di questa stagione Lorenzo Insigne sarà un nuovo giocatore del Toronto. Tante le avventure vissute insieme al Napoli dall’attaccante della Nazionale, diventato un’icona della squadra della sua città. Pochi, però, conoscono le sue esperienze precedenti, specialmente quelle vissute nelle categorie inferiori.
Cosa c’è alle origini della carriera calcistica del giocatore italiano più pagato all’estero? I legami sono sempre gli stessi: la Serie C e Zeman. Non si parla però di questa stagione, ma dell’annata 2010/11, la seconda di Insigne tra i professionisti dopo l’esperienza con la Cavese. Il fil rouge(noir) è uno solo: il Foggia. In quel caso, però, la squadra pugliese giocava nel girone B, in cui l’attaccante napoletano visse la sua prima, vera, stagione da sogno.
In una categoria fisica come la Serie C, deve aver fatto uno strano effetto per gli avversari di Insigne vedere un ragazzino di 19 anni, alto 1 metro e 63 centimetri, presentarsi con l’attitudine di un vero campione. Bastava già poco tempo, però, per essere catturati dal talento dell’allora attaccante rossonero. Numero 11 sulle spalle, capelli cortissimi – quasi rasati -, viso da bambino e la stessa classe che avrebbe mostrato negli anni seguenti.
Nella botte piccola c’è vino buono. Un vino per palati sopraffini, che Insigne ha saputo deliziare con i suoi 19 gol segnati in maglia rossonera, lo stesso numero di reti realizzato lo scorso campionato a Napoli, nella sua stagione più prolifica di sempre. Tanti quanto gli anni scritti allora sulla sua carta d’identità, ma poco importava. Ciò che conta furono i risultati raggiunti: secondo miglior marcatore del girone B. Davanti a lui solo Marco Sau, suo compagno di reparto. 39 reti in due. Sogno? No, realtà di stampo zemaniano. Il boemo valorizzò al meglio i due, specialmente il piede caldo di Insigne, che sui campi di Serie C imparò a disegnare le sue peculiari traiettorie magiche.
Fu proprio l’esperienza vissuta a Foggia e le grandi gioie regalate a Zeman che fecero entrare Insigne nel cuore del suo allenatore. L’anno dopo, infatti, il boemo lo portò con sé a Pescara. Lì “solamente” 18 reti, una in meno della stagione precedente, ma la possibilità di farsi notare ancora di più con la promozione in Serie A, guadagnata in quella storica squadra al fianco di Immobile, Verratti e Sansovini.
Poi il capitolo più lungo della sua carriera: Napoli. Raccontarlo sembra superfluo, i numeri parlano da soli. 415 presenze, 114 gol e 91 assist. Traguardi raggiunti col sangue partenopeo di Insigne, che da adesso giocherà le sue prossime partite con la consapevolezza di salutare da giugno la terra natia, per trasferirsi oltreoceano e vestire la maglia del Toronto.
Il “piccolino” di Foggia si è fatto uomo. Sì, forse la statura è più o meno la stessa, ma le avventure degli ultimi 10 anni restano memorabili. La maglia azzurra sopra tutto, ma quella rossonera resta comunque scolpita nel cuore. D’altronde, solo ricordandosi da dove si viene è possibile crescere davvero.
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