Una chiamata casuale, un semplice telefonata fra amici ha dato luogo ad una delle storie d’amore più romantiche del calcio dilettantistico prima, e professionistico adesso. Andrea Caracciolo, attuale presidente del Lumezzane, è cresciuto in una famiglia calciofila, ha avuto la fortuna di poter credere nel proprio sogno e inseguirlo a lungo. “Siamo una famiglia dove il calcio si respira già da bambini, ci sono tante famiglie così, ma poi io devo dire che sono stato molto fortunato”. Quando il suo viaggio all’interno di questo mondo unico sembrava ormai terminato, Caracciolo ha deciso di prolungarlo, ma con un ruolo ben diverso. L’ex attaccante ci ha raccontato la sua storia. Un racconto che va oltre il suo amore per la piazza di Brescia nella quale ha vissuto i momenti più rosei della propria carriera da calciatore: “È stata una chiamata casuale con Piero Serpelloni – un mio amico ai tempi di Brescia – a mettermi in contatto con l’ambiente del Lumezzane. Stavamo parlando di tutt’altro quando all’improvviso è nata questa possibilità, senza di lui tutto questo probabilmente non sarebbe mai successo”.
L’attuale presidente della società ha successivamente continuato parlandoci degli inizi, non da dirigente, ma da calciatore, della sua esperienza in azzurro-verde: “Ho deciso di intraprendere quest’avventura 3 anni fa. Stavo pensando di smettere di giocare, ma mi è stato proposto di venire in Eccellenza. Io non pensavo che avrei mai accettato questo tipo di offerte, ma sono venuto ad ascoltare Ludovico Camozzi che mi ha parlato del progetto. La cosa che mi ha attirato di più è stata la promessa di un ruolo da dirigente una volta che avrei smesso, l’idea mi ha entusiasmato all’istante. È così che sono arrivato al Lumezzane. Quando sono arrivato qua ho capito il valore di questa squadra e ciò che ne è seguito è storia recente”.
Tornando sulla fine della propria carriera da calciatore, Caracciolo ha commentato l’ultimo trasferimento che lo ha visto protagonista: “In teoria il mio acquisto era anche volto a riaccendere un ambiente un po’demoralizzato dalle due retrocessioni di fila. Abbiamo fatto un buon primo campionato che però è stato interrotto per Covid. È quindi diventato quasi un girone da 10 partite e abbiamo perso lo spareggio per la promozione. Con Stankevicius alla guida c’è stato tanto entusiasmo all’inizio, ma poi sono arrivate delle incomprensioni. L’anno successivo con mister Franzini abbiamo preso il volo. Lui è un allenatore d’esperienza, ha subito capito il progetto e si è calato benissimo nel ruolo”.
Il ritorno fra i professionisti non è stato semplice, il Lumezzane è riuscito nell’ardua impresa di vincere Eccellenza e Serie D di fila per tornare tra in Lega Pro. Inoltre, vi è stato anche un grande cambiamento nel ruolo di Andrea: prima calciatore, poi direttore sportivo, infine presidente. L’ex attaccante ci ha raccontato il proprio punto di vista a riguardo: “La mia carriera da giocatore e quella da presidente sono due cose completamente diverse. Quando tu giochi a calcio pensi di star facendo mille sacrifici. La domenica scendi in campo e tutti sono pronti a giudicarti, a fischiarti se sbagli, prepari la settimana con dedizione e impegno. Una volta che smetti ti rendi conto che quella è una vita agiata, che non sono quelli i veri pensieri. Fare il presidente ti mette davanti a tante responsabilità. Quando torni a casa e vorresti staccare la spina non riesci, perché hai un’intera società che dipenda da te, persone che verranno influenzate dalle tue scelte”.
Viene difficile immaginare Andrea Caracciolo, uomo d’area di rigore e di campo, dietro ad una scrivania. Lui stesso, ci ha confessato di sentire la mancanza del calcio giocato: “Nel periodo in cui ho fatto il direttore sportivo vivevo molto di più il campo. Da presidente, faccio molta più fatica ad andare a vedere l’allenamento e quindi riesco a parlare anche poco con i miei giocatori. L’unico momento a cui non rinuncio mai è il giorno della partita: scendo in spogliatoio, do qualche consiglio e una pacca sulla spalla. Mi manca un po’ il campo, ma con il cambio di categoria dalla Serie D alla Lega Pro è stata un’estate veramente intensa”.
Il presidente ha concluso con una riflessione sull’attuale stagione, la prima di ritorno tra i professionisti dopo anni grigi: “Quest’anno siamo partiti veramente male con la Pro Vercelli, ma sappiamo di avere dalla nostra un ambiente positivo, una società ambiziosa che vuole fare le cose con equilibrio quindi dopo la partita non eravamo nemmeno troppo preoccupati. Adesso siamo riusciti a fare qualche punto, ma sappiamo bene quanto sia difficile il campionato di Serie C. Per questo motivo, in qualità di matricola, restiamo con i piedi ben saldi a terra”.
Prima di lasciarci, l’ex attaccante – autore di 179 gol in 418 partite in carriera, nonché miglior marcatore nella storia del Brescia – ci ha parlato della piazza che lo ha lanciato durante la sua carriera: “Fortunatamente non affrontiamo il Brescia in campionato perché non merita sicuramente questa categoria. Sta bene dov’è e spero che anzi possa ambire anche ad andare più in alto. Al momento è difficile immaginare una sfida con loro nel futuro, preferisco restare concentrato sul presente del Lumezzane”. Brescia ha regalato a Caracciolo emozioni uniche nel proprio genere. L’attaccante ha avuto l’opportunità di giocare con campioni del calibro di Baggio, Guardiola e ha ripagato mettendo sempre il la squadra davanti a tutto. Se ci sarà un grande ritorno, non ci è dato saperlo, d’altronde, certi amori fanno giri immensi e per ritornare, in questo caso, non deve fare altro che percorrere i 20 chilometri di statale che separano le due città.
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