Dai campi di Serie C alla finale di Champions: Inzaghi, Ci siamo
“C”. “C” come il campionato da cui il Simone Inzaghi giocatore è partito, prima di approdare in Serie A. E come l’iniziale di Champions League, allo stesso tempo sogno e realtà della sua Inter. Quello dell’allenatore nerazzurro è un percorso che parte da lontano. Il settore giovanile del Piacenza, come il fratello Filippo, i prestiti in Serie C e la storia d’amore con la Lazio. Quello dal campo alla panchina, un passaggio naturale. “Si vedeva che aveva grandi qualità”, raccontano i suoi ex compagni. Per conoscenza, ossessione nel lavoro, cura dei dettagli. E in alto ci è arrivato. Con l’Inter si gioca la partita più importante della sua carriera. Una notte tra le stelle, la finale di Champions League.
“Torna a correre”: ricordi di Inzaghi
Da Piacenza a… Piacenza, nel mezzo la Serie C per fare esperienza. Carpi, Lumezzane, Novara e, soprattutto, Brescello. È con il Brescello nella stagione ’97-’98, infatti, che trova continuità in termini di prestazioni e gol. Anche se aveva un rapporto difficile con.. la corsa: “Non amava correre molto, lo dovevamo forzare. Penso se lo ricordi ancora! Anche perché se non svolgeva l’esercizio coi tempi che volevamo noi doveva ricominciare tutto da capo. Gli dicevamo “un giorno ci ringrazierai…” ma lui al tempo non era molto contento (ride ndr). Ora penso abbia capito dai”. A raccontarlo il suo allenatore ai tempi del Brescello, Giancarlo D’Astoli, ai microfoni di gianlucadimarzio.com.
Con un aneddoto: “Dopo l’allenamento lo facemmo uscir fuori dallo spogliatoio per farlo correre ancora, era sotto la doccia. Non aveva mai voglia di fare la parte atletica senza il pallone”. E sulla carriera da allenatore: “Persona cordiale, si è portato dietro queste caratteristiche nel corso degli anni. Allenare era il suo sogno”. E ora si siederà su una panchina diversa, quella dello stadio Atatürk di Istanbul. Da giocare c’è una finale di Champions.