Gutta cavat lapidem: il motto del nuovo allenatore della Casertana Manuel Iori
Alla scoperta di Iori, nuovo allenatore della Casertana, dal suo passato sui campi di Serie A alla nuova avventura da allenatore.
È ufficiale l’arrivo di Manuel Iori sulla panchina della Casertana. Saranno il rosso e il blu dei campani i colori con cui partirà la carriera da allenatore tra i professionisti dell’ex Chievo Verona. Colori tutt’altro che banali. Il rosso e il blu sono i colori che hanno accompagnato Manuel nel suo percorso da calciatore e che meglio riassumono la sua carriera a cavallo tra il Bentegodi di Verona e il Tombolato di Cittadella, senza dimenticare lo Stadio Olimpico Grande Torino.
Il suo esordio tra i professionisti arriva nel 1999 quando veste in C2 la maglia lilla del Legnano, anche se la sua consacrazione arriva con il rosso granata di Cittadella. Provate a chiedere ai tifosi del Cittadella cosa rappresenta per loro Manuel Iori. La risposta andrà oltre le due promozioni in B e il sogno della Serie A, perchè vi diranno che per loro reincarna perfettamente lo spirito granata. Nelle sue stagioni con questa maglia, oltre ad essere “Il Calciatore”, è stato il primo tifoso di quei colori, l’ultimo a mollare, tanto da meritarsi la perenne fascia da capitano.
Come ogni ragazzo che tira un calcio al pallone anche Manuel, nel farlo, ha sognato gli ambiti campi di Serie A. Anche se, fino ai dodici anni, nella testa di Manuel più che un sogno sembravano irraggiungibili, a causa di una cisti benigna al braccio che gli impediva la regolare crescita dell’osso e lo costringeva a guardare gli altri giocare. E poi, come raccontato prima, nonostante l’esordio in C con il Cittadella e la promozione in Serie B, il sogno non si era ancora realizzato. Dovrà aspettare la stagione 2009/2010, quando, per quindici volte, vestirà la maglia gialloblu del Chievo Verona, in Serie A. Nelle dichiarazioni rilasciate al Corriere del Veneto, immediatamente dopo l’ufficialità del trasferimento, Manuel non è riuscito a trattenere l’emozione per avercela fatta: “Si realizza un sogno, finalmente giocherò nella massima serie“.
L’ultimo tassello fondamentale della carriera di Manuel Iori è la sua esperienza con il rosso granata, questa volta, di Torino. Era il perno del centrocampo di Gianpiero Ventura: le sue non presenze sul tabellino dei marcatori non impediscono di inserirlo tra quelli che hanno compiuto l’impresa di riportare il Torino nella massima serie.
L’ossessione di Iori
Se vi capiterà di leggere qualche intervista di Iori noterete come sia da sempre stato ossessionato dall’avere il controllo del gioco. Talmente tanto che in una dichiarazione rilasciata nel 2020 a varesesport.com ha confessato: “Mi piacerebbe fare l’allenatore. Forse nella mia testa è sempre stato quello il mio obiettivo, più del calciatore”. Prova di ciò è l’inizio del suo percorso in panchina dietro i banchi di Coverciano nel 2017, quando ancora vestiva la maglia del suo Cittadella.
Il suo percorso è terminato la scorsa estate con una tesi sulla diagonalità nel calcio posizionale, fieramente postata sul suo account instagram. Nella didascalia della foto la frase latina Gutta cavat lapidem, che tradotta significa “la goccia scava la pietra”: insomma, si capisce chiaramente come Iori sogni di tracciare le linee guida per una nuova idea di calcio, magari scrivendo la storia.
Come giocherà la futura Casertana?
Dal ruolo ricoperto in carriera e dal mito di Pirlo, si percepisce come la sua idea tattica non sia fissa ma varia in base al tipo di avversario. Lo ha dichiarato lui stesso nella conferenza di presentazione come nuovo allenatore della formazione primavera del Sudtirol: “Non ho un credo calcistico fisso, ma il desiderio e la voglia di fare sempre la partita con una squadra aggressiva, cercando di imporre le scelte agli avversari e di avere un’intensità elevata”.
Da quello che ha espresso sulle panchine delle formazioni primavera di Sudtirol e Cittadella e sulla panchina del Sangiugliano City, si nota come abbia avuto una predilizione per il 4-3-3, in grado di sposare perfettamente la pressione alta nella metà campo avversaria in fase di non possesso.