Ci sono sorrisi che, senza peccare di presunzione alcuna, valgono più di qualsiasi altra cosa.
Perché contengono al loro interno la sofferenza silente delle porte chiuse in faccia.
Perché soltanto a vederle libere dopo tanto tempo, quelle emozioni espresse tutte insieme, sembra quasi di toccare il cielo con un dito.
Saranno state più o meno queste le emozioni di Sulayman Jallow, dopo il gol del definitivo 2-1 che la sua Aquila Montevarchi ha inflitto alla Modena gialloblù.
Sono più o meno queste le scariche di elettricità che, con lui, fanno emozionare anche tutti noi.
Per comprenderla appieno, però, questa sensazione dolce relativa all’attaccante classe ’96 è necessario fare un passo oltre.
Occorre infatti, tornare per un attimo indietro nel tempo.
Immergerci, in punta di piedi, dentro lo sconfinato Gambia.
Qui vive “Sole”.
Un ragazzo come tanti.
Baciato dall’affetto dei suoi cari, coccolato dal pallone e temprato fortemente dalle gesta targate CR7.
Uno che, come lui è partito dal niente.
Uno che, come lui è stato costretto (seppur con ogni diversità del caso), a scegliere da solo il suo avvenire, diventando uomo prima del tempo.
Il viaggio inizia adesso, non c’è tempo per niente e nessuno.
Persino le lacrime, indice del dolore più grande per un figlio, quello per la perdita della madre, vanno forzatamente cacciate via.
C’è da inseguire un sogno.
Immolarsi con sacrificio, verso le tappe offerte dal fato.
Dal deserto alla Sicilia, passando per Santa Croce del Sannio, in Campania, lì dove il Riccia (via Ponte) sa di luce e la vita, forse, un po’ più giusta.
L’Eccellenza qui dà voce, Mobilia sente il respiro e 11 gol, con in aggiunta altri 8 timbri siglati dopo il salto in D all’Olimpia Agnonese, hanno proprio il sapore del fuoco che scoppia.
Ma l’inesperienza, si sa, gioca brutti scherzi.
E così dopo l’occasione mancata all’Ascoli, per il nostro “goal addicted” inizia una girandola infinita che, tra Viterbese, Gubbio e Cuneo, incrementa certamente le presenze, salvo tralasciare, pericolosamente la voce marcature.
Sarebbe già per tutti l’ora dei tramonto.
Ma lui, proprio no.
Non vuole assolutamente sentir pronunciare la parola fine, (dopo aver tempo addietro sfidato la sorte su un barcone con destinazione Lampedusa pur di garantirsi un inizio).
Vuole lottare.
Dimostrare prima a se stesso e poi al mondo.
Di poter ancora scrivere, da solo, la poesia della sua vita.
Pronti? Si riparte.
Milano (City) splende viva, così la scintilla arde ancora.
Ad abbracciare la fiamma ci pensano due uomini.
Giorgio Rosadini e Roberto Malotti, rispettivamente ds e allenatore in quel di Montevarchi.
Abbiamo appositamente utilizzato il termine ‘uomini’ prima di contestualizzare i rispettivi ruoli.
Perché queste due figure non si limitano soltanto a far detonare il potenziale di Jallow (le 21 reti in 33 partite della scorsa stagione appaiono, in questo senso ottima cartolina).
Ma lavorano, splendidamente sulla testa del ragazzo.
Lo fanno sentire a casa.
Aiutano la rabbia a carburare in stimoli.
Evidenziano gli errori per affetto e mai con cattiveria.
La fiducia, in fondo é tutto.
Viva la sincerità.
Chiave di volta vincente, per tornare a ribaltare il mondo.
Così quel ragazzo, capace di trionfare sul mare in buona compagnia, (Mamadou Coulibaly a Salerno ed Ebrima Darboe a Roma sono, in questo senso, altri esempi meravigliosi di perseveranza nel pallone), diverte, fa divertire e tra aggressività in campo ed aiuto alla famiglia fuori, conquista davvero la serenità.
Buona vita, “Sole”.
Prova vivente.
Del sogno realtà.
Una luce, quella luce, saprà sempre condurre il tuo cuore.
In un infinito amore decorato di stelle.
di Damiano Tucci
Credit foto: https://aquilamontevarchi.it/
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